Autore: Umberto Zimarri

  • Trump, la politica e noi

    Trump, la politica e noi


    È cambiato tanto, quasi tutto, dalla prima elezione di Donald Trump a oggi. Quella prima vittoria venne liquidata come un “voto di protesta”, un’espressione di malcontento episodico e imprevedibile. Oggi non è più così. Quel voto, ormai, è parte integrante di un disegno complessivo che abbraccia politica e società. Il ritorno di Trump alla Casa Bianca non è un imprevisto figlio del caso, ma il risultato di un’ideologia – perché di questo si tratta – che si è imposta con il sostegno, diretto e indiretto, dei colossi tecnologici e di grandi gruppi di potere economico.

    L’illusione della “rivoluzione democratica”


    La retorica che accompagna il ritorno di Trump e l’evoluzione del “voto di protesta” tende a mascherare una realtà cruciale: quella in corso non è un processo dal basso, ma una trasformazione in cui il potere decisionale si concentra in mani sempre più ristrette. In questo scenario, la democrazia, invece di essere ampliata, rischia di essere svuotata dei suoi principi fondamentali. Per questo, ad esempio, dopo la vittoria del tycoon, Zuckerberg è subito salito sul carro delle politiche del vincitore, partecipando al pranzo di gala per difendere il suo impero economico. Dietro alla facciata di un movimento popolare, dunque, il processo decisionale è sempre più centralizzato e ristretto, influenzato da attori privilegiati: politici populisti, grandi multinazionali tecnologiche e media che veicolano narrazioni polarizzanti. Parimenti, la costante delegittimazione del “sistema corrotto” – utilizzata come leva politica – mina la fiducia pubblica nelle istituzioni, rendendole sempre meno capaci di operare come garanti della democrazia.

    Si fa presto a dire libertàL’idea di Donald Trump


    A questo quadro, già complesso e delicato, si lega una questione più profonda che tocca il concetto stesso di libertà. La libertà promossa da Trump non è un progetto di emancipazione collettiva, ma una licenza di abbandonarsi agli istinti più bassi. È una libertà che giustifica l’insulto, la discriminazione e l’odio, contrapposta a un presunto “politicamente corretto” imposto dalle élite. Trump si rivolge direttamente alle fasce sociali più deboli, con un messaggio che scava nelle paure e nelle insicurezze: “Io, maschio – bianco – etero, a te uomo – maschio – bianco ti rendo di nuovo libero”.

    Il messaggio non solo è passato, ma ha attecchito in profondità. Ha alimentato una lotta di classe orizzontale, non più contro chi detiene il potere economico, ma contro chi condivide la stessa condizione sociale, pur essendo “altro” rispetto a me: un immigrato, una donna, una minoranza. Oppure verso il basso, contro chi, nella narrazione trumpiana, “toglie risorse” o “rende insicure le nostre città”.

    Questo fenomeno, però, non si limita né agli Stati Uniti né a un paese specifico. È l’essenza di un’internazionale sovranista che avanza rapidamente, coordinandosi non tanto su un pensiero unico, quanto su un obiettivo comune. Cambiano i volti – in alcuni casi, come in Italia, anche il genere – ma il modello resta lo stesso: un attacco sistematico alla pluralità e alle istituzioni democratiche, mascherato da rivoluzione popolare.

    Per una socializzazione della politica

    La domanda politicamente, ma anche sociologicamente, più interessante è perché questo profondo malcontento verso le ingiustizie evidenti non venga indirizzato davvero verso chi ha in mano le redini di questa grande ragnatela: un’oligarchia economica e politica. Senza una risposta a questa domanda, sviluppata e pensata su una scala anch’essa globale, difficilmente si scalfirà questo sistema che mira a concentrare ancor di più le ricchezze, evitando “freni e lacciuoli” e, parallelamente, a cambiare volto alle istituzioni.

    Qualcuno, giustamente, potrebbe obiettare che è un processo che va avanti da decenni. Giusto. È così. Non si è capito o non si è voluto vedere; in entrambi i casi, ci sono gravi responsabilità sulle mancate risposte e, ancor di più, sulla costruzione di un pensiero di contrapposizione capace di rispondere alle esigenze sociali o, più semplicemente, alle ingiustizie e storture del mondo. A questo dovrebbe servire la politica – giusto?

    Invece, viviamo in un periodo storico in cui cresce l’interesse per il dibattito quotidiano anche su temi sociali e civili ma, parallelamente, decresce la partecipazione a partiti, organizzazioni sindacali, associazioni e persino alle elezioni stesse. Si cerca una risposta individuale, non collettiva. Ognuno ha voglia di dire la sua, di scendere in campo sull’ennesima discussione social, ma difficilmente si muove per uscire di casa e partecipare a un evento, una riunione o un’iniziativa. Restando, però, sul campo dell’individualismo o dell’opinionismo generalizzato, nulla si muoverà. Nulla cambierà. È lo stesso schema che vogliono Trump, Musk e tutti gli altri. In quel campo sono più forti. C’è bisogno, invece, di una nuova socializzazione della politica, che deve tornare a incidere sulla vita e sui problemi delle persone, non una discussione continua che non sposta di un millimetro i processi decisionali.

    Nel prossimo articolo una riflessione su “Elon Musk come attore politico”

  • Il nostro 2024: un anno di coraggio e speranza

    Il nostro 2024: un anno di coraggio e speranza

    La politica è l’arte del possibile, ma anche la scienza del cuore.”

    Pietro Ingrao

    Che anno è stato? Un anno di coraggio e speranza, segnato da difficoltà e tensioni a livello geopolitico. Un anno che avrebbe potuto ridimensionarci ma che, al contrario, ha rilanciato con forza la nostra azione politica. Un anno in cui il Partito Democratico ha lavorato instancabilmente per costruire un futuro più giusto, solidale e sostenibile per il nostro Paese. Lo abbiamo fatto, come detto, affrontando sfide enormi, sia a livello nazionale che locale, sempre fedeli ai valori della nostra comunità e al mandato di offrire un’alternativa credibile, ideale e costruttiva alla destra che oggi governa l’Italia e molte delle nostre regioni.

    Sotto la guida della nostra segretaria nazionale, Elly Schlein, abbiamo scelto di non limitarci alla protesta, ma di essere una forza propositiva, capace di indicare un’altra strada. Una strada che rimetta al centro la giustizia sociale, i diritti civili, la transizione ecologica e la lotta alle disuguaglianze. In questo 2024, il Partito Democratico ha promosso campagne nazionali fondamentali, che ci hanno visto mobilitati nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università. Abbiamo combattuto per l’introduzione di un salario minimo legale, per difendere il reddito di inclusione e per garantire investimenti pubblici in settori strategici come la sanità, l’istruzione e le infrastrutture verdi. Non ci siamo fermati di fronte ai tentativi della destra di tagliare il welfare e di accentuare le disuguaglianze: abbiamo alzato la voce, ma soprattutto abbiamo presentato soluzioni concrete e attuabili.

    Non meno importante è stato il nostro impegno sul piano dei diritti. Mentre il governo Meloni continua a restringere gli spazi di libertà e a dividere il Paese con una politica identitaria e regressiva, noi abbiamo difeso la dignità di ogni persona, il diritto alla scelta e alla libertà. Abbiamo portato avanti proposte di legge per il matrimonio egualitario, per il contrasto alla violenza di genere e per una nuova legge sulla sicurezza sul lavoro. Questo è il cuore della nostra visione: un’Italia che non lascia indietro nessuno.

    Il 2024 è stato anche un anno di risultati importanti. Alle elezioni europee, il Partito Democratico ha raccolto il 24,1 %, migliorando di 5 punti percentuali il risultato del 2022, ottenendo 21 eurodeputati e diventando così la delegazione più numerosa all’interno del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) al Parlamento Europeo.

    Nei capoluoghi di provincia, siamo riusciti a vincere in molte realtà strategiche, tra le quali Firenze, Cagliari, Bari, Perugia, Potenza, Cremona, grazie a coalizioni ampie e al nostro lavoro sul territorio. Inoltre, le elezioni regionali, con le vittorie in Sardegna, Emilia Romagna ed Umbria, hanno segnato un altro punto di svolta, con la conquista di regioni chiave che ci permettono di incidere in modo concreto sulla vita quotidiana dei cittadini.

    I sondaggi hanno confermato che il Partito Democratico è stato il partito che è cresciuto di più in termini di consenso. Questo è il risultato di una leadership forte e inclusiva, incarnata da Elly Schlein, che ha saputo dare voce a una nuova generazione di elettori e restituire fiducia a chi si era allontanato dalla politica. La sua capacità di unire, ispirare e proporre un futuro diverso ha fatto la differenza, trasformando il nostro partito in un motore di speranza e cambiamento.

    Non possiamo, però, ignorare il contesto globale. Il 2024 è stato segnato da crisi geopolitiche profonde, che ci interrogano come cittadini e come forza politica. La situazione in Ucraina, a Gaza e in Medio Oriente ci richiama al dovere di essere protagonisti di una diplomazia per la pace, una diplomazia che metta al centro il dialogo, il rispetto dei diritti umani e il diritto dei popoli a vivere in sicurezza e dignità. Abbiamo chiesto a gran voce che l’Italia e l’Europa svolgano un ruolo più deciso per fermare le violenze e favorire una soluzione politica duratura, basata su due stati che convivano in pace e sicurezza. Allo stesso tempo, siamo consapevoli che le crisi geopolitiche, dall’Ucraina al Sahel, richiedono un’Europa più forte, unita e solidale, capace di essere un attore globale per la stabilità e la cooperazione internazionale.

    Nel Lazio, la sfida è stata altrettanto intensa. Con la giunta regionale guidata da Rocca, abbiamo assistito a politiche di retroguardia, incapaci di rispondere ai bisogni reali dei cittadini. Il Partito Democratico ha lavorato instancabilmente per offrire un’opposizione seria e credibile, ma anche per costruire un progetto alternativo per il futuro di questa regione. Abbiamo portato avanti battaglie fondamentali sul tema della sanità pubblica, denunciando i tagli e i disservizi, e sul fronte della mobilità sostenibile, proponendo soluzioni per una rete di trasporti regionale più moderna ed efficiente.

    Un momento cruciale per il nostro impegno locale sarà il Congresso provinciale di Frosinone, un appuntamento che rappresenta molto più di una semplice scadenza organizzativa. Sarà l’occasione per ripensare insieme le priorità del territorio, per ascoltare i bisogni della nostra comunità e per costruire un Partito Democratico più radicato, più aperto e più capace di rappresentare le istanze di chi vive in queste aree. A Frosinone, come in ogni altra provincia d’Italia, vogliamo essere il punto di riferimento per chi crede in un futuro migliore.

    La strada è lunga, ma noi siamo determinati. Il Partito Democratico deve essere la casa di chi crede che la politica possa ancora cambiare le cose, di chi non si rassegna all’odio, alla divisione e all’immobilismo. Insieme, si insieme, si può costruire un’Italia più giusta, più verde e più solidale. E lo faremo, passo dopo passo, con il coraggio delle idee e con la forza della nostra comunità.

    Avanti, insieme.

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  • EcoSportivamente 2024: continua il viaggio tra sport e sostenibilità

    EcoSportivamente 2024: continua il viaggio tra sport e sostenibilità

    EcoSportivamente continua il suo viaggio. Anche gli episodi del 2024 hanno offerto uno sguardo sulle connessioni tra sport, sostenibilità e società.

    Ripercorriamo le tappe di questo percorso.

    EcoSportivamente l’intervista a Francesca Clapcich: Believe, Belong, Achieve

    Francesca Clapcich ci ha regalato un’emozionante testimonianza di come lo sport possa essere un mezzo per scoprire sé stessi e contribuire a cause più grandi. Francesca è una velista di fama mondiale, con due Olimpiadi alle spalle (Londra 2012 e Rio 2016) e un coinvolgimento nel progetto Turn the Tide on Plastic durante la Volvo Ocean Race 2017-2018.

    Durante l’intervista, Clapcich ha parlato della potenza del mare e del suo messaggio ambientale. “Navigare non è solo una sfida personale, è un modo per vedere il mondo e capire quanto sia fragile.” Le sue parole hanno evidenziato la necessità di proteggere gli oceani dai danni causati dall’inquinamento plastico, una problematica che ha vissuto in prima persona durante le traversate oceaniche.

    EcoSportivamente l’intervista a Chiara D’Angelo: Lo Sport e lo Sviluppo Psicosociale

    Per la prima volta, EcoSportivamente ha ospitato una psicologa: la dottoressa Chiara D’Angelo. Perché il suo contributo è stato così significativo per il nostro podcast?

    Chiara D’Angelo si occupa principalmente di sport come strumento di sviluppo sociale. Docente di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, è anche Coordinatrice del Master in “Sviluppo del Talento, Professionalità e Inclusione Sociale nello Sport” e ricercatrice presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

    Ma cosa significa tutto questo in termini concreti? Tradotto per i nostri ascoltatori, i suoi principali ambiti di ricerca riguardano:

    • Il ruolo degli allenatori e manager sportivi, con percorsi formativi volti a migliorare le loro competenze relazionali e di leadership;
    • Lo sviluppo del talento nello sport giovanile, aiutando i giovani a crescere sia come atleti che come persone;
    • Le transizioni di carriera nello sport, come il passaggio dalla carriera junior a quella senior, la gestione del fine carriera e il concetto di “dual career” (combinare sport e istruzione/lavoro);
    • L’inclusione sociale attraverso lo sport, progettando e valutando l’efficacia di programmi che usano lo sport per promuovere coesione sociale, come gli Sport for Development Programs;
    • La crescita professionale degli psicologi nello sport, con focus sulle competenze necessarie per operare efficacemente in questo settore.

    Il suo intervento ci ha fatto riflettere sul grande potenziale dello sport non solo come competizione, ma come strumento di crescita personale e di trasformazione sociale. Una prospettiva che allarga gli orizzonti e ci invita a ripensare il ruolo dello sport nella nostra vita e nella società.

    EcoSportivamente l’intervista a Enzo Favoino: Tra Economia Circolare ed Ice Swimming

    Nell’episodio del 29 novembre, Enzo Favoino, figura chiave nella gestione sostenibile dei rifiuti, ci ha portato in un viaggio unico che intreccia scienza e passione per lo sport. Ricercatore della Scuola Agraria del Parco di Monza e coordinatore scientifico della rete Zero Waste Europe, Favoino ha condiviso anni di esperienza nella raccolta differenziata, riciclo e compostaggio. Ma la sorpresa è arrivata quando ha rivelato la sua passione per l’ice swimming, disciplina estrema che unisce corpo e mente nella sfida delle acque ghiacciate.

    Favoino ha raccontato come questo sport sia per lui una metafora perfetta per la sostenibilità: preparazione, resistenza e rispetto per l’ambiente. L’economia circolare, concetto che promuove, rispecchia questa filosofia. “Come nell’ice swimming, anche nella gestione dei rifiuti bisogna immergersi con consapevolezza e disciplina, ma i risultati sono straordinari”.

    EcoSportivamente : i risultati del 2024

    Questi numeri non sono solo statistiche: sono il segno tangibile di una comunità che cresce, condivide, e crede nei valori della sostenibilità, dello sport, e della transizione ecologica. 

    Il connubio tra sport e sostenibilità non è solo possibile, ma è anche essenziale per costruire un futuro migliore. La crescita del movimento sostenibile nel mondo dello sport, in questi dodici mesi, si è arricchito ulteriormente grazie a iniziative come il protocollo d’intesa firmato tra il CONI e l’ASviS, che rappresenta una svolta importante per la promozione degli Obiettivi dell’Agenda 2030.

    Questo accordo quadriennale punta a integrare i valori della sostenibilità in ogni aspetto delle attività sportive italiane, dalla formazione degli operatori alla gestione ecologica degli impianti, passando per progetti che valorizzano la parità di genere e l’inclusione sociale. In linea con questa visione, lo sport diventa uno strumento potente non solo per migliorare il benessere fisico e mentale, ma anche per abbattere barriere sociali e culturali.

    Questa prospettiva si allinea perfettamente lo spirito di EcoSportivamente con gli sviluppi più recenti nel panorama sportivo italiano: un’ulteriore prova che lo sport può essere il motore di un cambiamento positivo, capace di migliorare la qualità della vita di tutti noi.

  • Elezioni Regionali Liguria: 5 brevi considerazioni

    Elezioni Regionali Liguria: 5 brevi considerazioni

    Verrebbe da citare Pierluigi Bersani, in una delle sue frasi più celebri e amare: “siamo arrivati primi ma non abbiam vinto“. Il testa a testa, con volata finale, se lo aggiudica il centrodestra di Bucci, di “cortomuso”. Lo scarto tra le due coalizioni è stato di circa 8000 voti, spicciolo più, spicciolo meno.

    Cosa ci dicono queste Elezioni regionali liguri? Proviamo a tracciare un quadro sui cui riflettere.

    1. IL PUNTO DI PARTENZA. La partita come evidenziato in premessa è stata combattuta. Alcuni analisiti hanno parlato di un “goal a porta vuota sbagliato”. Non ritengo sia così, perchè bisogna ricordare qual’era la fotografia 4 anni fa.
    ELEZIONI REGIONALI LIGURIA – 2020 – CDX
    ELEZIONI REGIONALI LIGURIA 2020 – CSX

    Le due coalizioni nel 2020 erano distanziate di 17 punti percentuali e 117 mila voti. In mezzo, c’è stato tutto quello che già conosciamo: il malgoverno, le inchieste giudiziarie e giornalistiche, un nuovo corso per il Pd, ed eccoci che si arriva ad un sostanziale risultato di equilibrio. Nonostante un crollo drammatico dell’affluenza, il Partito Democratico aumenta i voti assoluti: si passa da 124 mila a 160 mila. Parimenti e qui arrivano le note dolenti, per il fu campo largo, il M5S passa da 48.722 a 25.670. In voti assoluti, rispetto alla precedente competizione elettorale, dimezza i voti la Lega e ne beneficiano Fdi e Forza Italia.

    2. IMPERIA

    Come è riuscito a resistere all’avanzata di Orlando, l’ex Sindaco di Genova, Bucci? Grazie ad un risultato fuori scala nella provincia di Imperia. Difficilmente spiegabile con la statistica. Imperia fa rima con Scajola. Sì, proprio quello Scajola. Quello della casa al Colosseo, del Popolo della Libertà ecc ecc. La politica italiana resta sempre e comunque, l’eterno ritorno dell’uguale. Insomma, come tutti sanno la provincia di Imperia, è il suo regno incostrato. Qui il centrodestra raggiunge il 60% dei consensi contro il 35 del centrosinistra. In voti assoluti, 16 mila voti di vantaggio. Nelle altre tre province, due se le aggiudica Orlando ( Genova e La Spezia), una Bucci ( Savona) ma la partita è più combattuta, con distacchi intorno ai 3%.

    3. ALLEANZE

    Quando il risultato è così esiguo, giustamente si guarda ad ogni piccolo dettaglio? Sarebbe bastato Morra? Sarebbero bastati i comunisti di Ferrando? Sarebbe bastato Renzi? Insomma, già dalla diversità dei nomi tirati in ballo nella riga precedente è chiaro che si parla di tutto e del contrario di tutto, come in una maionese impazzita. Il punto di partenza dovrebbe essere un altro: tracciare una linea, capire FINALMENTE quale deve essere l’assetto della coalizione e renderlo definitivo. In Parlamento e sui territori. Ogni elezione non può iniziare di rincorsa dopo mesi interi a discutere di veti e non di voti. Il Partito Democratico ha l’onere e l’onere di guidare il processo. Gli altri devono decidere cosa fare da grandi.

    4. IL MOVIMENTO CINQUE STELLE

    Cosa devono fare da grandi dicevamo… eccoci dunque arrivati ai pentastellati. Riepilogo brevemente gli ultimi risultati alle regionali del Movimento (di Giuseppe Conte vs Beppe Grillo).

    Lombardia 2023: 3,93%. Friuli Venezia Giulia 2023: 2,40%. Trentino Alto Adige: 1,95%. Sardegna: 7.8 % ( con candidata Presidente e vittoriosa) Piemonte: 6,04%. Liguria: 4,56%

    Dati da far rabbrividere. La cosa difficilmente spiegabile è che sembra non fregare nulla all’avvocato del popolo Conte. La strategia di alzare il livello della discussione con il fondatore Grillo, genovese doc, durante la campagna elettorale delle regionali è una delle più grandi opere di autosabotaggio che la politica ricordi. Si dirà, giustamente, ma i problemi devono risolvere al loro interno. Sì, è corretto. Ma porre dei veti su base regionali, senza avere voti, minacciando ogni volta l’accordo nazionale è una strategia ridicola, ottusa e senza alcun futuro. Un sinonimo di assenza di lungimiranza politica.

    5. IL PERCORSO: L’IMPORTANZA DELLA PERSEVERANZA

    C’è poco da dire, per il Partito Democratico, un risultato che si avvicina al 30% era una cosa difficilmente immaginabile fino a poco tempo fa. Bisogna continuare a seminare e a lavorare con perseveranza per portare sui territori gli indirizzi nazionali. Non si tratta di nuovismo e/o rottamazione. Si tratta di far parlare al Partito la stessa lingua della contemporaneità e di affrontare, a testa alta, l’enorme complessità delle sfide del presente. Ritrovare credibilità ripetendo ma soprattutto praticando una politica capace di rappresentare le collettività, dando risposte chiare e decise sui bisogni primari delle persone.

  • Ecosportivamente – L’intervista a Francesca Clapcich

    Ecosportivamente – L’intervista a Francesca Clapcich

    La quarta stagione tra sport e sostenibilità – Francesca Clapcich si racconta

    Quando quattro anni fa ho iniziato a registrare le interviste di EcoSportivamente, legare progetti ed imprese sportive alla tutela del Pianeta sembrava estremamente pionieristico. Una cosa di nicchia, ad essere ottimisti. Qualche anno dopo l’Uisp ha segnalato il podcast descrivendolo in questa maniera:

    Raccontare il legame tra sport e sostenibilità nella nostra società è invece la missione di EcoSportivamente un podcast, unico nel suo genere, in cui l’attivista ecologista Umberto Zimarri intervista i protagonisti e le protagoniste della rivoluzione ecologica nello sport.

    Oggi, parlare di sport e sostenibilità, invece, è sempre più naturale come giusto che sia. Un binomio che cresce di pari passo alla consapevolezza dell’importanza, ambientale e sociale, di entrambi.

    Lo sport può essere una delle chiavi di volta per raggiungere quella desiderabilità della transizione ecologica, parafrasando Alex Langer grazie alla sua trasversalità e alla sua capacità di trasmettere e diffondere messaggi. Nel frattempo i programmi governativi stanno mirando ad una razionalizzazione dell’approccio e delle azioni. Una visione unica calata nellle diverse discipline e nei diversi ambiti.

    Il programma più famoso in tal senso è lo “Sports for Climate Action“. Lanciato dalle Nazioni Unite, riassume quanto detto in precedenza, perseguendo due obiettivi:

    1. Raggiungere una traiettoria chiara per la comunità sportiva globale per combattere il cambiamento climatico, attraverso impegni e partnership secondo standard verificati, tra cui la misurazione, la riduzione e la rendicontazione delle emissioni di gas serra, in linea con lo scenario ben al di sotto dei 2 gradi sancito dall’accordo di Parigi;
    2. Utilizzare lo sport come strumento unificante per unire e creare solidarietà tra i cittadini di tutto il mondo per l’azione per il clima.

    Nelle storie di EcoSportivamente, le imprese o più semplicemente l’impegno nello sport diviene un mezzo per provare a migliorare il mondo che ci circonda.

    Come sempre, un passettino alla volta, in maniera “artigianale” proverò a dare voce a questo mondo sostenibile e sportivo che merita di essere conosciuto ed apprezzato.

    Francesca Clapcich: Believe, Belong, Achieve

    La storia di Francesca è una storia di sport, di sostenibilità e di libertà.
    Francesca è una velista italiana. Ha partecipato per ben due volte alle Olimpiadi nel 2012 e nel 2016. Nel 2017-2018, è stata membro dell’equipaggio di Turn the Tide on Plastic nella Volvo Oean Race. Ha vinto l’edizione 2022-2023 della prestigiosa gara The Ocean Race.

    In mezz’ora molti sono stati i temi trattati: il ruolo sociale dell’Atleta e le differenze tra Italia e Stati Uniti, il programma Believe, Belong, Achieve che la vede protagonista, l’orgoglio delle vittorie e la rabbia per le disparità salariali con i suoi colleghi, l’inquinamento da plastiche e microplastiche, la multiculturalità e la visione di un mondo senza barriere.

    “Ho vissuto personalmente la sfida di non essere accettata per quello che sono e di non avere pari opportunità o benefici dal mio sport, ma ora ho il privilegio di sentirmi libera di essere chi sono e di usare la mia voce per qualcosa che va oltre la mia persona. Quando tutti credono in se stessi e sentono di appartenere, insieme possiamo ottenere di più”.

  • L’importanza del percorso

    L’importanza del percorso

    Il problema della mia generazione e di molte di quelle precedenti è che siamo stati abituati da sempre a concentrarsi solamente sul finale delle storie e mai sull’importanza del percorso. Quasi mai il mondo che ci circonda ha riflettutto, con noi, sui come e sui perchè. Nello sport, nel mondo dell’istruzione, nella società, nel lavoro, nella politica. Vinci? Sei bravo. Perdi? Sei una nullità. Ti laurei in tempo? Sei bravo. Non lo fai, sei uno scansafatiche. Non riesci a svolgere le tue mansioni sul lavoro? La scuola non ti ha insegnato niente. Guadagni una miseria? La responsabilità è solo e soltanto la tua. Un meccanismo ipercompetitivo, in cui tutto quello che ci circonda non esiste. Sei solo contro un mondo. Una lotta per la sopravvivenza. Buona fortuna.

    Come spesso accade nelle grandi competizioni sportive, anche senza volerlo, basta una frase semplice per portarci a riflettere un pò più a fondo sul nostro mondo. Per chi ne ha voglia e ne sente la necessità, of course.

    Prendete quello che è successo a Benedetta Pilato. Nuotatrice. Classe 05. L’episodio è arcinoto: dopo la finale in cui si classifica quarta, la campionessa italiana si presenta ai microfoni emozionatissima, con un enorme sorriso e dice di essere felice. Anzi, va oltre, sostiene che è quello il più bel giorno della sua vita. Pensa evidentemente alla fatica fatta per lasciare Taranto, ai tanti sacrifici quotidiani, all’eliminazione dei quattro anni precedenti. Essere tra le migliori al mondo, aver nuotato splendidamente, oltre le sue aspettative, la rende felice. Elisa Di Francisca, ex campionessa olimpica nello schermo, in diretta, platealmente, accusa la nuotatrice con una frase tagliata con l’accetta: “Ma ci fa o ci è? – aveva detto – Assurdo, ma che ci è venuta a fare? Io rabbrividisco, dico solo questo“.

    Si parla tanto di giovani ma si fa molto poco per essi e ancor meno si prova a comprenderli. La frase della Pilato ha spiazzato per la sua dirompente semplicità. Non capita quasi mai, in interviste che in molti casi diventano un copia- incolla retorico o stantio.

    Quelle parole però devono restare incasellate in qualche angolo della nella nostra mente, perchè non possiamo permetterci di ragionare come se vivessimo in un immenso highlihts. Perchè è la somma dei momenti che ci porta ad un determinato punto od obiettivo. Il risultato finale è una conseguenza, da cui bisogna prendere qualche insegnamento, sia se si vince, sia se si perde. Traslando un pochino il discorso capiamo come diventano così importanti le condizioni di partenza, il garantire le stesse opportunità a tutte e tutti, il diritto di essere trattati per quello che si è e non per quello che qualcuno ci dice che dovremmo essere. Il coraggio di mettersi in gioco per quello in cui crediamo senza per questo motivo essere considerati dei perdenti o dei sognatori perchè fuori dalla realtà che qualcuno ha costruito anche per noi.

    La Pilato, alcuni giorni dopo, in un’intervista rilascia un’altra frase bellissima:

    Nessuno può dirmi per cosa gioire. Tutti abbiamo un percorso e non mi permetterei mai di parlare di chi ha un percorso che non conosco». «Non sono una che si accontenta, a nessuna piace perdere, ma quando arrivo quarta non posso chiedere di rifare la gara, accetto quello che viene. Io ho capito quello che valgo, per questo la mia contentezza nella mia intervista».

    https://www.open.online/2024/08/03/olimpiadi-2024-parigi-benedetta-pilato-vs-di-francisca-lacrime-giovani-colpiti-episodi-simili/

    Insomma quel discorso che ci porta direttamente al famoso dibattitto sul diritto alla felicità, personale ed intima ma anche sociale e collettiva, in quanto instricabilmente legata al contesto, ambientale, culturale, sociale in cui siamo immersi. Insomma, quando prendiamo delle decisioni, personali o politiche, nel senso di collettive, nel taschino queste frasi dovremmo sempre rileggerle, come un utile promemoria.

    Grazie Bendetta per averci ricordato la lezione di un altro grande, Enzo Jannacci, che nella sua “Io e Te”, scriveva “la bellezza dei vent’anni è poter non dare retta a chi pretende di spiegarti l’avvenire e poi il lavoro e poi l’amore

  • Parte Da Noi – L’appello per una nuova fase nel PD della Provincia di Frosinone

    Parte Da Noi – L’appello per una nuova fase nel PD della Provincia di Frosinone

    Un protagonismo chiaro, per una fase nuova del Partito Democratico, a partire dal prossimo congresso provinciale.

    Nelle scorse settimane si è riunito a Ceccano il collettivo PARTE DA NOI, gruppo nato in occasione del congresso che ha portato Elly Schlein a diventare segretaria del Partito Democratico. A fronte di una discussione molto ampia, il collettivo ha costruito le basi per un nuovo percorso che dovrà partire nelle prossime settimane dalla Provincia di Frosinone. Lo scopo è quello di innovare politiche e processi, sulla scia di quanto sta avvenendo a livello nazionale grazie ad Elly Schlein ed al suo gruppo dirigente.

    Durante l’incontro si sono naturalmente analizzati i risultati delle ultime elezioni, europee ed amministrative, che hanno visto tutti in campo in favore del Partito Democratico. Una tornata elettorale che ha portato alla vittoria in molti comuni, tra cui la nettissima vittoria del PD e del centrosinistra unito a Cassino. Un lavoro importante fatto nella Provincia di Frosinone ma che, viste le percentuali raggiunte, in particolare, nelle Elezioni Europee, non può certamente bastare.

    Durante la discussione non si sono nascosti quelli che sono i nuovi equilibri che si sono venuti a creare tra le varie anime del Partito Democratico in provincia di Frosinone.

    In questo anno e mezzo, le componenti ed i componenti che fanno riferimento a questa rete informale, hanno sempre lavorato con serietà e lealtà verso tutti gli organi del Partito, portando avanti, con determinazione e visione, le tematiche che caratterizzano la segreteria di Elly Schlein. Certamente, sarebbe stato più facile e forse conveniente restare estranei ad ogni livello decisionale, abbaiando alla luna, ma non è questa la cifra dell’agire politico del gruppo.

    Da questo punto di vista è emersa con forza la voglia e l’entusiasmo di questo gruppo di essere protagonista nella costruzione della nuova fase del Partito Democratico, in provincia di Frosinone. Un Partito che viva davvero tra le persone e si prende cura delle difficoltà e delle questioni più problematiche che in Ciociaria sono tante. Da quelle ambientali a quelle sanitarie, dalla crisi delle attività produttive che sta mettendo in difficoltà sempre più famiglie, alle difficoltà dei giovani di rimanere su questo territorio.

    Una politica meno autoreferenziale e più aperta ai giovani, alle donne, a coloro che vogliono impegnarsi davvero per migliorare il nostro pezzo di mondo. Una politica che non si occupi solo di poltrone ma che porti la gioia e la felicità delle persone all’interno delle proprie parole d’ordine. Si è ribadita, poi, l’esigenza di alleanze chiare e nette nelle elezioni amministrative che vadano naturalmente a valorizzare il mondo civico e le altre forze del centrosinistra, senza più fare accordi con questa destra che in provincia di Frosinone ha mostrato il suo volto peggiore.

    Per questi motivi il collettivo Parte da noi si propone di agire questo percorso da protagonista, a partire dal prossimo congresso provinciale, mettendo a disposizione valori, principi, idee e personalità politiche per costruire tutti insieme un nuovo corso del partìto democratico.

    Nelle prossime settimane si promuoveranno degli incontri con le altre forze del Partito Democratico per verificare le eventuali convergenze su questo progetto di cambiamento che vada finalmente ad organizzare la speranza anche su questo territorio così complesso ma pieno di bellezza e opportunità.

  • 25 Aprile 2024

    25 Aprile 2024

    Le generazioni nate negli anni 80 o nell’inizio dei 90 sono cresciute con un’illusione di fondo, errata ma comune, che la storia fosse finita. Questa teoria trova il suo caposaldo nel libro di Francis Fukuyama, edito nel 1992, che si chiama per l’appunto, La fine della storia.  La tesi, che trae origine da una visione hegeliana del concetto di storia, è molto semplice: dopo la caduta del Muro di Berlino, non vi sarebbe stata più un’opposizione tra tesi e antitesi, ma il raggiungimento di una situazione di globale accettazione dei valori occidentali fondati sui diritti umani.

    Quello che è successo negli anni a venire ha dimostrato, invece, che nella Storia non si è fermata. È andata avanti, come normale che fosse. Quell’impostazione culturale, però, ha lasciato degli strascichi evidenti. La trasformazione della società, non più vista come un insieme di moltitudine diverse ma al massimo come la somma di individui e interessi distinti. Eravamo popolo, siamo diventati gente.

    Circa dieci anni fa ho organizzato il mio primo 25 aprile. Era, uno dei primi eventi dell’associazione che avevamo creato. In tanti ci guardavano un po’ sorpresi della nostra scelta: un’associazione di giovani che si occupa della festa di liberazione. A molti, incredibilmente, sembrava anacronistico accendere i fari proprio su questa tematica. Succede però che in questi dieci anni, il mondo e la storia accelerano repentinamente su quei binari che un decennio fa si intravedevano come foschi presagi ma che adesso diventano realtà. Realtà a cui ci stiamo abituando, come la famosa storia della rana con la pentola, ma che spaventa per la sua brutalità. Avremmo mai pensato nel nostro recente passato di aprire i giornali e leggere di cronache di guerra quotidianamente in Europa? Di minacce nucleari sulle nostre città? Di brutali attentati terroristici e di repressioni alimentate dalla voglia di sangue generalizzata e non sul sacrosanto concetto di sicurezza di uno stato?

    25 Aprile 2024: ribadire l’essenziale

    Se questo è il piano internazionale, quello nazionale vede protagonisti politiche che non riescono a pronunciare la parola “antifascista”. Antifascismo che è il fondamento della Costituzione sulla quale hanno giurato. Allora non bisogna andare troppo oltre. Bisogna ripartire dalle basi. Dai concetti semplici: l’antifascismo è divisivo solo se si è fascisti. Non stiamo giocando nessun derby. Il movimento della Resistenza era formato da studenti universitari e persone comuni con la terza elementare, dalla classe dirigenti ma anche dagli agricoltori delle periferie, dai comunisti, dai liberali, dai democristiani, dai socialisti, persino dai monarchici e dagli ex sergenti dell’esercito.  Ripetere. Riaffermare. Non dare per scontato ciò che adesso non lo è. Almeno per Tanti. Non giudicare ma dimostrare che esiste un’alternativa in cui questi valori trovano applicazione. Senza retorica, non serve, ma con una preziosa e paziente perseveranza.  Chi controlla il passato, controlla il futuro scriveva George Orwell. E noi, nel recente passato l’abbiamo persa questa sfida. In una miriade di luoghi comuni e facili slogan, la realtà storica del passato è stata svilita, camuffata, fino a rendere opinione soggettiva ciò che invece era oggettivo.

    Ora, non è il tempo di alzare vessilli su questa data. C’è la necessità, invece, di ribadire come questa sia la festa di tutti gli italiani che si riconoscono nella nostra Repubblica, nata dal sacrificio di tante e tanti. Noi, per onorare quel sacrificio dobbiamo essere capaci di far rientrare nel cuore e nella carne viva della quotidianità i valori della Resistenza, un tempo universalmente condivisi.

    Buona Festa della Liberazione!

    W l’Italia. W l’Italia Liberata!

    Ora e Sempre, Resistenza!

  • Discarica di Roccasecca: il Pd provinciale dice no!

    Discarica di Roccasecca: il Pd provinciale dice no!

    In queste settimane è tornata prepotentemente alla ribalta un’ipotetica riapertura della Discarica di Roccasecca. Lo Stesso Presidente della Regione, Francesco Rocca, non ha smentito la vicenda, anzi ha ammesso che è una possibilità molto concreta.

    Come responsabile Conversione ecologica, clima, green economy e agenda 2030 Federazione di Frosinone, esprimo come ho sempre fatto nel corso di questi anni la mia più assoluta contrarietà al progetto.

    Quando si parla di apertura del V Bacino a Roccasecca parliamo di un progetto nato addirittura nel 2015, un’era geologica fa, e anacronistico già a quei tempi. In passato, l’iter autorizzativo oltre al deciso no del Comune di Roccasecca, dei comuni limitrofi e delle associazioni ambientaliste, ha visto il parere contrario del Ministero dei Beni Culturali e al Tar della stessa Provincia di Frosinone.  L’ampliamento interessa un’area pari circa a 3 campi da calcio e di una capacità complessiva pari a 404.550 t di rifiuto. Per dare un termine di paragone, la Regione Lazio nel precedente piano regionale aveva stimato come conferimento in discarica per la Provincia di Frosinone, nel periodo 2021-2025, in 200.000 tonnellate.

    Discarica Provinciale: la Posizione della Federazione di Frosinone

    La posizione della Federazione di Frosinone è chiara ed in linea con la direzione presa senza indugio dal Partito a livello nazionale. Quello che, invece, non riusciamo a comprendere è come la Regione, governata da Rocca, intende gestire il ciclo dei rifiuti nel Lazio e in questa Provincia. Mi sembra, inoltre, del tutto evidente che prima di aprire l’argomento discariche nel nostro comprensorio, bisognerebbe quanto meno conoscere l’idea del Governatore e della sua giunta riguardo l’individuazione e il dimensionamento impiantistico degli ATO.

    Approcciare al ciclo dei rifiuti, partendo unicamente dall’argomento discariche significa l’inversione naturale del processo. Si parte dalla fine e non dall’inizio. Personalmente, resto convinto di un ciclo dei rifiuti al servizio del territorio: definito su base provinciale, basato su impianti piccoli, in grado di favorire il riciclo e il riutilizzo, naturale evoluzione della crescita percentuale della raccolta differenziata.

    Mi auguro, inoltre, che il lavoro iniziato dalla Provincia di Frosinone per l’individuazione delle aree idonee per la costruzione della nuova discarica provinciale, possa trovare il suo epilogo, in maniera rapida ed efficace.

    Ascoltare i circoli, per una politica ambientale nuova

    La nostra intenzione è quella di riunire al più presto i circoli del Pd, limitrofi l’impianto e renderli protagonisti dell’elaborazione politica su questi argomenti. Noi, senza rincorrere populismi, vogliamo portare la transizione ecologica sul territorio, lavoriamo per una gestione moderna, efficace ed efficiente del ciclo dei rifiuti e pretendiamo da chi ha la responsabilità del Governo il massimo impegno a ricercare soluzioni alternative e veramente sostenibili, tenendo in considerazione i territori che nel corso di questi anni, con immensa responsabilità, hanno già dato.

    Umberto Zimarri- Responsabile Conversione ecologica, clima, green economy e agenda 2030 Federazione di Frosinone

    Rassegna Stampa

    Rifiuti, discarica di Roccasecca: il Pd contro la possibile riapertura. Dura presa di posizione


    https://www.radiocassinostereo.com/roccasecca-fr-zimarri-pd-si-lavori-alla-transizione-ecologica-altro-che-riaprire-la-discarica/


    https://www.frosinonetoday.it/politica/rifiuti-pd-no-riapertura-discarica-roccasecca.html
    https://www.tunews24.it/2024/03/17/rifiuti-dal-pd-provinciale-un-secco-no-alla-riapertura-della-discarica-di-roccasecca/


    https://www.unoetre.it/2024/03/16/la-discarica-di-roccasecca-verra-riaperta/

  • Diez: l’Atlante dei Numeri 10

    Diez: l’Atlante dei Numeri 10

    Diez: l’Atlante dei Numeri 10 scritto da Umberto Zimarri e edito da Urbone Publishing – è un giro del mondo attraverso gli artisti del Pallone. Grazie alle vicende di calciatori dotati del più magico dei poteri, la fantasia, in un viaggio che tocca i cinque continenti, si raccontano goal e assist, povertà e rivoluzioni, passaggi e paesaggi, imprese e fallimenti, rivalità infinite e amicizie fraterne, storie personali e collettive. Ci sono solamente due semplici regole: un dieci per nazione e nessun giocatore in attività.

    Non è una selezione dei giocatori più forti che hanno calcato gli stadi più famosi del mondo giocando con questo numero sulle spalle. Non è questo l’obiettivo. La domanda che bisogna porsi leggendo queste pagine è un’altra. Quante cose si possono raccontare attraverso il calcio e, nel caso specifico, grazie ai numeri 10?  Così, la classe di questi campioni diventa una sorta di lente di ingrandimento per far riaffiorare i ricordi sportivi, per farci riflettere sulla dimensione umana dell’atleta e sulle sue fragilità ma anche per contestualizzare le biografie personali con vicende storiche e sociali. La risultante di questi diversi fattori cambia da profilo a profilo. Si smontano false verità. Emergono in superficie vicende che con uno sguardo veloce e superficiale non sarebbero state colte. Si trovano le ragioni profonde di rivalità secolari o le origini di gesti tecnici.

    Questo viaggio, denso di realismo magico, è alimentato dalla fantasia e dalla passione. Il numero 10, si sa, è il giocatore capace di riscaldare anche i cuori più freddi grazie al suo modo di toccare il pallone. Un modo prima di tutto di essere. Dieci lo si è prima di tutto nel Dna. “El Diez” manifesta sul campo il suo modo di essere e la sua visione del mondo. La passione è, invece, l’ingrediente che porta il gioco in un’altra dimensione e lo rende un concentrato delle emozioni e dei sentimenti che mantengono un uomo realmente vivo: amore, speranza, rabbia, gioia, dolore, allegria, odio.  Tutto in 90 minuti. Uno specchio che riflette ed amplifica il buono, il bello, il brutto e il cattivo. Una cartina tornasole.

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    URBONE PUBLISHING

    CONTATTATANDO L’AUTORE

    I Protagonisti di “Diez: L’Atlante dei numeri 10”

    Vincenzo Scifo, Hristo Stoichkov, Michael Laudrup, Zinedine Zidane, Lothar Matthaus, Paul Gascoigne, Roberto Baggio, Dejan Savicevic, Johan Cruijff, Manuel Rui Costa, Eduard Streltsov, Luisito Suarez, Juan Roman Riquelme, Victor Agustin Ugarte, Zico, Jorge Valdivia, Juan Alberto Schiaffino, Lakhdar Belloumi, Jay-Jay Okocha, Harry Kewell e Hidetoshi Nakata. Questi i protagonisti del racconto. In Appendice, Pelè e Maradona perché loro appartengono ad un mondo a parte. Una sorta di empireo platonico.

    I contributi introduttivi sono stati realizzati da due giganti del giornalismo sportivo italiano: Riccardo Cucchi e Carlo Pizzigoni. Sempre in apertura, un omaggio al mai dimenticato Fabio Zonfrilli, coetaneo dell’autore, suo compagno di squadra e di scuola, tragicamente scomparso a causa di un’incidente stradale. Eternamente, il numero 10 della provincia di Frosinone.

    Il percorso, che resta sempre la maggiore ricompensa, ci sottolinea marcatamente ed in maniera evidente, la lezione più importante: la necessità del diritto di sognare. Quello che per Eduardo Galeano era il diritto capace di far morire di sete tutti gli altri.  Lo si può fare tramite lo sport che non è un mondo a parte ma una parte significativa del mondo.