Autore: Umberto Zimarri

  • La notte in cui tutte le vacche sono nere

    La notte in cui tutte le vacche sono nere

    Ogni giorno un sovranista italiano si sveglia e sa che dovrà gridare ancora più forte “Prima Gli Italiani” e correre più veloce del sovranista austriaco…
    Ogni giorno un sovranista austriaco si sveglia e sa che dovrà gridare ancora più forte “Prima Gli Austriaci” e dovrà correre più veloce del sovranista tedesco..
    Ogni giorno un sovranista tedesco si sveglia e sa che dovrà gridare ancora più forte “Prima i Tedeschi” e dovrà correre più veloce del sovranista olandese…
    Ogni giorno un sovranista olandese si sveglia e sa che dovrà gridare ancora più forte “Prima Gli Olandesi” e dovrà correre più veloce di tutti gli altri sovranisti, per dimostrare di essere il più nazionalista di tutti gli altri.

    Chi ha seguito la mia e la nostra campagna elettorale di un anno fa, lo ricorderà, lo ripetevamo spesso: l’internazionale nazionalista ha un piano chiaro, quello di far saltare l’Unione Europea, tout court. Il problema che sta venendo fuori in queste ore è politico, totalmente politico, il problema non è l’Europa ma il nazional-sovranismo. Può sembrare banale ma l’Europa non è un’entità astratta, l’Europa è fatta, banalmente, dagli Europei. Europei che votano i Governi. Chi ha il potere di prendere le decisioni, in questo momento, non sono i parlamentari europei, ma i Governi eletti da ogni stato membro. Pensateci, la vittoria dell’estrema destra in Olanda era stata festeggiata e acclamata da Fratelli D’Italia come se fosse una vittoria dello stesso partito. Semplicemente è così. Il partito dell’internazionale sovranista aveva vinto, ed oggi governa secondo quei dettati politici per loro sacrosanti che non prevedono certamente la solidarietà tra Stati e la visione continentale.

    Stanno venendo fuori quei problemi cronici che mai si è avuto il coraggio di affrontare, su tutti, i processi di democratizzazione delle istituzioni europee e l’assenza di partiti, realmente, europei capaci di declinare in ogni nazione lo stesso paradigma: lingue diverse per un unico grande messaggio. L’estrema destra, sfruttando la sua natura l’ha fatto, gli altri l’hanno timidamente accennato. La mancanza di un unica voce la stiamo pagando a caro prezzo, così come l’abbiamo pagata per l’incapacità di gestire il problema migratorio.

    Non esiste però la notte in cui tutte le vacche sono nere. Questo lo dobbiamo rigettare.

    Come possiamo vincere il pregiudizio dei paesi del nord, a cominciare proprio dalla Germania, che non vogliono condividere i rischi della nuova crisi con i paesi più deboli economicamente perché non vogliono pagare per il nostro debito?

    È nel loro interesse collaborare. Questa è una crisi senza precedenti e tutti i paragoni che si possono fare con la crisi dell’euro sono fuori luogo. Nessuno era preparato a questa crisi, sicuramente non eravamo preparati economicamente. E’ chiaro che questa crisi ha bisogno di una risposta europea perché nessuno può farcela da solo. Anche la Germania da sola non può farcela, perché nessuno potrà comprare i suoi prodotti. Non è possibile immaginare che nell’Unione Europea un paese da solo possa recuperare.

    Queste parole, per esempio, non sono state pronunciate da un italiano o da uno spagnolo. Ma da Ska Keller, la leader dei verdi tedeschi in Europa. Lo stesso potremmo dire del discorso da Gerhard Schröder sui Corona Bond

    Se è vero che bisogna fare di più e sono inaccettabili i veti di Olanda ( lo apriamo un dicorso sui paradisi fiscali?) e Germania, è altrettanto sacrosanto che senza l’ombrello di Bruxelles, saremo in una situazione che definire drammatica sarebbe estremamente riduttivo.

    Ora, però, bisogna fare e non si può fallire: o se ne uscirà insieme o non se ne uscirà. E’ il tempo in cui i ragionamenti globali devono diventare rapidamente azioni locali.

  • Discarica di Cerreto: nuova interrogazione parlamentare!

    Discarica di Cerreto: nuova interrogazione parlamentare!

    RIFIUTI, MURONI (LEU): BASTA PROROGHE E AMPLIAMENTI DELLA DISCARICA DI ROCCASECCA.
    I CITTADINI HANNO DIRITTO ALLA CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI

    “In questo periodo di emergenza, in cui tantissimi cittadini restano chiusi in casa per contenere il contagio del coronavirus, arrivano sorprese che non vorresti vedere. Ad esempio accade che la Regione Lazio chieda alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di annullare una deliberazione dello scorso anno con cui si vincolava l’autorizzazione alla sopraelevazione della discarica di Cerreto, a Roccasecca (Fr), ad un fattore temporale di 14 mesi e dimensionale di 10 metri lordi. Limiti introdotti in parziale accoglimento delle osservazioni del MiBACT.

    Questo malgrado in regione sia disponibile il sito di Colleferro e sia in arrivo una discarica di servizio per Roma. E Nonostante una relazione Ispra-Cnr sul sito di Cerreto evidenzi ripetuti superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione per manganese, ferro, arsenico, benzene, cloroformio, dicloropropano,1,2 dicloroetilene trans e 1,2 dicloroetilene cis. Un quadro ambientale grave che ha spinto la Provincia a diffidare la Mad srl, che gestisce il sito, ad eseguire interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale. Sull’area, che si trova in un territorio a rischio idrogeologico, permangono inoltre vincoli paesaggistici che consentono la sola prosecuzione di attività già autorizzate.

    Dopo una prima interrogazione su Roccasecca tuttora in attesa di risposta, con un nuovo atto di sindacato ispettivo raccolgo le istanze del territorio e torno a chiedere al governo quali iniziative intenda adottare per evitare che vengano presi in considerazione ulteriori ampliamenti o proroghe della discarica. Perché l’economia circolare non può essere solo uno slogan ma va realizzata a partire da una corretta gestione del ciclo dei rifiuti.  A tutela della salute dei cittadini sollecito, inoltre, l’esecutivo a realizzare finalmente un monitoraggio epidemiologico sugli eventuali rischi sanitari per i residenti”.

    Lo afferma la deputata LeU Rossella Muroni depositando una interrogazione al Ministero dell’Ambiente sulla situazione della discarica di Cerreto, a Roccasecca.

  • Far crescere ancora la montagna di rifiuti? No, grazie!

    La richiesta avanzata dalla Regione Lazio, oltre ad essere contraria alle norme che regolano l’ampliamento delle discariche, rappresenta un ulteriore schiaffo morale, civile e politico all’intero territorio del Basso Lazio. Risulta, inoltre, di pessimo gusto e fuori da ogni logica convocare una conferenza dei servizi di questa importanza, nel momento storico più difficile dal dopoguerra ad oggi e con soli due giorni di tempo per esaminare in maniera dettagliata la documentazione. 

    Dopo 12 mesi, siamo di nuovo nella situazione di partenza a causa dell’incapacità politica ed amministrativa di trovare soluzione alternative alla Discarica di Roccasecca, pertanto esprimo la mia totale avversità alla richiesta avanzata dalla suddetta Regione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ovvero quella di rendere immediatamente utilizzabili i volumi originariamente approvati con la determinazione n. G00573 23/01/2019.

    Con la medesima convinzione ribadisco il mio dissenso alla prosecuzione dell’esercizio dell’impianto per un periodo maggiore rispetto al termine del 14 maggio 2020.

    Tale dissenso non si fonda solo su ragioni di natura politica, ma sulle analisi oggettive degli organi competenti che hanno esaminato l’impatto ambientale e paesaggistico del sito di discarica sull’ambiente circostante.

    In relazione alla approvazione del PTPR con D.C.R. n. 5 del 02-08-2019, Il MIBACT nel procedimento di A.I.A per la costruzione del V Bacino di Discarica, sempre in località Cerreto, ha fatto notare che nell’area risulta essere presente un vincolo ricognitivo di piano, individuato ai sensi dell’art 134 c.1 lett c) ed art 143 c.1 lett d) del D.Lgs 42/04, “Aree Agricole della Campagna Romana e delle Bonifiche Agrarie”, regolamentate dall’articolo 43 delle N.T.A.  Nel caso in esame “l’interesse paesaggistico è da individuarsi in relazione della Piana del Fiume Liri, Gari e Sacco”, così come indicato al c.4 lett.h) dell’art.43 delle N.T.A.

    Sempre dall’analisi del parere del Ministero dei Beni Culturali l’area è parzialmente sottoposta a tutela paesaggistica per il vincolo ricognitivo di legge di cui all’art 142 c.1 lett.g) del D.Lgs 42/’04 ( aree boscate), per cui l’intervento non risulta conforme alle disposizioni di tutela di cui all’art.39 delle N.T.A del vigente P.T.P.R.

    Mutando quanto riportato nel predetto parere del MIBAC, anche alla luce del nuovo P.T.P.R., La sopraelevazione attualmente richiesta dalla Regione, così come la costruzione del del V Bacino, si colloca nella tipologia degli interventi di trasformazione del territorio come “recupero e ampliamenti” di cui al paragrafo 8.4.1. della Tabella B delle N.T.A., che consente in tali ambiti la solo prosecuzione dell’attività già autorizzata; non è consentito, invece, l’“ampliamento delle discariche”, intendendosi per esso sia la sopraelevazione della discarica, sia l’esercizio della stessa per un periodo di tempo non autorizzato.

    Nella Relazione Isrpa-CNR del Settembre 2019 si evidenziano, tra le altre cose, ripetuti superamenti delle CSC (valori di concentrazione soglia di contaminazione), tra i quali in particolare:

    •          Per quanto riguarda il Mn in tutti i punti di campionamento, si osservano superamenti anche notevoli della CSC

    •          Per quanto riguarda il ferro, la CSC è stata superata in 6 punti su 10

    •          L’arsenico presenta valori al di sopra delle CSC in tutti i punti campionati, fatta eccezione per il PZ08bis e il PZ13 nella campagna di settembre 2018. Il valore più alto è sempre stato registrato nel PZ11bis

    •          Come nelle campagne dei precedenti monitoraggi (2016-2018), si conferma la presenza di benzene nel PZ11bis con concentrazioni poco al di sopra della CSC; solo nella campagna di aprile 2019 tale parametro risulta essere leggermente inferiore alla CSC. Nella campagna di settembre 2018 sono state osservate tracce degli altri componenti dei BTEX in tutti i punti campionati.

    •          Nel piezometro PZ11bis vengono inoltre registrate, in tutte e tre le campagne, tracce di 1,2 Dicloropropano,1,2 Dicloroetilene trans e 1,2 Dicloroetilene cis.

    •          Nella campagna di aprile 2019, nel PZ16, è stato riscontrato cloroformio, con una concentrazione superiore alla CSC (pari a 0,24 μg/L)

    •          Concentrazioni elevate di CH4 e CO2 sono state misurate nel PZ11bis (2,8 mg/L e 237 mg/L) e secondariamente nel PZ10 (0,68 mg/L e 67,6 mg/L), suggerendo una possibile relazione tra i processi di dissoluzione e una migrazione dei gas di discarica in questo settore del sito in studio.

    Si ricorda inoltre che la A.S.L. Frosinone non ha ancora concesso il suo nulla-osta perché si è ancora in attesa di una valutazione dello stato di salute delle popolazioni circostanti. 

    Sulla base di tali dati, la Provincia di Frosinone con l’ordinanza n3/2019, del 6/12/2019, riteneva il sito in parola potenzialmente contaminato, a norma dell’art 240 del D.Lgs. 152/2006, in quanto uno o più valori di concentrazione delle sostanze inquinanti rilevate nelle matrici ambientali risultano superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC). Inoltre, evidenziava la presenza di una fonte attiva di contaminazione presso il sito in oggetto, la quale costituisce circostanza di “elevata pericolosità”, per la salute umana e per l’ambiente, contribuendo alla progressiva contaminazione delle matrici ambientali circostanti. Per tale motivo l’Ente Provinciale diffidava la Societa Mad S.r.l, a provvedere ai sensi dell’art.242 del D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii, ad eseguire i necessari interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dello sito, entro 30 giorni dalla notifica dell’ordinanza.

    È vero che tale ordinanza risulta impugnata innanzi al T.A.R. Lazio – Sez. Latina, ma è pur vero che ad oggi ancora non abbiamo a disposizione altri studi che smentiscano quanto accertato dall’IRSA-CNR nella citata relazione di settembre 2019, da cui emergono gravi rischi per la salute.

    Tra, l’altro, L’Arpa Lazio nella sua nota del 27/02/2020, redatta a seguito del progetto di ampliamento della discarica in oggetto con la costruzione di un V bacino di discarica, in qualche modo conferma quanto riportato nella citata relazione dell’IRSA, facendo notare, elementi significativi riguardo la superficialità e l’inaffidabilità, anche in riferimento allo stato impiantistico in essere, dell’ente gestore della discarica che devono essere oggetto di seria riflessione in questa sede. In particolare, mi preme segnalare alcuni passaggi:

    • Circa i sistemi di monitoraggio adottati per le acque sotterranee si rileva che il Gestore dichiara che la rete dei piezometri è costituita da 11 piezometri denominati PZ5, PZ6, PZ7, PZ8, PZ9, PZ10, PZ11, PZ12, PZ13, PZ14 e PZ15. Il Gestore dichiara altresì che la localizzazione di tali piezometri è stata definita in accordo con il modello idrogeologico dell’IRSA-CNR, tuttavia non fornisce alcun elemento a supporto di ciò. Dalle Tabelle allegate si evince che la rete piezometrica utilizzata per il monitoraggio non può essere quella richiamata nel Piano, infatti, a titolo di esempio, si rappresenta che è stata disposta la chiusura per i piezometri PZ5, PZ6 e PZ7, ma, contrariamente a quanto sopra, il Gestore li individua ancora al fine dello svolgimento del monitoraggio previsto per le acque sotterranee. Altresì, con riferimento al PMeC, si evidenza che i piezometri indicati al fine del monitoraggio sono invece i seguenti: PZ7Bis, PZ8Bis, PZ9Bis, PZ10, PZ12, PZ13, PZ14, PZ15, PZ16, PZ17, ma alcuni di questi risultano ancora in fase di realizzazione.
    • Si rappresenta che non risultano individuati, con riferimento all’assetto impiantistico in essere, i rifiuti prodotti dalla grigliatura grossolana svolta al fine del trattamento delle acque di prima pioggia;

    Da tutte le considerazioni emerse, risulta chiaro oltre ogni ragionevole dubbio che il sito in essere è potenzialmente contaminato e non risulta possibile considerare alcuna richiesta di ampliamento o proroga, ma a rigor di legge e logica si dovrebbe procedere in tempi rapida alla bonifica ed alla messa in sicurezza.

    A queste considerazioni di natura tecnica si aggiunge un ulteriore elemento. Non risulta comprensibile come mai la Regione Lazio inviti la Presidenza del Consiglio a modificare la deliberazione del 7 Marzo 2019, quando è a conoscenza che è presente sul territorio regionale, a Colleferro, una discarica pubblica con volumetrie ancora disponibili e non utilizzate!

     Una tale decisione comporterebbe un evidente sperpero di denaro pubblico.

    Faccio notare, infine, che l’emergenza attuale non è assolutamente causata dalla situazione medico-sanitaria, purtroppo, presente in Italia in questi giorni, ma dalla negligenza di chi in questi anni ha gestito il ciclo dei rifiuti nel Lazio e al contempo, visti i dati delle analisi Ispra e le considerazioni dell’Ente Provinciale, continua ad esporre la popolazione a potenziali e seri rischi per la salute.

    Il Consigliere Umberto Zimarri

  • Prospettive per il futuro

    Prospettive per il futuro

    L’ennesima emergenza rimette in tavola questioni che la crisi del modello associativo fin qui conosciuto ha progressivamente sepolto, tentando di rimuoverlo definitivamente insieme a concetti come solidarietà, cooperazione, mutualità, welfare e via declinando la necessità di essere “società”.

    Molto tempo è passato, e molte cose sono mutate da quando il vecchio di Stagira accreditava la caratteristica “sociale” dell’uomo e tuttavia la natura stessa, che sia madre o matrigna poco importa, si incarica ogni tanto di riportare alla luce le radici di quell’essenza, che non è affatto istintiva e invece, proprio come i tratti somatici (con buona rassegnazione dei razzisti) è frutto dell’esperienza accumulata nei tempi.

    Esperienza non necessariamente consapevole, così come quella che ci fa la pelle scura o i capelli biondi. E tuttavia in grado di plasmare la nostra effettiva tendenza ad essere. Qualcosa di complesso, di non immediatamente o schematicamente riducibile a formula, ma che tuttavia necessita di tempi storici per modificarsi. 

    Intendiamo, nel caso specifico, la tendenza talmente depositata da essere percepita come “naturale” (nel senso di insita, connaturata) ad essere animali sociali, a ricercare cioè, e costruire, strutture di compartecipazione allo sforzo di vivere. Compartecipazione che si rivela sia negli aspetti economici che in quelli affettivi, sia nelle conquiste culturali che nelle condizioni di convivenza.

    E proprio quando i rapporti economici tendono a promuovere l’individualismo e si indebolisce progressivamente l’idea del “privato” come “politico” nell’illusione di poter bastare ciascuno a sé stesso, la casualità di un problema cui non siamo preparati e contro cui le risposte individuali non hanno alcun effetto, ci ripone di fronte alla questione se sia o meno possibile fare a meno dei concetti e delle pratiche di cui all’inizio (solidarietà, cooperazione,…).

    Un terremoto devastante come quello del Centro Italia o l’incendio dell’Australia o dell’Amazzonia o le alluvioni ormai sempre più ampie e frequenti, le lunghe guerre con orrendi massacri di inermi e innocenti e cospicue devastazioni dell’ambiente ci fanno sentire deboli e poveri. Ma fenomeni simili sono comunque considerati circoscritti, “locali” e inducono al più a sperare che non tocchi a noi e fare qualche piccola donazione taumaturgica.

    Quando la tragedia assume proporzioni generali, ossia in senso letterale investe il genere umano intero, come nel caso dei fondamentalismi criminali del terrorismo internazionale, o come una pandemia mortifera e sconosciuta come quella che affrontiamo oggi, nessuno si sente più protetto, relativamente al sicuro, nessun rifugio è inviolabile. 

    E allora ci si riscopre umani, si dichiara il desiderio di contatto umano, sia pure nelle forme ingenue dell’abbraccio, della convivialità spicciola, e piano piano si comincia a ricostruire almeno l’immagine delle relazioni, e della loro necessità pratica, vitale, non certo ideologica.

    Si smette di vedere gli altri come ostacoli alla propria libertà ed autodeterminazione, al contrario li si considera indispensabili per la promozione di sé, che può avvenire solo attraverso relazioni effettive, scambi, riconoscimento, non certamente attraverso l’autocompiacimento della clausura fisica o comportamentale che sia.

    Ora, se fossimo tutti sinceri, dovremmo anche veder sparire le illusioni nazionalistiche, razzistiche, discriminatorie in genere, inconsistentemente fondate sulle differenze come fossero limitazioni e non invece ricchezze. Il genere, i limiti fisici e psichici, la salute, il censo, il livello culturale, il ruolo sociale, i caratteri somatici non dovrebbero più valere come elemento di gerarchizzazione della popolazione, la quale dovrebbe naturaliter divenire finalmente popolo, inteso come collettività cosciente, consapevole, impegnata per il progresso comune e generale delle condizioni materiali di vita. Dove per condizioni materiali si intende non solo ciò che attiene ai bisogni fisici, ma tutto quanto concorre “materialmente”, ossia di fatto, allo sviluppo della dignità umana.

    Tutti vediamo, con una certa volontà di fiducia, come si manifesta oggi, nella necessità di stare lontani, la voglia di stare vicini che decliniamo come possiamo, rimettendo il tricolore a segnale di unità, non più quindi come distintivo ma come aggregante, dentro il quale, come vorrebbe la Costituzione che è il programma di una società e non un testo lirico, c’è posto per tutti purché non ne tolgano ad altri. Cantiamo dai balconi e ci commuoviamo per il sacrificio di chi opera per combattere il virus non solo per mestiere, per dovere contrattuale, ma nella grandissima maggioranza anche per alto senso civico, per quello che un tempo si sarebbe chiamato dovere morale. Cerchiamo perfino di sdrammatizzare, un po’ ridendoci sopra con esorcismi satirici, un po’ cercando rassicurazione in auspici sentimentali e tutto sommato infantili come “andrà tutto bene” o “insieme ce la faremo”.

    Infantili e sentimentali, non stupidi. Perché, sia pure in una declinazione quasi nazional-popolare, questi atteggiamenti rimettono in vista l’essenza della lunga battaglia della civiltà contro la barbarie: mentre tutto il mondo si sforza di conservare l’umanità, la disumanità qui e là fa comunque capolino, a ricordarci che la virtù non è automatica e che bisogna combattere per preservarla. Trump e Johnson, qualche sciacallo che ruba dall’ospedale i presidi di difesa dal contagio, nella loro ignobile manifestazione, rafforzano però la reazione positiva, intanto di condanna e subito dopo di allontanamento da chi propugna egoismi e pratiche socialmente delinquenziali.

    Che questa esperienza produca riposizionamenti nelle relazioni di massa e accenda qualche lanterna su aberrazioni come razzismi, sessismi, fobie e altre tragedie, è abbastanza prevedibile. Quali saranno le dimensioni e soprattutto la durata di queste riacquistate facoltà è da vedere.

    Però su questo si può intervenire. Lo si può fare a livello istituzionale (altrimenti non si capisce a che serva la democrazia) e anche a livello sociale, intervenendo come cittadini organizzati (meglio) o singoli per riproporre una lettura civile, umana, dignitosa dei rapporti sociali, dei diritti, delle finalità del nostro operare.

    Come ANPI ci auguriamo e lavoreremo affinché anche questa guerra sia di monito e ci consegni, oltre ai lutti e ai danni, la possibilità di promuovere con maggior forza ed efficacia gli strumenti per la costruzione ed il rafforzamento di quanto è messo in discussione dall’individualismo, dal consumismo, dalla spettacolarizzazione della vita stessa.

    Giovanni Morsillo – Presidente provinciale Anpi Frosinone

  • L’Emilia- Romagna, noi e la sfida per il futuro

    L’Emilia- Romagna, noi e la sfida per il futuro

    Il muro non è crollato, Stalingrado è ancora salva. Ad occhio e croce, per la sinistra queste elezioni erano diventate il classico dentro-fuori, più simile ad una semifinale di Coppa, utile a salvare la stagione che ad una “semplice” elezione regionale e diciamo che già questo dovrebbe farci riflettere sui disastri combinati ad ogni livello.

    La notizia più bella che ci fa guardare con speranza al futuro è certamente il successo clamoroso di Elly Schlein. 22098 preferenze. La più votata. Il dato sorprende per dimensioni, certo, ma chi ha avuto modo di conoscerla personalmente era sicuro di una grande affermazione. Perché diciamolo chiaramente quei voti sono davvero meritati. Nella sua sfida “Coraggiosa” ci sono certamente quei principi che tante e tanti cercano da tempo: la capacità di fare squadra, la freschezza dei contenuti, l’onestà, la capacità, una politica che studia gli argomenti ma è capace al contempo di renderli popolari, la chiarezza e per l’appunto il coraggio di dire le cose come stanno. “Siamo andati bene – ha detto – anche nelle aree di provincia e in Appennino. Non vogliamo fare la sinistra della ztl, perché la sinistra può e deve tornare a parlare a quei territori che si sono sentiti un po’abbandonati». Questa è la chiave di volta per togliere le radici al salvinismo: le periferie, le campagne, le zone interne. Luoghi in cui servizi sono stati depotenziati, in cui i paesi invecchiano, in cui i cittadini spesso si sentono e vengono trattati come persone di Serie B.

    Questo modello è replicabile? Sì, certamente sì, a patto che il progetto non sia guidato dalla voglia di accapararsi un seggio, una poltrona, un ruolo in prima fila ( tutto quello che ha ammazzato nella culla Leu), ma sia animato da quei principi di eco-socialismo e di lotta alle disguguaglianze, necessari oggi in Italia. Un soggetto in cui sia presente un vero e profondo cambio generazionale al vertice. Il tema come ha osservato Andrea, non è entrare o no nel Pd, il punto cruciale è la ricostruzione del campo progressista, il superamento delle isole l’una contro l’altra armate dell’arcipelago della sinistra, un grande, paziente, capillare lavoro culturale e politico.

    Un’identità chiara, dei punti programmatici netti e riconoscibili, un lavoro lungo e paziente sul territorio. Se qualcosa ho imparato da questi anni di militanza politica è che le persone hanno bisogno di conoscere e riconoscere i candidati ed il loro staff. Di esserci non solamente in campagna elettorale, ma di esserci sempre 365 giorni l’anno. Vogliono che qualcuno si prenda cura dei loro problemi e dei loro sogni.

    Un’altra considerazione che sento di condividere riguarda banalmente che le piazze social, senza le piazze reali valgono poco. Questo ce l’hanno ricordato le sardine che hanno semplicemente mobilitato le persone che non ci credevano più, che erano deluse ( giustamente) dalle politiche (sbagliate) di questi anni. La sinistra,tutta, nel decennio passato ha smesso di mobilitare, di essere in piazza, si è chiusa su se stessa. Ha giocato sempre in difesa. Ora no, bisogna tornare ad incontrarsi, a confrontarsi, a trovare punti di incontro, ad ascoltare il mondo reale, ad unire la visione con un solido pragmatismo territoriale. Non possiamo accontentarci solamente di un nobile lavoro culturale.

    Naufraga il M5S nella Regione che l’aveva visto nascere: se ripeti per anni che di notte tutti i gatti sono neri, ma poi viene il giorno e si nota la differenza tra un Salvini qualsiasi ed il resto del Mondo, se governi indistintamente sia con il Pd, sia con la Lega, se al al tuo interno hai politici opposti per Dna, se i tuoi Ministri, nella stragrande maggioranza dei casi, sono inadeguati al loro compito, arriva il momento in cui ti sciogli come neve al sole. La campana suona per tutti.

    Insomma guardiamo al futuro con un pizzico di speranza in più, ma con la convinzione che un cambio di passo a livello nazionale e sui territori, non sia solo auspicabile ma necessario.

  • Pretendiamo Chiarezza

    Pretendiamo Chiarezza

    Pubblico integralmente la lettera che ho inviato a sua Eccellenza il Prefetto di Frosinone, ieri 28-10-2019, a seguito della votazione per l’elezione dei membri della Comunità Montana del 9.9.19 , sulla quale continuiamo a non vederci chiaro e sulla quale pretendiamo chiarezza.

    Alla cortese Attenzione di/del/delle

    Sua Eccellenza Il Prefetto della Provincia di Frosinone, Dr. Ignazio Portelli

    Gentile Segretario Comunale, Dottoressa Anna Parisi
    Ill.mo Sindaco di San Giovanni Incarico, Ing. Paolo Fallone

    Gentili Scrutatrici
    Consigliere Dott. Isabella Corsetti,
    Consigliere Dott. T. Raso,


    Oggetto: delibera del Consiglio Comunale del 9.9.19 n.  18: nomina dei rappresentati della Comunità Montana del Lazio “Monte Ausoni”.


    In riferimento alla nota del 7.10.19 a firma del Segretario Comunale di San Giovanni Incarico, allegata alla presente mail, mi preme fare alcune precisazioni al fine di giustificare la mia richiesta di copia o, eventualmente, della sola visione del brogliaccio utilizzato per la stesura della delibera in oggetto.
    Premetto che dopo la discussione, per ragioni politiche che qui è inutile precisare, ho abbandonato l’aula consiliare senza partecipare alla votazione dei rappresentati della Comunità Montana dei Monti Ausoni, posizionandomi in prossimità della stessa.
    A conclusione del Consiglio Comunale, sia io che tutti i presenti con cui ho avuto modo di parlare abbiamo potuto constatare che il Sindaco, nel proclamare quali rappresentanti della Comunità Montana i consiglieri Tania Raso e Carbone Antonio, ha dichiarato il seguente risultato della votazione:
    n. 5 voti al consigliere di minoranza Tania Raso
    n. 3 voti al consigliere di maggioranza Antonio Farina
    n. 2 voti al consigliere di minoranza Zimarri Umberto
    n. 2 voti al consigliere di maggioranza Carbone Antonio.

    Conclusa la votazione, il consigliere Bortone Giorgio ha obiettato che, data la parità di voti, il Sindaco avrebbe dovuto eleggere il sottoscritto, quale consigliere più giovane di età, rispetto a Carbone Antonio.


    Nella delibera precisata in oggetto, invece, pubblicata sull’albo pretorio on line del Comune (allegata), il risultato della votazione è diverso (4 voti assegnati alla consigliera Tania Raso e 3 voti al consigliere Carbone) e l’osservazione del Consigliere Bortone non è riportata.
    Da qui la mia richiesta di visione delle schede elettorali e del brogliaccio, in modo da verificare se vi fosse stato un errore di trascrizione tra quanto avvenuto nel corso del Consiglio e riportato nel brogliaccio del Segretario e quanto poi riportato nella delibera pubblicata sull’albo.   
    Il giorno dopo la mia richiesta, sono stato convocato presso la sede comunale e durante un colloquio privato mi è stato comunicato dal Sindaco, Ing. Paolo Fallone, che nel dichiarare in Consiglio i voti a scrutinio segreto raccolti dai singoli consiglieri si era sbagliato, per cui il risultato elettorale corretto era quello riportato nella delibera in oggetto; nel contempo, la Dottoressa Parisi mi ha comunicato l’impossibilità di visionare il brogliaccio del Consiglio e sono stato anche rassicurato del fatto che presto avrei ricevuto una comunicazione a chiarimento dell’accaduto.
    Purtroppo così non è stato.
    Con la comunicazione allegata il Segretario mi ha ribadito il diniego all’accesso del suo brogliaccio, con le medesime motivazioni comunicatemi personalmente, per cui non ho modo di verificare se ha errato il Sindaco nel dichiarare i voti raccolti dai singoli Consiglieri o se, invece, tale errore sia stato commesso dal Segretario Comunale.
    A tal proposito mi permetto anche di evidenziare che le schede elettorali che mi sono state poste in visione, in calce alla comunicazione allegata, non sono idonee a garantire la genuinità della votazione riportata nella delibera in oggetto, perché sono evidentemente prive di qualsiasi preventiva vidimazione, che immagino sia invece necessaria.

    Precisato quanto sopra, senza entrare nel merito della legittimità a richiedere copia del citato brogliaccio, credo sia interesse del Segretario Comunale e dell’intera Amministrazione comunale fare chiarezza su tale grave equivoco, mostrando quanto trascritto nell’immediatezza della votazione.  
    Ciò, anche in considerazione del fatto che la stessa Consigliera Dottoressa, Tania Raso, che ha avuto modo di esaminare i singoli voti durante il Consiglio nella sua veste di scrutatrice- in più occasioni, anche dopo la pubblicazione della delibera in esame, ha dichiarato sui social network di aver riportato 5 voti in suo favore e non 4 come riportato nella delibera allegata.
    Tra l’altro, mi resta difficile crede che il Sindaco si sia sbagliato nell’assegnare un voto in più a Tania Raso e, nel contempo, abbia commesso lo stesso errore assegnando un voto in meno a Carbone Antonio.
    Così come mi resta difficile credere che, nell’ascoltare il Sindaco dichiarare in modo errato i voti raccolti dai singoli consiglieri, né il Segretario Comunale, né le scrutatrici siano intervenute in Consiglio per correggerlo e non hanno ritenuto di doverlo fare nemmeno dopo il riferito intervento del consigliere Bortone.


    Qualcosa non quadra, per cui nell’interesse di tutti sarebbe bene essere il più trasparenti possibili e fare chiarezza su questa vicenda.

    Per tale ragione chiedo anche al Sindaco ed alle Consigliere scrutatrici, a cui è indirizzata la presente, di fornire la loro versione dei fatti in modo da far chiarezza sull’accaduto.

    Nel contempo, se possibile, chiedo all’Ill.mo Sig. Prefetto di porre in essere tutte le verifiche ritenute opportune per chiarire le contraddizioni emerse tra quanto dichiarato dal Sindaco nel corso del Consiglio comunale del 9.9.19 e quanto riportato nella relativa delibera consiliare.

    Nel caso non avvenisse quanto richiesto, si richiede l’annullamento della delibera in questione.


    Per concludere mi sia permesso un ultimo appunto.
    Chi è più competente di me mi ha riferito che la votazione collegiale a scrutinio segreto, con il voto limitato, sia legittima ed in più occasioni la giurisprudenza ha riconosciuto la legittimità dell’elezione di un rappresentante della minoranza con i voti della maggioranza; è anche vero però che recentemente il Tar Puglia, con la sentenza n. 1070/15, vedi allegato, ha ritenuto illegittima l’ingerenza della maggioranza nell’eleggere con i propri voti un rappresentante della minoranza, così come è accaduto  nel nostro caso.
    Per tale ragione mi chiedo se non sarebbe stato meglio e più corretto non approfittare delle lacune legislative e lasciare alla minoranza il diritto di scegliere il suo rappresentante?


    In attesa di un cortese riscontro, porgo cordiali saluti.

    Il Consigliere Comunale di San Giovanni Incarico, Dott. Umberto Zimarri

  • Ampliamento Discarica Roccasecca- Le mie osservazioni

    Ampliamento Discarica Roccasecca- Le mie osservazioni

    Oggi, 14 ottobre 2019, si è tenuta presso la sede della Regione Lazio, in Via Del Tintoretto, la conferenza di Servizi riguardo il progetto di ampliamento della Discarica di Cerreto con la conseguente creazione del V Bacino di discarica. Qui tutte le info.

    Qui il link al post che riassume le vicende odierne, del Sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco.

    Si riportano integralmente le osservazioni presentate e messe agli atti del procedimento.

    Le motivazioni del Mio No

    1          QUADRO EUROPEO DI RIFERIMENTO

    Il progetto di ampliamento della discarica per rifiuti risulta sottoposto ad istanza di Valutazione d’Impatto Ambientale, ai sensi della Parte II del D.Lgs. 152/06 e smi.

    L’Allegato III alla Parte II del D.Lgs. 152/06 e smi, che elenca le categorie di impianti ricadenti in VIA, alla lettera p) cita le “discariche di rifiuti urbani non pericolosi con capacità complessiva superiore a 100.000 m3” nonché “discariche di rifiuti speciali non pericolosi […] con capacità complessiva sino a 100.000 m3”.

    In base a quanto dichiarato nella Sintesi Non Tecnica presentata dalla Ditta MAD Srl, la discarica dal punto di vista progettuale presenta una volumetria complessiva pari a 1.069.896 m3 ed una capacità complessiva pari a 760.614 t, prevedendo un conferimento medio giornaliero di rifiuti stimato in 500 t/g, per una durata di 68 mesi.

    Tale progetto risulta essere in completa contrapposizione con le politiche di smaltimento dei rifiuti contenute nella

    • DIRETTIVA (UE) 2018/850 DEL PARLAMENTO EUROPEO
    • DIRETTIVA 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98 sui rifiuti
    • DIRETTIVA DEL CONSIGLIO del 30 maggio 2018 che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti.

    Dal 4 luglio 2018, tale pacchetto normativo è in essere anche nel nostro Paese, mentre il progetto in discussione è stato discusso già nell’autunno del 2015.

    Il nuovo impianto normativo europeo prevede infatti degli standard estremamente stringenti riguardo il conferimento in discarica. Nel dettaglio si riportano di seguito alcuni passaggi estratti dalla direttiva:

     (art 1, DIRETTIVA (UE) 2018/850) La gestione dei rifiuti nell’Unione dovrebbe essere migliorata per salvaguardare, tutelare e migliorare la qualità dell’ambiente, proteggere la salute umana, garantire un utilizzo accorto, efficiente e razionale delle risorse naturali, promuovere i principi dell’economia circolare, incrementare l’efficienza energetica e ridurre la dipendenza dell’Unione dalle risorse importate.

    (art 2, DIRETTIVA (UE) 2018/850) Dovrebbero essere rafforzati gli obiettivi della direttiva 1999/31/CE del Consiglio che stabiliscono restrizioni in merito al collocamento in discarica, affinché riflettano più incisivamente l’ambizione dell’Unione di passare a un’economia circolare e di fare progressi nell’attuazione della comunicazione della Commissione del 4 novembre 2008 su «L’iniziativa «materie prime»… La Commissione e gli Stati membri dovrebbero assicurare che tale riduzione rientri nell’ambito di una politica integrata che garantisca una corretta applicazione della gerarchia dei rifiuti, promuova una transizione verso la prevenzione, compresi il riutilizzo, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio e impedisca il passaggio dal collocamento in discarica all’incenerimento.

    (art 10, 2018/850) La progressiva riduzione del collocamento in discarica è indispensabile per evitare impatti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente e assicurare il recupero graduale ed efficace dei materiali di rifiuto con valore economico grazie a una loro adeguata gestione, in linea con la gerarchia dei rifiuti di cui alla direttiva 2008/98/CE. Tale riduzione dovrebbe evitare lo sviluppo di una sovracapacità per gli impianti di trattamento dei rifiuti residui, come per esempio attraverso il recupero di energia o il trattamento meccanico-biologico di scarsa qualità dei rifiuti urbani non trattati, in quanto ciò potrebbe pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi unionali di lungo termine in materia di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti urbani stabiliti dalla direttiva 2008/98/CE. …..

     (paragrafo 3/bis, direttiva 1999/31, modificata con la direttiva del 30 maggio 2018): Gli Stati membri si adoperano per garantire che, entro il 2030, tutti i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo, in particolare i rifiuti urbani, non siano ammessi in discarica, a eccezione dei rifiuti per i quali il collocamento in discarica produca il miglior risultato ambientale conformemente all’articolo 4 della direttiva 2008/98/CE.

    (paragrafo 5, direttiva 1999/31, modificata con la direttiva del 30 maggio 2018): Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che entro il 2035 la quantità di rifiuti urbani collocati in discarica sia ridotta al 10 %, o a una percentuale inferiore, del totale dei rifiuti urbani prodotti (per peso).

    Tali obiettivi vengono sintetizzati anche nella Comunicazione, della Commissione Europea al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato delle regioni, dal titolo: “Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti”. A pagina 10 di tale Comunicazione si legge quanto di seguito riportato:

    Per incrementare i benefici economici, sociali ed ambientali derivanti da una migliore gestione dei rifiuti urbani, la Commissione propone di:

    • aumentare la percentuale di rifiuti urbani riutilizzati e riciclati portandola almeno a 70% entro il 2030;

     • aumentare la percentuale di rifiuti di imballaggio riciclati portandola a 80% entro il 2030, con obiettivi intermedi di 60% entro il 2020 e 70% entro il 2025, con obiettivi per determinati materiali;

    • vietare il collocamento in discarica dei rifiuti riciclabili di plastica, metallo, vetro, carta e cartone e dei rifiuti biodegradabili entro il 2025, e chiedere agli Stati membri di impegnarsi per abolire quasi completamente il collocamento in discarica entro il 2030

    • promuovere ulteriormente lo sviluppo di mercati delle materie prime secondarie di qualità, anche valutando l’opportunità di introdurre criteri di fine vita per determinati materiali;

    Si ricorda che da un punto di vista giuridico la Direttiva Europea vincola gli Stati Membri al raggiungimento degli obiettivi indicati.

    Da un punto di vista generale, il Legislatore Europeo ha diretto la sua azione normativo-politica verso una piena attuazione dei principi di economia circolare e verso l’obiettivo finale di rifiuti zero. Tale indirizzo risulta in profonda contrapposizione con quanto si può leggere nel progetto di ampliamento della discarica di Roccasecca. Il progetto di Costruzione del V Bacino, già presentato nell’autunno del 2015 e riproposto tal quale, si muove in direzione opposta rispetto alle logiche europee di riferimento e non tiene conto degli specifici aggiornamenti in materia che nel frattempo si sono succeduti.

    2          QUADRO REGIONALE DI RIFERIMENTO

    La Giunta della Regione Lazio il 2 agosto del 2019 ha deliberato il nuovo Piano dei Rifiuti per il periodo 2019-2025. Come è possibile leggere nel Testo dell’Atto n. 592 del 02/08/2019 anche la Regione Lazio, ha logicamente tenuto conto del quadro di riferimento europeo considerando nel suo Piano di gestione le nuove direttive europee, come si evince dagli estratti di seguito riportati.

    VISTE le nuove direttive contenute nel pacchetto UE sull’economia circolare, pubblicate nella GUUE del 14.06.2018 e che prevedono la modifica di sei Direttive europee e riformano l’economia circolare:

     Direttiva (UE) 2018/849 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica le direttive 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso, 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche;

     Direttiva (UE) 2018/850 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti;

     Direttiva (UE) 2018/851 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti;

     Direttiva (UE) 2018/852 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio

    Considerata l’incongruenza descritta nel paragrafo precedente tra gli indirizzi delle Direttive Europee e la natura del Progetto in discussione e considerato che tali Direttive vengono interamente assunte come premessa del nuovo Piano di Gestione Rifiuti della Regione Lazio, il progetto risulta in contrasto anche con il quadro di riferimento normativo della Regione Lazio.

    Il fabbisogno impiantistico della Provincia di Frosinone

    Nelle tabelle successive viene riportato il fabbisogno impiantistico dell’ATO Provincia di Frosinone estratto dall’ Allegato 3 della Deliberazione Giunta Regionale – numero 592 del 02/08/2019 in riferimento al quinquennio 2020-2025.

    Tabella 137 – Ipotesi I – conferimento a discarica del 25% di FOS – Ato Frosinone

      Scenario 1 (minimale 70%)
      Rifiuti a discarica 25% FOS Totale
           
    2020 7.404 6.694 14.098
    2021 7.090 6.393 13.483
    2022 6.785 6.101 12.886
    2023 6.487 5.814 12.301
    2024 6.195 5.533 11.728
    2025 5.909 5.256 11.165
          75.661

    Tabella 138 – Ipotesi I – conferimento a discarica del 75% di FOS – Ato Frosinone

      Scenario 1 (minimale 70%)
      Rifiuti a discarica 25% FOS Totale
           
    2020 7.404 20.081 27.485
    2021 7.090 19.180 26.270
    2022 6.785 18.302 25.087
    2023 6.487 17.443 23.930
    2024 6.195 16.599 22.794
    2025 5.909 15.768 21.677
          147.243

    Le volumetrie proposte nel Progetto di ampliamento non trovano alcun riscontro con il fabbisogno della Provincia di Frosinone.

    Nella configurazione prevista dal Piano si evidenzia infatti che l’ATO di Frosinone per quanto riguarda il fabbisogno impiantistico di discarica è soddisfatto, anche se non completamente nella peggior configurazione di scenario. In tale ipotesi comunque il disavanzo sarebbe minimo poiché, prendendo come riferimento temporale il mese di luglio 2019, le volumetrie residue di discarica risultano essere le seguenti:

    • la discarica per rifiuti non pericolosi MAD Srl – località Fosso Crepacuore – Civitavecchia (RM) ha una volumetria residua utile di mc 183.904;

    • la discarica per rifiuti non pericolosi MAD Srl- località Cerreto, snc – Roccasecca (FR) ha una volumetria residua utile di mc 119.263

    • la discarica per rifiuti non pericolosi Ecologia Viterbo sita in Viterbo, Località Le Fornaci, ha una volumetria residua utile di circa 12.000 m3.

    • la discarica Lazio Ambiente SpA per la quale non sono pervenuti dati si assuma il dato che dovrà chiudere entro il 31 dicembre 2019 pertanto non c’è volumetria residua dal 2020.

    Nel sito istituzionale della Regione Lazio (https://www.regione.lazio.it/rl_main/?vw=newsDettaglio&id=5023) il nuovo Piano Regionale di Rifiuti viene così sintetizzato:

    • Sviluppo dell’economia circolare;
    • Riequilibrio territoriale del fabbisogno impiantistico in ogni Ato provinciale;
    • Introduzione del sub-ambito di Roma Capitale;
    • Innovativo presidio industriale di Colleferro e raccolta differenziata al 70% nel Lazio entro il 2025;
    • Legalità e investimenti regionali per sostenere Comuni e aziende pubbliche nella realizzazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.

    Si può leggere, inoltre, che sono previsti cinque ambiti territoriali ottimali, uno per ogni Provincia.

    Per tale ragione si richiede la disattivazione della Conferenza di Servizi poiché la configurazione prevista dall’azienda proponente non può in alcun modo risultare a servizio dell’Ato di Frosinone ed è in palese contrapposizione anche con gli obiettivi prefissati dal Piano Regionale Rifiuti della Regione Lazio.

    Si ricorda, infine, che la convocazione odierna per discutere l’eventuale riapertura dell’iter progettuale per l’ampliamento della discarica è stato motivato proprio con l’aggiornamento del nuovo Piano di Gestione Rifiuti della Regione Lazio.

    3  VALUTAZIONE IMPATTO SALUTE PUBBLICA

    Nell Sintesi Non Tecnica presentata viene fornito un quadro di riferimento della salute pubblica (Paragrafo 9.5 pagina 55) e la valutazione degli impatti previsti su tale componente (Paragrafo 10.5 pagina 65).

    Per quanto riguarda il quadro di riferimento relativo alla salute pubblica, nella Sintesi Non Tecnica si legge:

    “Gli effetti sulla salute dell’esposizione a impianti di trattamento dei rifiuti sono un argomento da lungo tempo dibattuto. Negli ultimi anni alcuni studi hanno messo in luce una maggiore frequenza di decessi e malattie per alcune cause tumorali e non tumorali e di eventi sfavorevoli della gravidanza (malformazioni congenite, basso peso) tra i residenti nelle zone circostanti gli impianti

    […]

    Non è corretto valutare la probabilità di un rischio per la salute rappresentato da queste fonti inquinanti basandosi solo su uno o pochi studi: solo l’analisi scientifica dell’insieme delle ricerche può dare un quadro realistico della situazione. Ad oggi, quindi, non si può dire che esistano prove solide che attestino un rischio sanitario conseguente al vivere vicino a discariche e inceneritori.

    […]

    Nello studio in questione si è presto a riferimento il progetto ERAS Lazio

    […]

    Le conclusioni a cui è giunto lo studio è che, per i residenti nei 5 Km dagli impianti di discarica del Lazio, il quadro di mortalità e morbosità è relativamente sovrapponibile a quello regionale.”

    Viene dunque messa in evidenza l’assenza di prove scientifiche che colleghino il rischio sanitario alla presenza di discariche.

    Per quanto riguarda, invece, la valutazione degli impatti sulla salute pubblica, nella Sintesi Non Tecnica si legge:

    “Anche in riferimento alla fase di gestione operativa dell’impianto di cui trattasi, l’ubicazione propria dell’impianto, nell’ambito di un tessuto di fatto già compromesso dall’attività in essere e caratterizzato dalla assenza di aree residenziali nelle vicinanze, è garanzia di poca concretezza di impatto ascrivibile ai fattori impattanti pur presenti, evidentemente.

    […]

    Anche in questa fase, pertanto, i maggiori impatti riguarderanno, per lo più, il personale addetto all’impianto”

    In questo caso, dunque, viene considerato come maggiore impatto sulla salute pubblica, quello che coinvolgerebbe il personale addetto all’impianto.

    È bene però rimarcare innanzitutto che l’area in questione non risulta caratterizzata dall’assenza di aree residenziali, poiché a poche centinaia di metri risulta ubicata la contrada di San Cataldo (Comune di San Giovanni Incarico), nonché diversi nuclei abitativi ricadenti nel Comune di Roccasecca e di Colflelice (contrada Camponi).

    Inoltre lascia perplessi l’affermazione secondo la quale l’impianto si collocherebbe “nell’ambito di un tessuto di fatto già compromesso dall’attività in essere”.

    Si ritiene assolutamente indispensabile una valutazione esaustiva dell’impatto che l’ampliamento proposto potrebbe avere sulla componente salute pubblica.

    4          RISCHIO IDROGEOLOGICO

    Come la relazione non tecnica riporta, considerato il superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (in particolare rispetto alle concentrazione di Ferro, Manganese, Arsenico e Solfati) nelle acque sotterranee di cui alla Tab.2 All.5 titolo V alla Parte IV del D.Lgs.152/06, a prescindere dalle cause (e qui si apre un dubbio circa le reali cause, che non sono esplicitate negli stralci della relazione geologica che è ripresa nella relazione), i valori di concentrazioni restano oltre la soglia nella falda freatica. Ovviamente, la falda in questione alimenta pozzi circostanti e scambia flussi idrici con il reticolo idrografico ricadente nel bacino idrografico dell’area. C’è da sottolineare che la Direttiva quadro europea sulle acque definisce un quadro giuridico per tutelare le acque pulite e ripristinare la qualità delle stesse nell’UE, nonché per garantire il loro utilizzo sostenibile e a lungo termine. È integrata da norme più specifiche, quali la direttiva sull’acqua potabile e la direttiva sulle acque di balneazione, la direttiva sulle alluvioni e la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, nonché da accordi internazionali, è integrato infatti nelle Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento (articoli da 73 a 140 D.Lgs.152/06).

    Con l’ordinanza del 07/10/2019 il Comune di Roccasecca ha chiuso a causa di una frana la strada Vicinale denominata “Passo Pontecorvo” che congiunge la via Provinciale Ortella al Comune di Pontecorvo. L’evento franoso si è verificato in destra idrografica del Fiume Melfa in località Cerreto, presso la discarica Mad Srl. L’Ispra, inoltre, ha rilevato che il fenomeno si è innescato dall’elevata pendenza del versante a valle e dall’infiltrazione delle acque meteoriche.

    Alla luce di quanto descritto e rilevato, si sollevano ragionevoli preoccupazioni circa la possibilità di poter tutelare un corpo idrico in questione, di per sé già “malato” (come accertato) e vulnerabile per sua natura vista la mancata copertura costituita da strati geologici di argille impermeabili che la proteggerebbero, che caratterizzano invece le più sicure (e profonde) falde artesiane. In questo scenario, oltre al rischio idrogeologico, si prospetta un potenziale rischio sanitario di notevole entità che scaturirebbe dalla frattura del pacchetto impermeabilizzazione del fondo discarica.

    Inoltre, in mancanza di ulteriori dettagli progettuali per la realizzazione dei pendii della discarica, si sollevano ulteriori e ragionevoli dubbi rispetto alla corretta considerazione dei parametri geotecnici e/o dei carichi nella fase di progettazione e realizzazione dell’opera di ampliamento. La causa dell’evento franoso infatti potrebbe essere attribuita ai movimenti del terreno o una sottostima dei carichi che sollecitano il manufatto.

    È bene sottolineare, infine, come il nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, descritto nel paragrafo 2 di questo documento, chiarisca i fattori escludenti nei criteri di localizzazione. Tali fattori escludenti possono essere di natura:

    -ambientale Capitolo 16.2 (per esempio: le fasce di rispetto dai corsi d’acqua, la tutela integrale delle aree forestali, etc.)

    -territoriale Capitolo 16.4 (per esempio la presenza di scuole e edifici sensibili, interferenze visuali a vie di comunicazione, etc.)

    idrogeologici e di difesa del suolo Capitolo 16.2. (le aree a rischio idrogeologico hanno in grado di vincolo integrale)

    Tra i criteri di localizzazione per le discariche (Capitolo 16.6), facendo riferimento al D.Lgs. 36/03, si stabiliscono come non idonee le aree interessate da movimenti franosi, “dove i progressi geologici e superficiali quali l’erosione accelerata, le frane, l’instabilità dei pendii, la migrazione degli alvei fluviali potrebbero compromettere l’integrità della discarica e delle opere connesse”.  Alla luce del recente evento franoso quindi, attualmente la discarica MAD non risponde più a tali criteri, pertanto si ritiene che sia l’ampliamento, sia l’attività di conferimento in discarica debba essere bloccata al fine di mitigare i rischi connessi alle condizioni idrogeologiche attuali

    5          L’OPZIONE ZERO

    All’interno della Sintesi Non Tecnica non risulta evidenza della valutazione di alternative di localizzazione dell’impianto né della cosiddetta opzione zero, prevista dall’articolo 22, comma 2, lettera d) del D.Lgs. 152/06 e smi.

    Si sottolinea la mancata considerazione, nell’ambito della procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale, delle opzioni alternative e della cd. opzione zero al tipo di intervento richiesto rendono incompleto un eventuale giudizio di compatibilità ambientale, come espresso anche dalla Sentenza dell’8 marzo 2012 n.333 del TAR Veneto.

    La procedura di VIA, infatti, ha lo scopo di valutare tutte le possibili alternative al progetto presentato, compresa l’ipotesi di non realizzazione dello stesso.

    A sostegno di tale tesi, si veda anche la Determinazione N. G00011 del 09/01/2015 con la quale la Regione Lazio si è pronunciata negativamente nell’ambito di una procedura di VIA per la realizzazione di un impianto di compostaggio, inserendo tra le motivazioni proprio la mancata valutazione delle alternative possibili e dell’opzione zero.

    CONCLUSIONI

    Per tutti i motivi sopra elencati si richiede l’interruzione immediata del procedimento in corso e un’interruzione all’attività di conferimento in discarica al fine di mitigare i rischi connessi alle condizioni idrogeologiche attuali.

  • Discarica Mad: No al V Bacino

    Discarica Mad: No al V Bacino

    Avete presente quei mostri dei videogiochi che puntualmente sono sempre lì ad attendervi dietro l’angolo? Questa è una storia simile, l’unica differenza è che il mostro è reale e non se ne mai andato. Anzi, punta a crescere sempre di più: come un virus incontrastato, come un buco nero pronto ad inghiottire il nostro territorio, ogni giorno di più.

    Dopo 3 anni, infatti torna in discussione l’ampliamento della Discarica di Roccasecca con la costruzione di un V Bacino.

    V bacino: Cosa significa?

    Provo a rendere la questione più chiara possibile, citando i numeri presentati dalla ditta proponente.

    Proposta di Ampliamento Discarica: sintesi non tecnica

    500 TONNELLATE A GIORNO DI RIFIUTO PER 68 MESI ( CON L’INEVITABILE AUMENTO DI CAMION SULLE NOSTRE STRADE) PER UN INVASO COMPLESSIVO DI 4,7 ETTARI DI DISCARICA, che vanno ad aggiungersi ai 4 bacini precedenti.

    Una discarica che raggiungerebbe più di 23 anni di attività se questo allargamento fosse avallato della Regione Lazio.

    Questa proposta si inserisce ovviamente nel quadro regionale di gestione dei rifiuti che vede

    • L’insufficienza Cronica della Capitale, dovuta alla mancanza di impianti e ad una raccolta differenziata che definire pessima è un complimento. Le vicende di questi ultimi giorni, inoltre, narrano dell’ennesimo azzeramento dei vertici Ama.
    • La Discarica di Colleferro andrà in esaurimento a fine anno.
    • La mancata definizione di un sito alternativo a Roccasecca da parte della Provincia di Frosinone?

    Cosa fare?

    Il 14 ottobre ci sarà la conferenza dei servizi presso la sede della Regione Lazio a cui ovviamente parteciperò. Non è tempo dei se e dei ma, non è il momento di temporeggiamenti, è IL TEMPO di ribadire nella maniera più forte che questo territorio non è la discarica di nessuno, che quest’opera non ha alcun senso logico se si guardano le direttive europee e le volumetrie di questa Provincia, che questo territorio non è destinato a morire, che noi non siamo quelli che abitiamo la parte sbagliata della storia. E’ il momento di compattarci per difendere l’avvenire nostro e delle persone che verranno dopo di noi, è il momento anche di scendere nelle piazze e nelle strade per far sentire la nostra voce.

    Non può esserci alcuno sviluppo se andranno avanti queste opere e non hanno alcun senso i contentini, le briciole, le opere compensative. Vogliamo vivere dignitosamente. VOGLIAMO UN FUTURO PER LA NOSTRA TERRA: NO AL V BACINO.

  • Conte II: tutto o niente

    Conte II: tutto o niente

    Tutto o niente, opportunità o fallimento, un governo capace di unire o quanto meno riavvicinare due anime nate dalla stessa costola o una baruffa continua di pochi mesi. Questi sono gli opposti scenari del Governo Conte II ed il limite, tra un successo ed una Caporetto, è davvero esile.

    Il matrimonio tra Pd e 5 Stelle nasce nel momento in cui i due partiti sono al punto di massima distanza. Nessuno si sarebbe scandalizzato nel 2013, quando l’accordo sembrava il naturale sbocco alla “non vittoria” Bersaniana. Nessuno si sarebbe scandalizzato quando il M5S candidava Rodotà, Prodi e Gino Strada al Quirinale ( solo per dirne alcuni). In 6 anni è successo di tutto ed il contrario di tutto: Letta e l’Enrico Stai Sereno, Renzi, il Partito nazione e il 4 dicembre da una parte, la scatoletta di Tonno, gli streaming, l’opposizione dura e pura, la vittoria alle politiche, l’accordo con Salvini ed il tracollo dall’altra.

    Se il lancio della Moneta darà Niente, il risultato lo sappiamo tutti: la Lega sfonda alle prossime elezioni politiche, Salvini e La Meloni eleggeranno il Presidente della Repubblica e ci saranno cenere e macerie nei dem, nei 5 stelle e anche a sinistra del Pd, incapace di organizzarsi decentemente in questi anni. Fine della partita. Game, set, match per la Lega e i sovranisti ed in questo caso la toppa sarà stata peggiore del buco.

    Se il lancio della Moneta darà tutto, beh, inizia una nuova storia che ipoteticamente potrebbe e dovrebbe portare ad alcuni interessanti scenari, su tutti la responsabilizzazione del Movimento ed una riconnessione sentimentale con alcuni pezzi di elettorato persi per sempre nella boria e nell’immobilismo di questi anni dalle parti del Nazareno. Raramente si avrà la possibilità in Italia di un Governo che potrebbe agire con coraggio sul welfare, sui diritti sociali e civili, sulla riconversione ecologica dei sistemi di produzione e della società, sulla valorizzazione dei beni comuni, sulla centralità di un sistema di welfare pubblico e la ricostruzione di un rapporto costruttivo con le parti sociali. Pensiamoci ma soprattutto ricordiamo, a chi sta nella cabina di regia, di non sprecare questa insperata e probabilmente ultima occasione.

    Come iniziare dunque a riempire questo vuoto attuale? Evitando di riproporre i dirigenti che nei governi Renzi/Gentiloni non ne hanno beccata una neanche per sbaglio ed i Ministri del Conte 1, costruendo un Governo in cui le donne siano presenti e protagoniste (ma non per riempire una casella ma per dimostrare che si ha un’idea completamente diversa di società e quindi di politica), scegliendo in base alla competenza, al merito e non alle correnti, riconoscendo la disumanità dei decreti sicurezza 1 e 2, lavorando sul cuneo fiscale delle aziende, ragionando sui grandi temi dell’automazione industriale, mettendo in sicurezza il territorio italiano, indiscutibilmente europeista nel senso autentico del termine.

    Insomma abbiamo bisogno di un Governo che non prometta l’assurdo, che sia meno spaccone e più umile, che faccia delle cose semplici e per bene, mostrando rispetto per le Istituzioni e agendo seguendo i principi della nostra Carta Costituzionale. Chiedo troppo?

  • L’urgenza di un’alternativa


    Le immagini del Ministro on the beach rimbalzano ovunque sulla nostra rete, ci indignano e seguono il corso di tanti altri piccoli e grandi show da baraccone, tirati su ad arte per non affrontare i problemi reali. Fumo negli occhi. 
    Scimmiottare Salvini su questa/e cose, però, nonostante il nostro sdegno non ci salverà: non smuoverà un consenso che sia uno.
    Tra un insulto e una sagra, Salvini comunicativamente non vuole apparire come un Ministro della Repubblica, non vuole farlo, non ha idea di farlo. Vuole apparire il più “comune” possibile, parlando un gergo che si muove tra il razzista ed il trash. 
    Quindi che fare? Abbiamo bisogno di costruire una proposta alternativa, chiara, popolare ma non populistica, capace di spiegare e di far capire che da un anno e mezzo a questa parte abbiamo visto solo propaganda.
    Abbiamo bisogno di capire ( se non l’abbiamo ancora capito) che così non va, che nessuno è autosufficiente, che nessuno può permettersi di alzare bandiere e bandierine ed uscire dall’autoreferenzialità. Abbiamo bisogno di rimettere in discussione tutto, per alzare al più presto, almeno, un muro di contenimento. La gara a dire io l’avevo detto/ io l’avevo fatto, in questo particolare momento storico, vale quanto essere ricco a Monopoli. 
    Dettare un’agenda, avere una visione e lavorare nelle città, sui territori, nei quartieri. Prendersi pure qualche insulto nei mercati o davanti qualche call center, ma esserci. 
    Lo stato liquido o gassoso o semi liquido dei vari partiti è più o meno omeopatico. Una cerbottana vs un carro armato.
    Essere pratici, partire da un piccolo risultato per arrivare a un risultato più grande e complesso. Essere coerenti e credibili. 
    Insomma per avere un consenso elettorale, bisogna prima di tutto stare nella società, far maturare le nostre idee in essa, parlare anche a quel pezzo di Paese che sembra irrimediabilmente perso. 
    Per me si parte da due punti fissi: ecologia e socialismo. Non può esistere una una società umana capace di sostenibilità nel tempo, se non è una società giusta, con un forte livello di consapevolezza, istruzione, partecipazione.