Categoria: EcoSportivamente – Podcast

  • MariaLaura Scatena: sport, disugalianze e potere – EcoSportivamente

    MariaLaura Scatena: sport, disugalianze e potere – EcoSportivamente

    Parlare di sport, oggi, significa parlare del mondo. È una mappa sociale, un lessico politico, un modo di raccontare chi siamo. EcoSportivamente dedica una puntata a questa idea: lo sport come specchio della società, come narrazione che può includere o escludere, emancipare o confermare gerarchie.
    A guidarci in questo viaggio è Marialaura Scatena, giornalista sportiva e filosofa, una delle voci che più hanno contribuito a dare al calcio femminile un linguaggio e una prospettiva nuova.

    La sua visione nasce da un’intuizione semplice ma radicale: la narrazione sportiva è già politica culturale. Ogni cronaca, ogni parola, ogni metafora costruisce un immaginario. Decidere come raccontare lo sport significa decidere chi può abitarlo. “Lalla” non si limita a registrare i risultati: scava nei gesti, nei contesti, nei silenzi. Per lei, il giornalismo sportivo è un atto culturale, capace di restituire all’atleta la sua dimensione umana e al pubblico un pensiero più profondo su ciò che vede. Il racconto del gesto tecnico e/o l’analisi tattica, l’atleta e il contesto: i tre elementi imprescindibili per un racconto sportivo degno di questo nome.

    Dietro questa visione c’è un’idea chiara: lo sport non è neutro. È un dispositivo di potere che riflette e riproduce le disuguaglianze della società.
    In Italia, più che calciofili, siamo “calciocentrici”: viviamo dentro una cultura che ha fatto del pallone il perno dell’immaginario collettivo, ma spesso lo ha usato per rafforzare gerarchie, non per scardinarle. Il modo in cui il sistema sportivo è costruito — chi gestisce, chi viene rappresentato, chi ottiene spazio — racconta molto di più dei gol segnati in campo.

    Ma le gerarchie non si fermano al genere.
    Scatena guarda allo sport come a un laboratorio per comprendere l’intersezionalità delle discriminazioni: genere, razza, orientamento sessuale, classe sociale. Essere una donna nello sport è già una sfida; essere una donna nera o non eterosessuale significa moltiplicare gli ostacoli, combattere ogni giorno contro invisibilità e pregiudizio.
    In questo senso, lo sport femminile non è una copia del maschile: è una genealogia diversa, costruita attraverso la resistenza. È un mondo che nasce da battaglie e che può ancora insegnare qualcosa su come ridefinire i rapporti di potere, per questo spera che in futuro il calcio femminile non diventi una copia di quello femminile.

    La sostenibilità, in questo racconto, non è solo ecologica ma profondamente umana.
    Per Scatena, non può esistere una sostenibilità ambientale separata dalla giustizia sociale: lo sport sostenibile è quello che rispetta le persone, i territori, i limiti. È quello che sa misurarsi con la sobrietà, con il paesaggio, con la collettività.
    Il legame intimo con la natura è inscindibile dalle radici abruzzesi dell’ospite, da quella genuinità e semplicità profonda delle aree interne che costituiscono il cuore pulsante, seppur troppo spesso invisibile e marginalizzato, della narrazione del nostro Paese. Terre che custodiscono valori autentici e un rapporto ancestrale con l’ambiente, lontano dai riflettori ma essenziale per comprendere la vera identità italiana.
    Non si tratta di un romanticismo ingenuo, ma di una critica precisa a un modello iper-commerciale.

    Il calcio femminile, per la sua storia e la sua posizione di partenza, ha oggi la possibilità di proporre un modello alternativo: professionale ma non alienante, competitivo ma non disumano, capace di crescere senza diventare caricatura del sistema che lo ha escluso. Da qui emerge una riflessione più ampia sul ruolo sociale degli atleti e delle atlete.
    Scatena li vede come cittadini attivi, non semplici performer.
    Chi ha visibilità ha anche la responsabilità di usarla. Non si tratta di trasformare ogni sportivo in un attivista, ma di riconoscere che la popolarità è uno strumento di influenza culturale. Schierarsi, parlare, denunciare — anche a rischio di perdere consensi — significa restituire alla propria professione una dimensione etica e civile.

    E poi c’è il linguaggio.
    Le parole con cui raccontiamo lo sport non sono mai neutre. Quando i media parlano di “ragazze”, di “gonnelle”, di “calcio in rosa”, non stanno solo descrivendo: stanno definendo i confini del possibile. Cambiare le parole significa cambiare le strutture di pensiero. Significa riconoscere che l’immaginario sportivo italiano — ancora dominato dal maschile, dal centro, dal profitto — può e deve essere riscritto.

    Alla fine, questa conversazione non parla solo di calcio o giornalismo.
    Parla del potere delle storie. Di come lo sport possa diventare un linguaggio collettivo per ripensare il mondo.
    Lo sport come spazio di cittadinanza, come gesto di cura, come terreno in cui immaginare nuove forme di equità.

    E forse è proprio qui che si trova il cuore di EcoSportivamente: nella possibilità di guardare allo sport non come spettacolo, ma come cultura viva, come movimento che attraversa l’economia, la politica, la natura e le persone.
    Perché, come ricorda MariaLaura, il calcio — e lo sport tutto — è davvero di tutti. Ma solo se impariamo a raccontarlo come un atto di libertà condivisa.

  • Coach di Quartiere: come lo sport diventa collante sociale

    Coach di Quartiere: come lo sport diventa collante sociale

    C’è chi vede nello sport solo una competizione, una gara da vincere. E poi c’è chi nello sport legge una possibilità diversa: quella di creare legami, accendere comunità, restituire fiducia e futuro ai quartieri. Oggi a EcoSportivamente, nella sesta puntata di questo 2025, incontriamo Claudio Massa: innovatore, imprenditore sociale, fondatore de L’Orma e ideatore del progetto Coach di Quartiere. Con lui ripercorreremo un viaggio che parte dalla sua passione per lo sport e arriva a una visione coraggiosa: trasformare campetti, parchi e piazze in luoghi di inclusione, dove i giovani diventano protagonisti e il benessere non è un lusso, ma un diritto per tutti.”

    All’inizio c’è un campo da gioco. Un pallone che rimbalza, bambini che ridono, famiglie che si fermano a guardare. Scene che sembrano semplici, quasi scontate. Eppure dietro quelle voci, dietro quelle partite improvvisate, c’è un’idea che ha cambiato il modo di vivere i quartieri: Coach di Quartiere.

    Questa è la storia di Claudio Massa, innovatore sportivo e imprenditore sociale, che ha scelto di trasformare la sua passione per lo sport in una missione collettiva.

    L’inizio di un percorso

    Claudio cresce con lo sport come bussola. Studia Scienze Motorie, approfondisce il coaching e la PNL, fonda L’Orma nel 2000: un progetto che già allora portava lo sport nelle scuole, tra bambini e ragazzi, come strumento educativo prima ancora che competitivo.

    Ma ogni percorso ha i suoi bivi. E quello decisivo arriva nel 2020, in piena pandemia, quando i campi e i parchi restano vuoti, e i ragazzi perdono non solo il gioco, ma anche il contatto umano.

    L’intuizione in tempi difficili

    È in quel vuoto che Claudio intravede un’occasione. Nasce così Coach di Quartiere, un’idea semplice e coraggiosa: coinvolgere giovani volontari e trasformarli in punti di riferimento per i bambini del quartiere. Non solo allenatori, ma facilitatori di relazioni, creatori di fiducia, custodi degli spazi comuni.

    Lo sport come collante sociale

    Coach di Quartiere è molto più di un progetto sportivo. È un modello di inclusione sociale: nel quale i quartieri ritrovano la propria identità grazie a bambini e ragazzi che fanno sport. s
    Ogni partita diventa un’occasione per crescere, ogni allenamento una lezione di cittadinanza.

    I risultati sono tangibili: ragazzi che riscoprono fiducia in sé stessi, famiglie che trovano sostegno, comunità che si riaccendono.

    Un modello che guarda lontano

    Claudio non si accontenta di un’esperienza locale. Il progetto è stato pensato come un franchising sociale, pronto a essere replicato in tante città. Una rete di quartieri che, attraverso lo sport, possano scrivere nuove storie di inclusione e futuro condiviso.

    E guardando avanti, l’immaginazione vola al 2035:
    bambini che giocano nei cortili, ragazzi che guidano altri giovani, famiglie che riempiono parchi e piazze. Una società in cui lo sport non è lusso, ma diritto.

    “Dalla voce di Claudio abbiamo ascoltato come lo sport, se restituito alle persone, può cambiare non solo corpi e menti, ma intere comunità. Coach di Quartiere non è soltanto un progetto, è un invito: uscire di casa, incontrarsi, giocare, prendersi cura del proprio quartiere e sentirsi parte di qualcosa di più grande. Lo sport come collante sociale, come motore di cittadinanza attiva e di futuro condiviso. Perché in fondo, come ci ha ricordato Claudio, il campo è ovunque ci sia voglia di crescere insieme.”

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    Per ascoltare la puntata:

  • Camminare è resistere – L’intervista di EcoSportivamente a Tiziana Iannarelli

    Camminare è resistere – L’intervista di EcoSportivamente a Tiziana Iannarelli

    Il cammino è forse il gesto più antico e rivoluzionario dell’umanità: un atto di presenza che ci restituisce al ritmo naturale del corpo e del cuore. Questa è la prima grande riflessione a cui si può giungere ascoltando Tiziana Iannarelli.
    In un’epoca di accelerazione perpetua, camminare lentamente diventa un atto di resistenza poetica, un modo per riappropriarsi del tempo e dello spazio che abitiamo.

    I cammini di prossimità ci insegnano che non serve andare lontano per andare in profondità: ogni passo è un’opportunità di dialogo con il paesaggio, con noi stessi, con le comunità che incontriamo lungo il percorso.
    Ogni borgo, ogni sentiero, ogni incontro casuale diventa parte di una narrazione più grande. Una narrazione che ci ricollega alle radici profonde del nostro territorio e del nostro essere nel mondo.

    Ed è proprio da qui che parte la nostra conversazione con lei, voce di Rai Isoradio e autrice del programma Camminando l’Italia, in onda ogni sabato e domenica alle 11:00 e alle 14:00 su Rai Isoradio, e disponibile su RaiPlay Sound.
    Una viaggiatrice dell’anima che ha fatto del camminare una pratica, un linguaggio, una missione.

    Tiziana Innarelli: conduttrice radiofonica e camminatrice

    Ama iniziare dai sentieri laterali, quelli meno battuti. Non cerca scorci da cartolina o imprese da cronometrare. Il suo è un passo interiore, uno sguardo gentile sul mondo.
    Nel dialogo con lei si sente subito una cosa: camminare è un atto di ascolto. Del paesaggio, delle storie, degli incontri.
    Le chiediamo da dove è iniziato tutto, e la sua risposta ci porta lontano nel tempo, ma vicinissimo all’essenziale: è iniziato dal bisogno di respirare, di rallentare, di riscoprire l’Italia che non si vede dai finestrini.

    Accanto a lei cammina Apailana, una levriera salvata e – in fondo – salvatrice. In silenzio, con passo leggero, le insegna a osservare e a fidarsi. Il loro è un rapporto che va oltre la compagnia: è una forma di complicità con la natura, un modo di sentire che ha cambiato il modo in cui Tiziana racconta i luoghi.
    E proprio parlando di Apailana, emerge un altro tema caro: il riscatto, le seconde opportunità. Quelle che ha incontrato spesso tra camminatori, osti, artigiani, viandanti.

    Ma cosa cercano davvero, tutte queste persone che si mettono in cammino?
    “Tutti cercano qualcosa – ci dice – ma spesso, lungo il cammino, scoprono qualcos’altro: un senso di appartenenza, una comunità, un nuovo modo di abitare il tempo.”

    Il camminare, per Tiziana Iannarelli, è anche un atto politico. In un tempo segnato dalla crisi climatica, scegliere di muoversi a piedi è una forma concreta di resistenza.
    Sul campo – mai come in questo caso il termine è appropriato – si vedono chiaramente i segni evidenti dei cambiamenti.

    Parlando della Provincia di Frosinone, emerge una speranza: che questo territorio, così ricco di natura e bellezza, creda di più in sé stesso. Che investa in cammini, in accoglienza lenta, in turismo rispettoso. Senza stravolgere, senza costruire, prendendosi cura del territorio e di quello che c’è.

    E se potesse inventare un cammino che ancora non esiste?

  • L’economia circolare nello sport – La storia di Nicolas Meletiou ed Esosport

    L’economia circolare nello sport – La storia di Nicolas Meletiou ed Esosport

    Ogni sport lascia tracce.
    Tracce sul corpo, nella mente, negli oggetti che usiamo.
    Scarpe consumate, palline sgonfie, camere d’aria bucate.
    Scarti. Residuati di una corsa, di un colpo, di una salita. Ma in quelle tracce c’è ancora una promessa: la possibilità di rinascere. Nicolas Meletiou ha immaginato un mondo in cui ciò che resta non si butta, ma si trasforma. Ha fondato un’azienda che è anche una visione. Un’impresa che unisce lo sport all’economia circolare, il gesto atletico al gesto ecologico e in questa intervista ci spiegherà come tutto questo è possibile. Nella quarta puntata di questa quinta stagione di EcoSportivamente, attraversiamo le storie che si nascondono dietro i rifiuti sportivi. E scopriamo che riciclare non è solo una questione di materiali, ma di sguardi.

    L’economia circolare nello sport: L’idea, il gesto, la visione

    Per Meletiou tutto nasce da un incrocio: l’amore per lo sport e la sensibilità verso l’ambiente. “La scarpa da running, la pallina da tennis, il copertone da bici… sono oggetti carichi di storie, ma anche materiali preziosi che spesso finiscono in discarica. E invece no, possono rinascere”. Così, nel 2010, in un’Italia ancora poco pronta a parlare di rifiuti sportivi, Nicolas lancia il suo progetto. Con tenacia, perché all’inizio ha dovuto superare diffidenze, indifferenze e – ovviamente – burocrazia.

    Ma il tempo gli dà ragione. E i rifiuti cominciano a parlare. O meglio, cominciano a costruire: piste ciclabili, pavimentazioni antitrauma, aree gioco sostenibili. Ogni oggetto raccolto e trasformato è un piccolo atto educativo. Il fine-vita degli oggetti sportivi diventa così un punto cruciale per insegnare alle persone – soprattutto ai più giovani – che anche ciò che finisce può generare futuro.

    Quando la materia si fa poesia

    In esosport, la tecnica convive con la poesia. La sostenibilità diventa qualcosa che si tocca, che si calpesta – letteralmente. I nostri progetti sono fisici, tangibili. Le persone non leggono una brochure: camminano sopra il cambiamento.

    Ed è anche questo il segreto del coinvolgimento. I progetti esosport non sono manifesti astratti, ma luoghi vissuti: come Il Giardino di Betty o La Pista di Filippide, nata nel segno di Pietro Mennea, perché la memoria è una forma di sostenibilità – quella affettiva, quella umana. Non c’è impresa senza emozione.

    Economia Circolare nello sport: un modello europeo

    Il progetto ha varcato i confini italiani. La Danimarca è oggi una delle tappe del viaggio europeo di esosport ed insieme ci siamo proprio chiesti se e cosa cambia in Europa rispetto a questo argomento.

    Il futuro sotto i piedi

    Ogni corsa, ogni colpo, ogni pedalata, lascia sì una traccia… ma quella traccia deve diventare generativa.
    Una scarpa consumata non è solo un oggetto da buttare. È il ricordo di un traguardo, ma anche il punto di partenza per un futuro più giusto, più verde, più consapevole.

    Esosport ci insegna che la sostenibilità è fatta di gesti. Di mani che raccolgono, di menti che progettano, di comunità che si mettono in gioco. E ci ricorda che ciò che resta, se guardato con occhi nuovi, può rinascere.

    Anche il rumore del mondo che consuma può diventare un’eco. L’eco di ciò che vale.
    L’eco di chi non si ferma, ma riparte.

  • EcoSportivamente — In dialogo con Marianna Pavan

    EcoSportivamente — In dialogo con Marianna Pavan

    C’è uno sport che corre veloce sui campi, che emoziona con i gol, che accende le piazze. Ma ce n’è un altro – forse meno visibile, ma altrettanto potente – che attraversa scuole, comunità, territori, trasformandosi in un linguaggio universale capace di educare, includere, immaginare. Ed è proprio questo sport che raccontiamo nella nuova puntata di EcoSportivamente, insieme a Marianna Pavan, ricercatrice, formatrice e docente alla Manchester Metropolitan University.

    Con un percorso accademico che unisce Padova, Londra ed Edimburgo, e un’esperienza sul campo maturata tra enti internazionali e progetti locali, ha scelto di lavorare proprio lì dove sport e società si incontrano. Il suo impegno è orientato a rendere lo sport uno strumento di cittadinanza, giustizia e sostenibilità, capace di rispondere alle grandi sfide del nostro tempo.

    Marianna Pavan: lo sport che include, educa e cambia i territori

    In questa puntata, la Professoressa Marianna Pavan ci racconta come sia possibile trasformare il modo in cui pensiamo lo sport, partendo dalle comunità e dai territori. Lo sport, come emerge dai suoi progetti, è capace di promuovere diritti umani e uguaglianza, sostenere iniziative ambientali e sociali, creare connessioni tra culture e generazioni diverse.

    Insomma molto più di una disciplina: è uno strumento politico e culturale, un’occasione per costruire legami, un luogo in cui la cittadinanza può prendere corpo e un linguaggio che può aiutare a immaginare mondi più giusti, più verdi, più inclusivi.

    Marianna ci accompagna in un viaggio che parte dalla sua esperienza sul campo con organizzazioni internazionali, federazioni sportive e realtà educative, fino ad arrivare al cuore del suo pensiero: lo sport come spazio trasformativo. Non è solo il luogo in cui si imparano regole, ma un laboratorio di convivenza. Lo sport è veicolo di apprendimento, cittadinanza e sostenibilità.

    L’approccio dell’Education Through Sport rompe gli schemi tradizionali e mette al centro il corpo, il gioco, il gruppo. L’educazione diventa esperienziale, accessibile, viva.

    Ma lo sport, ci ricorda, non può essere separato dai territori in cui si radica. Le storie locali, i percorsi “dal basso”, le realtà di quartiere sono il terreno più fertile per costruire un cambiamento duraturo. Non bastano grandi eventi o parole altisonanti: servono luoghi vivi, accessibili, partecipati. Luoghi in cui ogni persona – indipendentemente dalla propria condizione – possa sentirsi parte di un gioco comune.

    E allora, che forma avrebbe una città ideale pensata a partire dallo sport? Sicuramente sarebbe un posto dove l’accessibilità è reale, concreta, garantita. Perché lo sport può e deve essere per tutti.

    🎙 Ascolta l’intervista completa sul podcast EcoSportivamente e scopri come lo sport possa essere davvero uno strumento di trasformazione sociale, ambientale ed educativa.

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  • Give Back: come lo sport restituisce valore alla società | EcoSportivamente Podcast

    Give Back: come lo sport restituisce valore alla società | EcoSportivamente Podcast

    Give Back: storie di calcio responsabile

    Sono felice di presentarvi la seconda puntata della nuova stagione di EcoSportivamente, il podcast dove lo sport incontra la sostenibilità, il cambiamento e l’impatto positivo.

    Il nostro ospite è Mario Rucano, esperto di Corporate Social Responsibility e co-autore del libro Give Back – 11 storie di calcio socialmente responsabile, scritto insieme a Stefano D’Errico e Valentino Cristofalo, già ospiti del podcast.

    In questa puntata, esploriamo il significato profondo del “Give Back”: quel gesto consapevole con cui atleti, spesso sotto i riflettori, decidono di usare la loro visibilità per restituire qualcosa alla società, ai territori e alle cause in cui credono.

    Con Mario abbiamo parlato di:

    • Come nasce il suo impegno per la sostenibilità nello sport
    • Le sfide (e i rischi) della CSR tra impatto reale e greenwashing
    • Le storie più sorprendenti emerse nella scrittura di Give Back
    • Il futuro del “give back” nello sport tra dieci anni
    • Il ruolo trasformativo degli atleti, e in particolare delle donne, nella società contemporanea

    Un momento speciale è dedicato alle storie di Sara Gama e Megan Rapinoe, due figure potenti che dimostrano come il talento sportivo possa trasformarsi in attivismo, ispirazione e battaglie civili.

    Una puntata da ascoltare tutto d’un fiato, tra etica e pallone, dove si parla anche di messaggi lasciati negli spogliatoi, consigli ricevuti lungo la strada e futuro da costruire, un “pezzettino” alla volta. In un momento storico in cui lo sport viene spesso semplificato in numeri e spettacolo, storie come quelle raccontate in questa puntata ci ricordano che ogni atleta può essere anche un cittadino attivo, una voce per il cambiamento

    Ascolta ora su [Spotify ]
    Scopri il libro “Give Back”

    EcoSportivamente è una comunità

    Se ti piace, aiutami a condividerlo! Lo sport può davvero cambiare il mondo, ma solo se scegliamo insieme di fare la differenza.

    Hai una storia di sport e sostenibilità da raccontare? Scrivici nei commenti o contattaci sui social.
    EcoSportivamente è una comunità, non solo un podcast

  • Plastic Free Ride: Pedalare per un mondo più pulito

    Plastic Free Ride: Pedalare per un mondo più pulito

    Sport, Ambiente e Sosteniblità: l’intervista podcast di EcoSportivamente a Plastic Free Ride

    Il suono delle ruote sull’asfalto e il vento in faccia rappresentano uno dei ricordi più piacevoli delle estati adolescenziali.  Momenti e attimi di libertà. Nella storia raccontata nell’intervista di EcoSportivamente, però, c’è un dettaglio che rompe il quadro: sacchetti di plastica intrappolati nei cespugli, bottiglie abbandonate sul ciglio della strada, lattine accartocciate sul sentiero sterrato.

    È proprio da questa immagine che nasce Plastic Free Ride, un’idea semplice e rivoluzionaria allo stesso tempo: pedalare per ripulire il mondo dai rifiuti. A trasformare questa visione in realtà sono Raffaele Fanini e Sara Mazzarella, due ciclisti con una missione chiara: lasciare i percorsi che attraversano meglio di come li hanno trovati.

    Dal 2019, in sella alle loro biciclette con guanti, pinze e un carrello al seguito, percorrono chilometri raccogliendo plastica, vetro e altri scarti abbandonati. Ma non si fermano qui. Il loro obiettivo è più grande: ispirare altri a fare lo stesso, dimostrare che piccoli gesti possono generare un cambiamento concreto. E così, lungo la strada, il loro esempio coinvolge sempre più persone, trasformando semplici pedalate in veri e propri eventi di pulizia collettiva.

    Ad oggi, Plastic Free Ride ha percorso migliaia di chilometri e raccolto una quantità impressionante di rifiuti. Un viaggio che è anche un messaggio: ognuno di noi può fare la differenza. E ora, questa storia di passione, impegno e amore per l’ambiente diventa la protagonista della prima puntata del podcast EcoSportivamente.

    Una chiacchierata che si muove dai paesaggi del Kirgikistan e dei racconti di un agricoltore che racconta loro gli effetti dei cambiamenti climatici alle spiagge di Santa Maria di Leuca, dalla stanchezza “positiva” di una giornata di attività fisica alla rabbia di continuare a vedere percorsi ripuliti di nuovo sporchi, gli inseguimenti dei cani della Corsica o l’abbaglio dei una signora che li ha scambiati per netturbini del Comune.

    Progetti per il futuro? Il più nobile, ispirare gli altri a fare lo stesso.

    Se vuoi scoprire come un’idea nata su due ruote possa trasformarsi in un movimento di cambiamento, non perderti questo episodio. Preparati a lasciarti ispirare, perché il viaggio verso un mondo più pulito inizia sempre da un primo passo… o da una prima pedalata.

    ASCOLTA LA LORO STORIA

  • EcoSportivamente: al via la quinta stagione del podcast

    EcoSportivamente: al via la quinta stagione del podcast

    Il viaggio di EcoSportivamente continua! Eccoci all’inizio della quinta stagione del podcast che esplora il legame tra sport, sostenibilità e società. Un percorso nato cinque anni fa con un obiettivo ambizioso: indagare il ruolo dello sport come motore di cambiamento per un futuro più sostenibile.

    Sostenibilità: oltre la parola di moda

    Negli ultimi anni, il concetto di sostenibilità è diventato onnipresente, ma spesso svuotato di significato e ridotto a uno slogan. Tuttavia, la realtà ci impone di affrontare questa sfida con serietà: il cambiamento climatico è una crisi concreta, con fenomeni estremi sempre più frequenti e impatti devastanti su ambiente e società. A questo si aggiunge una fase di incertezza politica, con posizioni che rallentano la transizione ecologica e rimandano azioni necessarie.

    Il ruolo dello sport nel cambiamento

    Lo sport, con la sua forza aggregativa, non è estraneo a questa trasformazione. Se da un lato grandi eventi e infrastrutture sportive hanno un impatto significativo sul pianeta, dall’altro il settore sta mostrando segnali di rinnovamento. Sempre più federazioni, club e atleti stanno adottando soluzioni concrete per ridurre la propria impronta ecologica e promuovere un modello di sviluppo più responsabile.

    Uno sguardo alle nuove generazioni

    Un elemento chiave è il contributo delle giovani generazioni. Atleti, tifosi e organizzatori di eventi stanno dimostrando una crescente consapevolezza ambientale e sociale. La sostenibilità non si limita alla tutela dell’ambiente, ma si estende anche all’inclusione, all’uguaglianza e alla costruzione di una società più equa. Lo sport può essere uno strumento potente per abbattere le barriere e promuovere valori di giustizia e solidarietà.

    EcoSportivamente: cosa aspettarsi dalla quinta stagione?

    Questa nuova edizione di EcoSportivamente sarà ricca di approfondimenti, interviste e storie ispiratrici. Parleremo con esperti, atleti, ricercatori e dirigenti sportivi per raccontare le sfide e le opportunità di uno sport più sostenibile. Le puntate verranno pubblicate con cadenza fissa, il 30 di ogni mese, in coppie di due. Inoltre, accanto alle consuete interviste, ci saranno anche riflessioni e racconti dedicati a temi specifici.

    Lo sport del futuro sarà sostenibile – Le idee di EcoSportivamente

    Il nostro impegno continua: vogliamo offrire uno spazio di dialogo e consapevolezza, nella convinzione che il futuro dello sport dipenda dalla sua capacità di evolversi nel rispetto del pianeta e delle persone. Vi invito a seguirmi in questa nuova stagione di EcoSportivamente: il cambiamento è possibile, e lo sport può esserne il motore.

    Seguiteci e scoprite insieme a noi come rendere lo sport un alleato della sostenibilità!

    Qui, la puntata introduttiva della nuova stagione

  • EcoSportivamente 2024: continua il viaggio tra sport e sostenibilità

    EcoSportivamente 2024: continua il viaggio tra sport e sostenibilità

    EcoSportivamente continua il suo viaggio. Anche gli episodi del 2024 hanno offerto uno sguardo sulle connessioni tra sport, sostenibilità e società.

    Ripercorriamo le tappe di questo percorso.

    EcoSportivamente l’intervista a Francesca Clapcich: Believe, Belong, Achieve

    Francesca Clapcich ci ha regalato un’emozionante testimonianza di come lo sport possa essere un mezzo per scoprire sé stessi e contribuire a cause più grandi. Francesca è una velista di fama mondiale, con due Olimpiadi alle spalle (Londra 2012 e Rio 2016) e un coinvolgimento nel progetto Turn the Tide on Plastic durante la Volvo Ocean Race 2017-2018.

    Durante l’intervista, Clapcich ha parlato della potenza del mare e del suo messaggio ambientale. “Navigare non è solo una sfida personale, è un modo per vedere il mondo e capire quanto sia fragile.” Le sue parole hanno evidenziato la necessità di proteggere gli oceani dai danni causati dall’inquinamento plastico, una problematica che ha vissuto in prima persona durante le traversate oceaniche.

    EcoSportivamente l’intervista a Chiara D’Angelo: Lo Sport e lo Sviluppo Psicosociale

    Per la prima volta, EcoSportivamente ha ospitato una psicologa: la dottoressa Chiara D’Angelo. Perché il suo contributo è stato così significativo per il nostro podcast?

    Chiara D’Angelo si occupa principalmente di sport come strumento di sviluppo sociale. Docente di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, è anche Coordinatrice del Master in “Sviluppo del Talento, Professionalità e Inclusione Sociale nello Sport” e ricercatrice presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

    Ma cosa significa tutto questo in termini concreti? Tradotto per i nostri ascoltatori, i suoi principali ambiti di ricerca riguardano:

    • Il ruolo degli allenatori e manager sportivi, con percorsi formativi volti a migliorare le loro competenze relazionali e di leadership;
    • Lo sviluppo del talento nello sport giovanile, aiutando i giovani a crescere sia come atleti che come persone;
    • Le transizioni di carriera nello sport, come il passaggio dalla carriera junior a quella senior, la gestione del fine carriera e il concetto di “dual career” (combinare sport e istruzione/lavoro);
    • L’inclusione sociale attraverso lo sport, progettando e valutando l’efficacia di programmi che usano lo sport per promuovere coesione sociale, come gli Sport for Development Programs;
    • La crescita professionale degli psicologi nello sport, con focus sulle competenze necessarie per operare efficacemente in questo settore.

    Il suo intervento ci ha fatto riflettere sul grande potenziale dello sport non solo come competizione, ma come strumento di crescita personale e di trasformazione sociale. Una prospettiva che allarga gli orizzonti e ci invita a ripensare il ruolo dello sport nella nostra vita e nella società.

    EcoSportivamente l’intervista a Enzo Favoino: Tra Economia Circolare ed Ice Swimming

    Nell’episodio del 29 novembre, Enzo Favoino, figura chiave nella gestione sostenibile dei rifiuti, ci ha portato in un viaggio unico che intreccia scienza e passione per lo sport. Ricercatore della Scuola Agraria del Parco di Monza e coordinatore scientifico della rete Zero Waste Europe, Favoino ha condiviso anni di esperienza nella raccolta differenziata, riciclo e compostaggio. Ma la sorpresa è arrivata quando ha rivelato la sua passione per l’ice swimming, disciplina estrema che unisce corpo e mente nella sfida delle acque ghiacciate.

    Favoino ha raccontato come questo sport sia per lui una metafora perfetta per la sostenibilità: preparazione, resistenza e rispetto per l’ambiente. L’economia circolare, concetto che promuove, rispecchia questa filosofia. “Come nell’ice swimming, anche nella gestione dei rifiuti bisogna immergersi con consapevolezza e disciplina, ma i risultati sono straordinari”.

    EcoSportivamente : i risultati del 2024

    Questi numeri non sono solo statistiche: sono il segno tangibile di una comunità che cresce, condivide, e crede nei valori della sostenibilità, dello sport, e della transizione ecologica. 

    Il connubio tra sport e sostenibilità non è solo possibile, ma è anche essenziale per costruire un futuro migliore. La crescita del movimento sostenibile nel mondo dello sport, in questi dodici mesi, si è arricchito ulteriormente grazie a iniziative come il protocollo d’intesa firmato tra il CONI e l’ASviS, che rappresenta una svolta importante per la promozione degli Obiettivi dell’Agenda 2030.

    Questo accordo quadriennale punta a integrare i valori della sostenibilità in ogni aspetto delle attività sportive italiane, dalla formazione degli operatori alla gestione ecologica degli impianti, passando per progetti che valorizzano la parità di genere e l’inclusione sociale. In linea con questa visione, lo sport diventa uno strumento potente non solo per migliorare il benessere fisico e mentale, ma anche per abbattere barriere sociali e culturali.

    Questa prospettiva si allinea perfettamente lo spirito di EcoSportivamente con gli sviluppi più recenti nel panorama sportivo italiano: un’ulteriore prova che lo sport può essere il motore di un cambiamento positivo, capace di migliorare la qualità della vita di tutti noi.

  • Ecosportivamente – L’intervista a Francesca Clapcich

    Ecosportivamente – L’intervista a Francesca Clapcich

    La quarta stagione tra sport e sostenibilità – Francesca Clapcich si racconta

    Quando quattro anni fa ho iniziato a registrare le interviste di EcoSportivamente, legare progetti ed imprese sportive alla tutela del Pianeta sembrava estremamente pionieristico. Una cosa di nicchia, ad essere ottimisti. Qualche anno dopo l’Uisp ha segnalato il podcast descrivendolo in questa maniera:

    Raccontare il legame tra sport e sostenibilità nella nostra società è invece la missione di EcoSportivamente un podcast, unico nel suo genere, in cui l’attivista ecologista Umberto Zimarri intervista i protagonisti e le protagoniste della rivoluzione ecologica nello sport.

    Oggi, parlare di sport e sostenibilità, invece, è sempre più naturale come giusto che sia. Un binomio che cresce di pari passo alla consapevolezza dell’importanza, ambientale e sociale, di entrambi.

    Lo sport può essere una delle chiavi di volta per raggiungere quella desiderabilità della transizione ecologica, parafrasando Alex Langer grazie alla sua trasversalità e alla sua capacità di trasmettere e diffondere messaggi. Nel frattempo i programmi governativi stanno mirando ad una razionalizzazione dell’approccio e delle azioni. Una visione unica calata nellle diverse discipline e nei diversi ambiti.

    Il programma più famoso in tal senso è lo “Sports for Climate Action“. Lanciato dalle Nazioni Unite, riassume quanto detto in precedenza, perseguendo due obiettivi:

    1. Raggiungere una traiettoria chiara per la comunità sportiva globale per combattere il cambiamento climatico, attraverso impegni e partnership secondo standard verificati, tra cui la misurazione, la riduzione e la rendicontazione delle emissioni di gas serra, in linea con lo scenario ben al di sotto dei 2 gradi sancito dall’accordo di Parigi;
    2. Utilizzare lo sport come strumento unificante per unire e creare solidarietà tra i cittadini di tutto il mondo per l’azione per il clima.

    Nelle storie di EcoSportivamente, le imprese o più semplicemente l’impegno nello sport diviene un mezzo per provare a migliorare il mondo che ci circonda.

    Come sempre, un passettino alla volta, in maniera “artigianale” proverò a dare voce a questo mondo sostenibile e sportivo che merita di essere conosciuto ed apprezzato.

    Francesca Clapcich: Believe, Belong, Achieve

    La storia di Francesca è una storia di sport, di sostenibilità e di libertà.
    Francesca è una velista italiana. Ha partecipato per ben due volte alle Olimpiadi nel 2012 e nel 2016. Nel 2017-2018, è stata membro dell’equipaggio di Turn the Tide on Plastic nella Volvo Oean Race. Ha vinto l’edizione 2022-2023 della prestigiosa gara The Ocean Race.

    In mezz’ora molti sono stati i temi trattati: il ruolo sociale dell’Atleta e le differenze tra Italia e Stati Uniti, il programma Believe, Belong, Achieve che la vede protagonista, l’orgoglio delle vittorie e la rabbia per le disparità salariali con i suoi colleghi, l’inquinamento da plastiche e microplastiche, la multiculturalità e la visione di un mondo senza barriere.

    “Ho vissuto personalmente la sfida di non essere accettata per quello che sono e di non avere pari opportunità o benefici dal mio sport, ma ora ho il privilegio di sentirmi libera di essere chi sono e di usare la mia voce per qualcosa che va oltre la mia persona. Quando tutti credono in se stessi e sentono di appartenere, insieme possiamo ottenere di più”.