Discarica di Roccasecca: il Pd provinciale dice no!

In queste settimane è tornata prepotentemente alla ribalta un’ipotetica riapertura della Discarica di Roccasecca. Lo Stesso Presidente della Regione, Francesco Rocca, non ha smentito la vicenda, anzi ha ammesso che è una possibilità molto concreta.

Come responsabile Conversione ecologica, clima, green economy e agenda 2030 Federazione di Frosinone, esprimo come ho sempre fatto nel corso di questi anni la mia più assoluta contrarietà al progetto.

Quando si parla di apertura del V Bacino a Roccasecca parliamo di un progetto nato addirittura nel 2015, un’era geologica fa, e anacronistico già a quei tempi. In passato, l’iter autorizzativo oltre al deciso no del Comune di Roccasecca, dei comuni limitrofi e delle associazioni ambientaliste, ha visto il parere contrario del Ministero dei Beni Culturali e al Tar della stessa Provincia di Frosinone.  L’ampliamento interessa un’area pari circa a 3 campi da calcio e di una capacità complessiva pari a 404.550 t di rifiuto. Per dare un termine di paragone, la Regione Lazio nel precedente piano regionale aveva stimato come conferimento in discarica per la Provincia di Frosinone, nel periodo 2021-2025, in 200.000 tonnellate.

Discarica Provinciale: la Posizione della Federazione di Frosinone

La posizione della Federazione di Frosinone è chiara ed in linea con la direzione presa senza indugio dal Partito a livello nazionale. Quello che, invece, non riusciamo a comprendere è come la Regione, governata da Rocca, intende gestire il ciclo dei rifiuti nel Lazio e in questa Provincia. Mi sembra, inoltre, del tutto evidente che prima di aprire l’argomento discariche nel nostro comprensorio, bisognerebbe quanto meno conoscere l’idea del Governatore e della sua giunta riguardo l’individuazione e il dimensionamento impiantistico degli ATO.

Approcciare al ciclo dei rifiuti, partendo unicamente dall’argomento discariche significa l’inversione naturale del processo. Si parte dalla fine e non dall’inizio. Personalmente, resto convinto di un ciclo dei rifiuti al servizio del territorio: definito su base provinciale, basato su impianti piccoli, in grado di favorire il riciclo e il riutilizzo, naturale evoluzione della crescita percentuale della raccolta differenziata.

Mi auguro, inoltre, che il lavoro iniziato dalla Provincia di Frosinone per l’individuazione delle aree idonee per la costruzione della nuova discarica provinciale, possa trovare il suo epilogo, in maniera rapida ed efficace.

Ascoltare i circoli, per una politica ambientale nuova

La nostra intenzione è quella di riunire al più presto i circoli del Pd, limitrofi l’impianto e renderli protagonisti dell’elaborazione politica su questi argomenti. Noi, senza rincorrere populismi, vogliamo portare la transizione ecologica sul territorio, lavoriamo per una gestione moderna, efficace ed efficiente del ciclo dei rifiuti e pretendiamo da chi ha la responsabilità del Governo il massimo impegno a ricercare soluzioni alternative e veramente sostenibili, tenendo in considerazione i territori che nel corso di questi anni, con immensa responsabilità, hanno già dato.

Umberto Zimarri- Responsabile Conversione ecologica, clima, green economy e agenda 2030 Federazione di Frosinone

Rassegna Stampa

Rifiuti, discarica di Roccasecca: il Pd contro la possibile riapertura. Dura presa di posizione


https://www.radiocassinostereo.com/roccasecca-fr-zimarri-pd-si-lavori-alla-transizione-ecologica-altro-che-riaprire-la-discarica/


https://www.frosinonetoday.it/politica/rifiuti-pd-no-riapertura-discarica-roccasecca.html
https://www.tunews24.it/2024/03/17/rifiuti-dal-pd-provinciale-un-secco-no-alla-riapertura-della-discarica-di-roccasecca/


https://www.unoetre.it/2024/03/16/la-discarica-di-roccasecca-verra-riaperta/

Discariche nel Lazio e mortalità: uno studio shock!

Discariche e tumori

Morbosità e mortalità delle persone che vivono vicino a discariche di rifiuti urbani: uno di studio di coorte multisito. Questa ricerca finanziata dalla Regione Lazio e condotta dalle ricercatrici e ricercatori del D.E.P ( Dipartimento di Epidemiologia del Lazio) è stato l’oggetto della convocazione congiunte della decima e settima commissione della Regione Lazio.

Lo studio mirava a valutare l’associazione tra l’esposizione all’idrogeno solforato (H 2S, prodotto dalla decomposizione anaerobica della materia organica contenente zolfo nelle discariche) e la mortalità e la morbilità di una coorte di residenti che vivevano entro 5 km dalle nove discariche di rifiuti solidi urbani della regione Lazio (Italia centrale, circa 5 milioni di abitanti, compresi gli immigrati). È stata arruolata una coorte di residenti entro 5 km dalle discariche (soggetti residenti su 1 gennaio 1996 e quelli che si sono trasferiti successivamente nelle aree fino al 2008) e seguiti per la mortalità e i ricoveri fino al 31 dicembre 2012. La Ricerca ha coinvolto 242409 individui.

I risultati purtroppo non lasciano spazio ad interpretazioni: “Abbiamo trovato un’associazione positiva tra l’esposizione al solfuro di idrogeno (H 2S), che abbiamo usato come surrogato per tutti gli inquinanti co-emessi dalle discariche, e la mortalità per cancro ai polmoni e malattie respiratorie, nonché i ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie, soprattutto nei bambini”. “L’eccesso di ricoveri per malattie respiratorie è stato riscontrato anche nei bambini, e nessun eccesso di mortalità/morbilità per malattie cardiovascolari (indicativo della maggior parte dei fattori di stile di vita non misurati, tra cui il fumo) è stato trovato, nonostante la maggiore potenza statistica rispetto alle malattie respiratorie. Pertanto, anche se non si possono escludere confusioni residue, è improbabile che la relazione osservata tra l’esposizione a H 2S e i disturbi respiratori possa essere interamente dovuta ad abitudini di fumo non misurate e ad altri fattori.  In conclusione, abbiamo trovato associazioni tra l’esposizione H 2S delle discariche e la mortalità per cancro ai polmoni, così come la mortalità e la morbilità per le malattie respiratorie. Il legame con le malattie respiratorie è stato osservato in altri studi ed è potenzialmente legato ai gas irritanti e ad altri contaminanti organici. L’eccesso di cancro ai polmoni è una scoperta relativamente nuova.

Le mie considerazioni nell’audizione

Sono Umberto Zimarri, parlo a nome dell’associazione Green Italia, di cui sono membro dell’Ufficio di Presidenza, e dei diversi comitati di tutela ambientale nati in questi anni nel comprensorio che racchiude i territori di Roccasecca, San Giovanni Incarico, Colfelice e Pontecorvo. Ricordo che in questo quadrilatero è presente la discarica gestita dalla Mad S.r.L, l’impianto pubblico di Trattamento Meccanico Biologico, Saf, e la discarica non bonificata di San Paride, Pontecorvo.

Data l’importanza e la gravità dell’argomento ritengo sia inderogabile partire dal Rapporto Eras e successivamente analizzare la ricerca “Morbilità e mortalità delle persone che vivono vicino alle discariche dei rifiuti urbani”.

 Proprio nel rapporto ERAS, a pagina 206, viene evidenziato un fenomeno estremamente preoccupante per il mio territorio: ipotizzando informalmente una relazione lineare tra emissioni e concentrazioni massime, risulta evidente che la concentrazione massima relativa alla discarica di Roccasecca risulta decisamente superiore alla media regionale, cosa che evidenzia come l’area di Frosinone sia particolarmente critica dal punto di vista della dispersione degli inquinanti in aria. 

Lo studio è datato 2016. Cosa è successo in questo lasso di tempo alla discarica di Roccasecca? È accaduto che a causa delle emergenze romane e delle inefficienze del ciclo provinciale dei rifiuti, il sito sia cresciuto a dismisura. È arrivato a saturazione il Bacino 3, è stato autorizzato e successivamente arrivata a saturazione il bacino IV, è stata autorizzata la sopraelevazione del IV bacino a sua volta saturato. A tal proposito, è necessario evidenziare, per completezza d’informazione, quanto sottolineato dall’Arpa Lazio in una nota del 23/04/2021 avente come oggetto: Invio Relazione Tecnica inerente il controllo ordinario ai sensi art 29-decies comma 3 del D.Lgs 152/06 e s.m.i, eseguito presso la discarica MAD, Roccasecca, in data 30/03/2021, NELLA QUALE SI EVIDENZIA CHE a fronte di un volume utile netto  autorizzato negli anni 2016÷2021 pari a 762.896 m3, corrispondenti a 739.441 tonnellate, al netto delle  approssimazioni relative agli indici di compattazione, non sempre riportati nelle D.D. sopra richiamate  (0,9÷1,0 tonn/m3), risulterebbero essere state conferite in discarica circa 1.041.867 tonnellate,  ovvero, pari a circa 302.426 tonnellate in più a quanto autorizzato.  Sommando, invece, le volumetrie dal primo al IV bacino è pari a 2.435.853.

La Regione Lazio aveva autorizzato anche alla costruzione del V bacino di discarica ma la ditta proponente ha ritirato la sua disponibilità.

La ricerca oggetto della discussione odierna evidenzia un’esposizione significativa all’idrogeno solforato, H2S, in un territorio che come descritto in precedenza ha una scarsa dispersione degli inquinanti in aria. È razionale presupporre una crescita dell’esposizione alla sostanza inquinante analizzata, all’aumento delle dimensioni della discarica. Di conseguenza cresce il rischio di contrarre malattie tumorali o cardio-vascolari come ha evidenziato la ricerca.

 “In conclusione, abbiamo trovato associazioni tra H2S espressione di discariche e mortalità per cancro ai polmoni come così come mortalità e morbilità per malattie respiratorie.

Il legame con le malattie respiratorie è stato osservato in altri studi ed è potenzialmente correlato a gas irritanti e altri contaminanti organici. L’eccesso di cancro ai polmoni è una scoperta relativamente nuova.”. Inoltre, l’eccesso di ricoveri per malattie respiratorie è stato riscontrato anche nei bambini, e nessun eccesso di mortalità/morbilità per malattie cardiovascolari, (indicativo della maggior parte dei fattori di stile di vita non misurati, tra cui il fumo) è stato trovato, nonostante la maggiore potenza statistica rispetto alle malattie respiratorie

Vista la gravità delle conclusioni a cui giunge la ricerca, non posso fare a meno di chiedermi e di chiedere perché questa sia stata sottaciuta e non pubblicata sul sito istituzionale della Regione Lazio per tutto questo tempo. Non posso evitare di chiedere quali azioni concrete sono state messe in campo dal Governo Regionale a tutela della salute pubblica delle popolazioni limitrofe l’impianto, vista che si tratta di dati revisionati da esperti ricercatori nel campo dell’epidemiologia, pubblicati ufficialmente dal 2016 su una prestigiosa rivista internazionale. Come è stato possibile ragionare esclusivamente su ampliamenti ed autorizzazioni, senza tener minimamente conto del rischio a cui venivano esposti i cittadini.

Dal punto di vista delle CSC, inoltre, nel corso del tempo, le analisi sul sito hanno evidenziato grave criticità tanto che la Provincia di Frosinone con l’ordinanza n3/2019, del 6/12/2019, riteneva il sito in parola potenzialmente contaminato, a norma dell’art 240 del D.Lgs. 152/2006, in quanto uno o più valori di concentrazione delle sostanze inquinanti rilevati nelle matrici ambientali risultano superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC). Inoltre, evidenziava la presenza di una fonte attiva di contaminazione presso il sito in oggetto, la quale costituisce circostanza di “elevata pericolosità”, per la salute umana e per l’ambiente, contribuendo alla progressiva contaminazione delle matrici ambientali circostanti. Per tale motivo l’Ente Provinciale diffidava la Societa Mad S.r.l, a provvedere ai sensi dell’art.242 del D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii, ad eseguire i necessari interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dello sito, entro 30 giorni dalla notifica dell’ordinanza. Questo non è mai avvenuto.

Alla luce della ricerca finanziata dalla Regione Lazio, Morbosità e mortalità delle persone che vivono vicino a discariche di rifiuti urbani”, realizzata dal D.E.P, e delle analisi riportate, a tutela della salute delle cittadine e dei cittadini residenti nelle vicinanze delle discariche oggetto dello studio, richiedo:

  • L’istituzione di 9 aree ad alto rischio ambientale nelle zone limitrofe alle 9 discariche laziali
  • La revisione delle autorizzazioni concesse dalla data di pubblicazione dello studio ad oggi.
  • L’interruzione immediata degli iter autorizzativi degli ampiamenti delle discariche
  • L’attivazione di un protocollo sanitario straordinario per i cittadini dei comprensori suindicati
  • L’ avvio di nuovi studi epidemiologici come richiesto anche in una delle due interrogazioni parlamentari presentate dall’On.Rossella Muroni sull’argomento.
  • Sono, ovviamente, favorevole alla proposta dell’avvocato Laurenzano, dell’Associazione Codici, sull’istituzione di un tavolo permanente tra istituzioni, associazioni e stakeholder.

I Documenti Citati nel testo

Discarica di Roccasecca: ancora tu, non dovevamo vederci più?

Sembra incredibile ma nonostante gli scandali e le relazioni che ormai da mesi emergono a cadenza regolare, in questi giorni tornano a farsi insistenti le voci di un ampliamento della discarica di Roccasecca. La soluzione sarebbe caldeggiata, ovviamente, dalla Regione Lazio che durante la una discussione al bilancio ha inserito il seguente emendamento:

Se la situazione non fosse particolarmente drammatica, per quanto ha pagato da vent’anni il nostro territorio, ci sarebbe da parafrasare amaramente Gaber, la chiusura definitiva oggi no, domani forse ma dopodomani sicuramente. Il solito trucchetto, posticipare, promettere, non prendere alcuna decisione e poi ricorrere all’emergenza. Fino alla prossima proroga. Fino al prossimo rinvio temporale. Con buona pace di tutte le belle parole sulla green economy e la transizione ecologica.

Discarica di Roccasecca: La Relazione dell’Arpa

Il governo Regionale, invece, di tentare con subdoli emendamenti la solita zampata agostana, avrebbe invece tanto da riflettere su quanto emerge sulla Relazione dell’Arpa del 23/04/2021. Perché è così grave quanto emerge dal documento. Cito Testualmente.

“Come possibile evincere dai valori riportati nella Tabella 3, a fronte di un volume utile netto autorizzato negli anni 2016÷2021 pari a 762.896 m3, corrispondenti a 739.441 tonnellate, al netto delle approssimazioni relative agli indici di compattazione, non sempre riportati nelle D.D. sopra richiamate
(0,9÷1,0 tonn/m3), risulterebbero essere state conferite in discarica circa 1.041.867 tonnellate, ovvero, pari a circa 302.426 tonnellate in più a quanto autorizzato.”

La logica avrebbe preteso una commissione d’inchiesta immediata, risposte celeri verso i cittadini su come si sia potuto verificare questo grave fenomeno e su quali materiali sono stati scaricati senza autorizzazione in discarica. Chi doveva controllare e non l’ha fatto? Invece, di rispondere a questi quesiti l’unica risposta che traspare è la ricerca di qualche espediente per riaprire una discarica chiusa. Era questo il famoso circolo virtuoso dei rifiuti in Provincia di Frosinone che in tanti hanno lodato negli anni?

Sempre dalla stessa relazione emerge chiaramente come la maggior parte dei rifiuti arrivano dall’Ato di Roma, anch’esso problema arcinoto.. In realtà è altrettanto vero che questa politica troppo spesso è stata avallata dai vertici aziendali della Società Pubblica che continua a preferire la quantità di rifiuto, alla qualità della lavorazione che dovrebbe puntare ad un vero riciclo. Sono anni che si parla di “Fabbrica dei rifiuti”, sono anni che non cambia nulla.

Con le elezioni romane alle porte, sarebbe il caso di far emergere con franchezza e chiarezza l’eterno problema della città eterna, incapace nel 2021 di riuscire a gestire i suoi rifiuti ed avanzare soluzioni condivise nell’ottica della salvaguardia del territorio regionale.

Di una cosa, però, questi signori possono essere certi: noi saremo sempre qui, pronti a rintuzzare con l’orgoglio e la ragione, ogni attacco al nostro territorio ribadendo con forza che nessun quinto bacino è possibile, portando in tutte le sedi istituzionali e non le nostre ragioni.

Discarica di Roccasecca: Il V bacino è autorizzato

L’incubo è purtroppo diventato realtà: la Regione Lazio ha autorizzato definitivamente un ulteriore ampliamento della discarica, il celebre, ahinoi, V bacino. Il 31 dicembre 2020 terminava l’autorizzazione a conferire sul IV bacino ( la sopraelevazione autorizzata dai due ultimi esecutivi), con puntualità svizzera le autorizzazioni sono arrivate.

Discarica di Roccasecca: cosa significa V bacino?

In parole semplici cosa vuol dire V bacino? A livello di superficie si tratta di uno spazio di 31.567 metri quadri, praticamente 3 campi di calcio. Sono previsti cinque lotti di discarica. Il volume complessivo è, invece, uguale a 592.021 metri cubi. Il Piano Regionale dei rifiuti redatto nell’agosto del 2020, come evidenziato nel V.I.A, stima il fabbisogno della Provincia di Frosinone, fino al 2025, in 200.000 tonnellate. Questa cifra mostra evidentemente e senza ombra di dubbio l’entità e l’impatto di questa nuova area di discarica. E’ importante sottolineare come nel documento di Programmazione Regionale esista una postilla deleteria per il nostro territorio che resterà destinato a scontare le carenze altrui. La politica delle deroghe. La politica che può istituire gli Ato e nello stesso tempo derogarli all’infinito.

“sono stabiliti i fabbisogni fino al 2025 per l’ATO di Frosinone per circa 200.000 ton. Per tutto il sistema di gestione degli ATO si rimanda a quanto approvato nel Piano e quanto verrà approvato con successiva legga in fase di approvazione come disposto nello stesso piano al capitolo 11.1 entro 120 giorni.Nel medesimo capitolo è anche previsto “In caso di carenza impiantistica, in attesa dell’autosufficienza di ATO, l’ATO deficitario può utilizzare impianti presenti in altri ATO, fermo restando il principio di prossimità e per un periodo massimo di trentasei mesi.

I Dati del V Bacino. Fonte, A.I.A Regione Lazio ( http://www.regione.lazio.it/binary/rl_main/tbl_documenti/RIF_DD_G15189_14_12_2020_Allegato1.pdf)

Alla fine il principio resta sempre il medesimo, la discarica di Roccasecca si può ampliare perché altrimenti c’è l’emergenza. Una sorta di figura mitologica. Ai bambini delle nostre zone, per impressionarli, non citeremo più il lupo mannaro, ma l’emergenza. A causa dell’emergenza che va avanti da 20 anni, cresce ininterrottamente questo mostro ambientale.

Discarica di Roccasecca: il parere del Governo

Nell’ultimo anno per ben tre volte è intervenuto il Presidente del Consiglio su questa vicenda. Per due volte ha avallato l’ampliamento in altezza del IV bacino e successivamente ha dato il “V.I.A” alla costruzione del V, smentendo le osservazioni del Ministero dei Beni Culturali. Tante volte ho ripetuto in questi anni che esistono cittadini di Serie A e cittadini di Serie B nella Regione Lazio. Abbiamo cittadini sacrificabili e quelli non sacrificabili. Quest’ora viene certificato. Nero su Bianco.

” Valutato inoltre che il Consiglio dei Ministri ha effettuato una valutazione comparativa degli interessi coinvolti nel procedimento costituiti da una lato nell’impatto paesaggistico che l’ampliamento della discarica esistente può avere sull’area interessata dall’intervento e, dall’altro, nella considerazione che la realizzazione del V bacino risulta urgente sotto l’aspetto della tutela sanitaria nel territorio regionale, in quanto facente parte del sistema integrato di gestione dei rifiuti in corso di realizzazione. E che ha considerato prevalente
l’interesse alla tutela igienico-sanitaria del territorio regionale e quindi di consentire la prosecuzione del procedimento diretto all’ampliamento della discarica di Roccasecca, attraverso la realizzazione del V Bacino.;”

Dal RIF_DD_G15189_14_12_2020, della Regione Lazio.

Molto grave, a mio avviso, anche il mancato invio dell’elenco dei siti provinciali alternativi che ha fornito un alibi di ferro a chi questa discarica voleva ampliarla fin dal primo secondo di questo lungo iter.

Ciclo dei rifiuti: intreccio di convergenze

E’ questo il ciclo provinciale “chiuso” ed innovativo di cui tanti si vantano?

  • Si ricorda la delibera che vede la MAD unitamente alla SAF ed all’impianto di San Vittore convergenti con gli obiettivi di produttività della Saxagrestone nel territorio di Roccasecca ed inoltre possono garantire lo smaltimento di rifiuti derivanti da bonifiche del territorio della Provincia di Frosinone che concorrono comunque agli obiettivi dell’aggiornamento del Piano.
  • Impianto SAF di Colfelice. L’impianto in questione è strettamente connesso con il vicino impianto della S.A.F (Società Ambiente Frosinone), impianto questo di trattamento meccanico e biologico dei rifiuti urbani (TMB) che vengono, quindi, stabilizzati nella loro frazione organica mediante compostaggio. La MAD è tenuta a smaltire nei propri bacini i rifiuti trattati dal citato impianto della SAF per almeno il 50%.
  • Tenuto conto altresì degli obiettivi di bonifica in particolare di tutte le aree della valle del Sacco ricadenti nella provincia di Frosinone, nonché delle aree recentemente individuate in diversi comuni del Frusinate che necessitano di bonifica, si ritiene comunque utile valutare la possibilità di poter comunque utilizzare una parte di volumetria, con le limitazioni meglio appresso specificate, eventualmente da riservare e destinare unicamente a smaltimento di rifiuti derivanti da discariche comunali da bonificare o altri siti di bonifica della Provincia di Frosinone che per necessità devono essere rimosse dagli attuali luoghi, al fine di garantire maggiori standard ambientali.Al momento non è possibile avere una stima di tali quantitativi di rifiuti da rimuovere non essendo ancora stati approvati i relativi progetti di bonifica appare comunque utile destinare una volumetria per tali attività di bonifica utili per il territorio della Provincia di Frosinone

Cosa fare adesso?

Oltre ai procedimenti in corso, a mio avviso, sono presenti elementi per un ulteriore ricorso al Tar. Un ultima carta da giocare. Su tutti vi è un motivo di estrema importanza. Il 17 novembre del 2020, la Corte Costituzionale, ha annullato il Piano Paesistico della Regione Lazio. L’iter per la costruzione del V bacino inizia nel autunno del 2015. Viene stoppato, proprio per la mancanza di un piano aggiornato. Riparte nell’autunno dello scorso anno a seguito dell’approvazione del Piano. Ora non serve un fine giurista per comprendere che non può essere corretto avallare un nuovo lotto di discarica, senza questo documento, giudicato fondamentale dallo stesso organo regionale in passato. Il Comune di Roccasecca ha sollevato la questione ma la risposta della Regione è stata a dir poco fantasiosa: l’aspetto non sarebbe di competenza comunale. Un assurdo.

Documenti Citati. Allegati:

Discarica di Roccasecca: le ultime novità ed il punto della situazione

L’arrivo dell’estate non ha fermato, purtroppo, le notizie, le novità (non buone) e i vari colpi bassi, riguardo il ciclo dei rifiuti regionale e provinciale.  Le notizie riguardano sia la Mad, con quello che ormai è diventato un romanzo infinito, chiamato V bacino, sia il rinnovo dei vertici della Saf con la relativa approvazione di bilancio.  

Discarica: lo stato dell’arte

Tanti cittadini si perdono e fanno confusioni tra i vari procedimenti attivi, i ricorsi e carte bollate. Parto quindi con il definire la situazione attuale che, ahinoi, ha visto un procedimento recentemente approvato ed un altro in itinere.

Quello già approvato riguarda la sopraelevazione del IV Bacino. Nella scorsa Primavera, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, smentendo una sua stessa decisione, ha avallato la Richiesta della Regione Lazio di concedere una proroga per la sopraelevazione della discarica di Roccasecca, fino al 31-12-2020. Per intenderci questa decisione rappresenta il fondamento sul quale vediamo crescere la montagna artificiale di rifiuti giorno dopo giorno.  

Qui trovate le osservazioni che ho preparato riguardo quella sciagurata decisione.

Il secondo punto riguarda la costruzione del famigerato V Bacino. La ditta che gestisce la discarica di Roccasecca ha presentato un progetto di ampliamento per la costruzione di un nuovo ed intero lotto di discarica nell’autunno del 2015. Il progetto era stato sospeso dalla Regione Lazio per mancanza del PTPR ( Piano Territoriale Paesaggistico Regionale). Non appena è stato approvato in aula, ancor prima della sua pubblicazione ufficiale, il progetto per la costruzione del V Bacino è stato riattivato dall’ente regionale. Lo stesso ente non ha ascoltato le numerose osservazioni di contrarietà promosse dal Comune di Roccasecca e da alcuni dei Comuni Limitrofi, dalla Provincia di Frosinone, Dal Ministero dei Beni Culturali, dall’Autorità di Bacino (Qui trovate le mie osservazioni) ed ha autorizzato il primo passo per la costruzione: la famosa V.I.A (valutazione di impatto ambientale). Il Comune di Roccasecca ha fatto ricorso al T.A.R riguardo questa richiesta ed il tribunale gli ha dato ragione. 

Hanno partecipato ad adiuvandum il Comune di Colfelice e quello di San Giovanni (quest’ultimo su richiesta e sollecitazione del sottoscritto, approvata dall’Amministrazione Comunale).

LA REGIONE LAZIO RICORRE DI NUOVO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Notizia del 26 giugno è che la Regione Lazio per quanto riguarda la costruzione del V bacino, non ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato, ma di intraprendere una strada politica, ovvero andare di nuovo a bussare alla Presidenza del Consiglio. Oltre all’evidente significato politico del gesto e della decisione che sarà presa in quella sede, c’è da dire che il T.A.R nella sentenza emessa contestava all’ente proprio il mancato coinvolgimento dell’organo politico in quanto vi era un conflitto tra la suddetta Regione e il Ministero dei Beni Culturali che continua ad opporsi fermamente agli ampliamenti in quanto nell’area sono presenti vincoli territoriali.

Tutti gli enti interessati sono stati chiamati a partecipare ad una nuova “riunione di coordinamento” per giovedì 2 luglio 2020, alle ore 15:00.

ROMA: LA DISCARICA DI MONTE CARNEVALE

Come sappiamo e ricordiamo tutti, uno dei principali fattori che ha creato questa situazione è la cronica ed eterna mancanza di impianti della Capitale (non ho parlato solo di discariche ma di impianti, perché questo punto ci tornerà utile nella disamina sulla Saf). Questo ha fatto sì che le volumetrie disponibili per la Provincia di Frosinone si siano rapidamente esaurite.

Dallo scorso inverno, c’è in corso l’iter per la costruzione di una discarica a Monte Carnevale, a Roma. Per uno strano caso del destino, è proprio dello stesso proprietario della discarica di Roccasecca che sempre per quello stesso caso del destino proprietario della discarica di Civitavecchia.

Cosa è successo di rilevante in questi giorni, circa questo argomento? La discarica di Monte Carnevale non sarà assoggettata a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), perché la richiesta della ditta proponente è di solo 75.000 tonnellate complessive quando la Capitale produce, ad oggi, circa 1000 Tonnellate al giorno di scarti da inviare in discarica. La capienza del sito complessiva, ovviamente, è “tarata” sull’effettiva necessità della Capitale.

FROSINONE: LA NUOVA DISCARICA DI SERVIZIO

Oltre ai problemi riguardanti la capitale, se non sarà prevista la costruzione del V bacino, la discarica di Roccasecca potrà essere utilizzata fino al 31-12-2020. È evidente quindi che nel breve periodo o dovrà essere individuata una nuova sede per la discarica di servizio della Provincia di Frosinone poiché ad oggi sia a monte, percentuale di raccolta differenziata sotto i livelli richiesti, sia a valle, scarti prodotti dal TMB di Colfelice o la Provincia di Frosinone, dovrà essa stessa, come fatto per anni da Roma scaricare fuori A.T.O

Nella discussione che si è sviluppata su quest’argomento nessuno ha sottolineato un elemento per me fondamentale: l’eventuale nuova discarica dovrà essere pubblica. Nessun privato può continuare ad arricchirsi sulle spalle della collettività. Bisogna spezzare assolutamente questo circolo vizioso che perdura ormai da anni.

La seconda osservazione, ovvia ma fondamentale è che bisogna fare presto. Cosa succede se non si individua rapidamente una nuova discarica? Il rischio fin troppo evidente è che si ripeta quanto scritto nella V.I.A precedentemente autorizzata dalla Regione Lazio: saranno ridotte le volumetrie (ma non saranno tarate ovviamente sul fabbisogno della Provincia di Frosinone) del V bacino e sarà evidenziato come questo ampliamento sia necessario per evitare l’emergenza nella provincia di Frosinone.

Terza osservazione: bisogna imporre da subito un limite temporale breve per la durata del nuovo sito. Non ammissibile, ovunque, essa sorga che possa durare venti anni e che per 20 anni ancora il ciclo dei rifiuti preveda un’enorme percentuale di rifiuti da destinare in discarica.

In tutto questo restano ancora nero su bianco le osservazioni dell’Ispra-Crn che evidenziano numerosi ed evidenti sforamenti dei valori di contaminazione per numerose sostanze. Ad oggi non c’è nessuno studio che smentisce quei dati ma sembra che per la Regione e Governo non siano mai esistiti.

Discarica di Roccasecca: L’economia circolare con il culo degli altri

Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Non si può che partire dalla celeberrima frase di George Orwell per raccontare l’ennesimo scempio che le istituzioni hanno compiuto alla bassa Ciociaria e all’Alta terra di Lavoro. Ieri, La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha deliberato la revoca della sua stessa decisione presa il 7 marzo 2019: la montagna di immondizia continuerà a crescere, fino al 31/12/2020 fino a toccare la vetta di 16 metri. La motivazione, tra le righe, è sempre la stessa o questo sito o c’è l’emergenza. Emergenza che dura da quando io frequentavo le scuole medie. Motivazione tra l’altro palesemente falsa in quanto sono disponibili delle volumetrie in altre discariche pubbliche della Regione.  

Non si tratta di seguire la logica non nel mio giardino, semplicemente ci si aspetterebbe dalle Istituzioni che rappresentano anche i cittadini dei paesi limitrofi gli impianti il rispetto dei diritti costituzionali. In particolare dell’articolo 3, quello che ci ricorda che tutti i cittadini sono uguali. Ancora una volta la volontà politica si è piegata alla legge del più forte e al potere economico. Non conta nulla la relazione dell’Ispra che evidenzia ripetuti superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione, non conta nulla la delibera successiva della Provincia di Frosinone, non conta nulla il parere negativo del Ministero dei Beni Culturali, non contano nulla due interrogazioni parlamentari nel giro di pochi mesi presentate da Rossella Muroni al  Ministro Costa, alle quali ovviamente non c’è stata nessuna risposta

Alex Langer sosteneva che la conversione ecologica potrà affermarsi solo quando apparirà socialmente desiderabile: qui nel basso Lazio è diventata una necessità inderogabile per la salute pubblica e del territorio, peccato che chi ci governa la ritenga solamente uno slogan buono per riempire le prima pagine dei giornali. E’ facile dire economia circolare con il culo degli altri.

Discarica di Cerreto: nuova interrogazione parlamentare!

RIFIUTI, MURONI (LEU): BASTA PROROGHE E AMPLIAMENTI DELLA DISCARICA DI ROCCASECCA.
I CITTADINI HANNO DIRITTO ALLA CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI

“In questo periodo di emergenza, in cui tantissimi cittadini restano chiusi in casa per contenere il contagio del coronavirus, arrivano sorprese che non vorresti vedere. Ad esempio accade che la Regione Lazio chieda alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di annullare una deliberazione dello scorso anno con cui si vincolava l’autorizzazione alla sopraelevazione della discarica di Cerreto, a Roccasecca (Fr), ad un fattore temporale di 14 mesi e dimensionale di 10 metri lordi. Limiti introdotti in parziale accoglimento delle osservazioni del MiBACT.

Questo malgrado in regione sia disponibile il sito di Colleferro e sia in arrivo una discarica di servizio per Roma. E Nonostante una relazione Ispra-Cnr sul sito di Cerreto evidenzi ripetuti superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione per manganese, ferro, arsenico, benzene, cloroformio, dicloropropano,1,2 dicloroetilene trans e 1,2 dicloroetilene cis. Un quadro ambientale grave che ha spinto la Provincia a diffidare la Mad srl, che gestisce il sito, ad eseguire interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale. Sull’area, che si trova in un territorio a rischio idrogeologico, permangono inoltre vincoli paesaggistici che consentono la sola prosecuzione di attività già autorizzate.

Dopo una prima interrogazione su Roccasecca tuttora in attesa di risposta, con un nuovo atto di sindacato ispettivo raccolgo le istanze del territorio e torno a chiedere al governo quali iniziative intenda adottare per evitare che vengano presi in considerazione ulteriori ampliamenti o proroghe della discarica. Perché l’economia circolare non può essere solo uno slogan ma va realizzata a partire da una corretta gestione del ciclo dei rifiuti.  A tutela della salute dei cittadini sollecito, inoltre, l’esecutivo a realizzare finalmente un monitoraggio epidemiologico sugli eventuali rischi sanitari per i residenti”.

Lo afferma la deputata LeU Rossella Muroni depositando una interrogazione al Ministero dell’Ambiente sulla situazione della discarica di Cerreto, a Roccasecca.

Far crescere ancora la montagna di rifiuti? No, grazie!

La richiesta avanzata dalla Regione Lazio, oltre ad essere contraria alle norme che regolano l’ampliamento delle discariche, rappresenta un ulteriore schiaffo morale, civile e politico all’intero territorio del Basso Lazio. Risulta, inoltre, di pessimo gusto e fuori da ogni logica convocare una conferenza dei servizi di questa importanza, nel momento storico più difficile dal dopoguerra ad oggi e con soli due giorni di tempo per esaminare in maniera dettagliata la documentazione. 

Dopo 12 mesi, siamo di nuovo nella situazione di partenza a causa dell’incapacità politica ed amministrativa di trovare soluzione alternative alla Discarica di Roccasecca, pertanto esprimo la mia totale avversità alla richiesta avanzata dalla suddetta Regione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ovvero quella di rendere immediatamente utilizzabili i volumi originariamente approvati con la determinazione n. G00573 23/01/2019.

Con la medesima convinzione ribadisco il mio dissenso alla prosecuzione dell’esercizio dell’impianto per un periodo maggiore rispetto al termine del 14 maggio 2020.

Tale dissenso non si fonda solo su ragioni di natura politica, ma sulle analisi oggettive degli organi competenti che hanno esaminato l’impatto ambientale e paesaggistico del sito di discarica sull’ambiente circostante.

In relazione alla approvazione del PTPR con D.C.R. n. 5 del 02-08-2019, Il MIBACT nel procedimento di A.I.A per la costruzione del V Bacino di Discarica, sempre in località Cerreto, ha fatto notare che nell’area risulta essere presente un vincolo ricognitivo di piano, individuato ai sensi dell’art 134 c.1 lett c) ed art 143 c.1 lett d) del D.Lgs 42/04, “Aree Agricole della Campagna Romana e delle Bonifiche Agrarie”, regolamentate dall’articolo 43 delle N.T.A.  Nel caso in esame “l’interesse paesaggistico è da individuarsi in relazione della Piana del Fiume Liri, Gari e Sacco”, così come indicato al c.4 lett.h) dell’art.43 delle N.T.A.

Sempre dall’analisi del parere del Ministero dei Beni Culturali l’area è parzialmente sottoposta a tutela paesaggistica per il vincolo ricognitivo di legge di cui all’art 142 c.1 lett.g) del D.Lgs 42/’04 ( aree boscate), per cui l’intervento non risulta conforme alle disposizioni di tutela di cui all’art.39 delle N.T.A del vigente P.T.P.R.

Mutando quanto riportato nel predetto parere del MIBAC, anche alla luce del nuovo P.T.P.R., La sopraelevazione attualmente richiesta dalla Regione, così come la costruzione del del V Bacino, si colloca nella tipologia degli interventi di trasformazione del territorio come “recupero e ampliamenti” di cui al paragrafo 8.4.1. della Tabella B delle N.T.A., che consente in tali ambiti la solo prosecuzione dell’attività già autorizzata; non è consentito, invece, l’“ampliamento delle discariche”, intendendosi per esso sia la sopraelevazione della discarica, sia l’esercizio della stessa per un periodo di tempo non autorizzato.

Nella Relazione Isrpa-CNR del Settembre 2019 si evidenziano, tra le altre cose, ripetuti superamenti delle CSC (valori di concentrazione soglia di contaminazione), tra i quali in particolare:

•          Per quanto riguarda il Mn in tutti i punti di campionamento, si osservano superamenti anche notevoli della CSC

•          Per quanto riguarda il ferro, la CSC è stata superata in 6 punti su 10

•          L’arsenico presenta valori al di sopra delle CSC in tutti i punti campionati, fatta eccezione per il PZ08bis e il PZ13 nella campagna di settembre 2018. Il valore più alto è sempre stato registrato nel PZ11bis

•          Come nelle campagne dei precedenti monitoraggi (2016-2018), si conferma la presenza di benzene nel PZ11bis con concentrazioni poco al di sopra della CSC; solo nella campagna di aprile 2019 tale parametro risulta essere leggermente inferiore alla CSC. Nella campagna di settembre 2018 sono state osservate tracce degli altri componenti dei BTEX in tutti i punti campionati.

•          Nel piezometro PZ11bis vengono inoltre registrate, in tutte e tre le campagne, tracce di 1,2 Dicloropropano,1,2 Dicloroetilene trans e 1,2 Dicloroetilene cis.

•          Nella campagna di aprile 2019, nel PZ16, è stato riscontrato cloroformio, con una concentrazione superiore alla CSC (pari a 0,24 μg/L)

•          Concentrazioni elevate di CH4 e CO2 sono state misurate nel PZ11bis (2,8 mg/L e 237 mg/L) e secondariamente nel PZ10 (0,68 mg/L e 67,6 mg/L), suggerendo una possibile relazione tra i processi di dissoluzione e una migrazione dei gas di discarica in questo settore del sito in studio.

Si ricorda inoltre che la A.S.L. Frosinone non ha ancora concesso il suo nulla-osta perché si è ancora in attesa di una valutazione dello stato di salute delle popolazioni circostanti. 

Sulla base di tali dati, la Provincia di Frosinone con l’ordinanza n3/2019, del 6/12/2019, riteneva il sito in parola potenzialmente contaminato, a norma dell’art 240 del D.Lgs. 152/2006, in quanto uno o più valori di concentrazione delle sostanze inquinanti rilevate nelle matrici ambientali risultano superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC). Inoltre, evidenziava la presenza di una fonte attiva di contaminazione presso il sito in oggetto, la quale costituisce circostanza di “elevata pericolosità”, per la salute umana e per l’ambiente, contribuendo alla progressiva contaminazione delle matrici ambientali circostanti. Per tale motivo l’Ente Provinciale diffidava la Societa Mad S.r.l, a provvedere ai sensi dell’art.242 del D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii, ad eseguire i necessari interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dello sito, entro 30 giorni dalla notifica dell’ordinanza.

È vero che tale ordinanza risulta impugnata innanzi al T.A.R. Lazio – Sez. Latina, ma è pur vero che ad oggi ancora non abbiamo a disposizione altri studi che smentiscano quanto accertato dall’IRSA-CNR nella citata relazione di settembre 2019, da cui emergono gravi rischi per la salute.

Tra, l’altro, L’Arpa Lazio nella sua nota del 27/02/2020, redatta a seguito del progetto di ampliamento della discarica in oggetto con la costruzione di un V bacino di discarica, in qualche modo conferma quanto riportato nella citata relazione dell’IRSA, facendo notare, elementi significativi riguardo la superficialità e l’inaffidabilità, anche in riferimento allo stato impiantistico in essere, dell’ente gestore della discarica che devono essere oggetto di seria riflessione in questa sede. In particolare, mi preme segnalare alcuni passaggi:

  • Circa i sistemi di monitoraggio adottati per le acque sotterranee si rileva che il Gestore dichiara che la rete dei piezometri è costituita da 11 piezometri denominati PZ5, PZ6, PZ7, PZ8, PZ9, PZ10, PZ11, PZ12, PZ13, PZ14 e PZ15. Il Gestore dichiara altresì che la localizzazione di tali piezometri è stata definita in accordo con il modello idrogeologico dell’IRSA-CNR, tuttavia non fornisce alcun elemento a supporto di ciò. Dalle Tabelle allegate si evince che la rete piezometrica utilizzata per il monitoraggio non può essere quella richiamata nel Piano, infatti, a titolo di esempio, si rappresenta che è stata disposta la chiusura per i piezometri PZ5, PZ6 e PZ7, ma, contrariamente a quanto sopra, il Gestore li individua ancora al fine dello svolgimento del monitoraggio previsto per le acque sotterranee. Altresì, con riferimento al PMeC, si evidenza che i piezometri indicati al fine del monitoraggio sono invece i seguenti: PZ7Bis, PZ8Bis, PZ9Bis, PZ10, PZ12, PZ13, PZ14, PZ15, PZ16, PZ17, ma alcuni di questi risultano ancora in fase di realizzazione.
  • Si rappresenta che non risultano individuati, con riferimento all’assetto impiantistico in essere, i rifiuti prodotti dalla grigliatura grossolana svolta al fine del trattamento delle acque di prima pioggia;

Da tutte le considerazioni emerse, risulta chiaro oltre ogni ragionevole dubbio che il sito in essere è potenzialmente contaminato e non risulta possibile considerare alcuna richiesta di ampliamento o proroga, ma a rigor di legge e logica si dovrebbe procedere in tempi rapida alla bonifica ed alla messa in sicurezza.

A queste considerazioni di natura tecnica si aggiunge un ulteriore elemento. Non risulta comprensibile come mai la Regione Lazio inviti la Presidenza del Consiglio a modificare la deliberazione del 7 Marzo 2019, quando è a conoscenza che è presente sul territorio regionale, a Colleferro, una discarica pubblica con volumetrie ancora disponibili e non utilizzate!

 Una tale decisione comporterebbe un evidente sperpero di denaro pubblico.

Faccio notare, infine, che l’emergenza attuale non è assolutamente causata dalla situazione medico-sanitaria, purtroppo, presente in Italia in questi giorni, ma dalla negligenza di chi in questi anni ha gestito il ciclo dei rifiuti nel Lazio e al contempo, visti i dati delle analisi Ispra e le considerazioni dell’Ente Provinciale, continua ad esporre la popolazione a potenziali e seri rischi per la salute.

Il Consigliere Umberto Zimarri

Ampliamento Discarica Roccasecca- Le mie osservazioni

Oggi, 14 ottobre 2019, si è tenuta presso la sede della Regione Lazio, in Via Del Tintoretto, la conferenza di Servizi riguardo il progetto di ampliamento della Discarica di Cerreto con la conseguente creazione del V Bacino di discarica. Qui tutte le info.

Qui il link al post che riassume le vicende odierne, del Sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco.

Si riportano integralmente le osservazioni presentate e messe agli atti del procedimento.

Le motivazioni del Mio No

1          QUADRO EUROPEO DI RIFERIMENTO

Il progetto di ampliamento della discarica per rifiuti risulta sottoposto ad istanza di Valutazione d’Impatto Ambientale, ai sensi della Parte II del D.Lgs. 152/06 e smi.

L’Allegato III alla Parte II del D.Lgs. 152/06 e smi, che elenca le categorie di impianti ricadenti in VIA, alla lettera p) cita le “discariche di rifiuti urbani non pericolosi con capacità complessiva superiore a 100.000 m3” nonché “discariche di rifiuti speciali non pericolosi […] con capacità complessiva sino a 100.000 m3”.

In base a quanto dichiarato nella Sintesi Non Tecnica presentata dalla Ditta MAD Srl, la discarica dal punto di vista progettuale presenta una volumetria complessiva pari a 1.069.896 m3 ed una capacità complessiva pari a 760.614 t, prevedendo un conferimento medio giornaliero di rifiuti stimato in 500 t/g, per una durata di 68 mesi.

Tale progetto risulta essere in completa contrapposizione con le politiche di smaltimento dei rifiuti contenute nella

  • DIRETTIVA (UE) 2018/850 DEL PARLAMENTO EUROPEO
  • DIRETTIVA 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98 sui rifiuti
  • DIRETTIVA DEL CONSIGLIO del 30 maggio 2018 che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti.

Dal 4 luglio 2018, tale pacchetto normativo è in essere anche nel nostro Paese, mentre il progetto in discussione è stato discusso già nell’autunno del 2015.

Il nuovo impianto normativo europeo prevede infatti degli standard estremamente stringenti riguardo il conferimento in discarica. Nel dettaglio si riportano di seguito alcuni passaggi estratti dalla direttiva:

 (art 1, DIRETTIVA (UE) 2018/850) La gestione dei rifiuti nell’Unione dovrebbe essere migliorata per salvaguardare, tutelare e migliorare la qualità dell’ambiente, proteggere la salute umana, garantire un utilizzo accorto, efficiente e razionale delle risorse naturali, promuovere i principi dell’economia circolare, incrementare l’efficienza energetica e ridurre la dipendenza dell’Unione dalle risorse importate.

(art 2, DIRETTIVA (UE) 2018/850) Dovrebbero essere rafforzati gli obiettivi della direttiva 1999/31/CE del Consiglio che stabiliscono restrizioni in merito al collocamento in discarica, affinché riflettano più incisivamente l’ambizione dell’Unione di passare a un’economia circolare e di fare progressi nell’attuazione della comunicazione della Commissione del 4 novembre 2008 su «L’iniziativa «materie prime»… La Commissione e gli Stati membri dovrebbero assicurare che tale riduzione rientri nell’ambito di una politica integrata che garantisca una corretta applicazione della gerarchia dei rifiuti, promuova una transizione verso la prevenzione, compresi il riutilizzo, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio e impedisca il passaggio dal collocamento in discarica all’incenerimento.

(art 10, 2018/850) La progressiva riduzione del collocamento in discarica è indispensabile per evitare impatti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente e assicurare il recupero graduale ed efficace dei materiali di rifiuto con valore economico grazie a una loro adeguata gestione, in linea con la gerarchia dei rifiuti di cui alla direttiva 2008/98/CE. Tale riduzione dovrebbe evitare lo sviluppo di una sovracapacità per gli impianti di trattamento dei rifiuti residui, come per esempio attraverso il recupero di energia o il trattamento meccanico-biologico di scarsa qualità dei rifiuti urbani non trattati, in quanto ciò potrebbe pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi unionali di lungo termine in materia di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti urbani stabiliti dalla direttiva 2008/98/CE. …..

 (paragrafo 3/bis, direttiva 1999/31, modificata con la direttiva del 30 maggio 2018): Gli Stati membri si adoperano per garantire che, entro il 2030, tutti i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo, in particolare i rifiuti urbani, non siano ammessi in discarica, a eccezione dei rifiuti per i quali il collocamento in discarica produca il miglior risultato ambientale conformemente all’articolo 4 della direttiva 2008/98/CE.

(paragrafo 5, direttiva 1999/31, modificata con la direttiva del 30 maggio 2018): Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che entro il 2035 la quantità di rifiuti urbani collocati in discarica sia ridotta al 10 %, o a una percentuale inferiore, del totale dei rifiuti urbani prodotti (per peso).

Tali obiettivi vengono sintetizzati anche nella Comunicazione, della Commissione Europea al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato delle regioni, dal titolo: “Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti”. A pagina 10 di tale Comunicazione si legge quanto di seguito riportato:

Per incrementare i benefici economici, sociali ed ambientali derivanti da una migliore gestione dei rifiuti urbani, la Commissione propone di:

• aumentare la percentuale di rifiuti urbani riutilizzati e riciclati portandola almeno a 70% entro il 2030;

 • aumentare la percentuale di rifiuti di imballaggio riciclati portandola a 80% entro il 2030, con obiettivi intermedi di 60% entro il 2020 e 70% entro il 2025, con obiettivi per determinati materiali;

• vietare il collocamento in discarica dei rifiuti riciclabili di plastica, metallo, vetro, carta e cartone e dei rifiuti biodegradabili entro il 2025, e chiedere agli Stati membri di impegnarsi per abolire quasi completamente il collocamento in discarica entro il 2030

• promuovere ulteriormente lo sviluppo di mercati delle materie prime secondarie di qualità, anche valutando l’opportunità di introdurre criteri di fine vita per determinati materiali;

Si ricorda che da un punto di vista giuridico la Direttiva Europea vincola gli Stati Membri al raggiungimento degli obiettivi indicati.

Da un punto di vista generale, il Legislatore Europeo ha diretto la sua azione normativo-politica verso una piena attuazione dei principi di economia circolare e verso l’obiettivo finale di rifiuti zero. Tale indirizzo risulta in profonda contrapposizione con quanto si può leggere nel progetto di ampliamento della discarica di Roccasecca. Il progetto di Costruzione del V Bacino, già presentato nell’autunno del 2015 e riproposto tal quale, si muove in direzione opposta rispetto alle logiche europee di riferimento e non tiene conto degli specifici aggiornamenti in materia che nel frattempo si sono succeduti.

2          QUADRO REGIONALE DI RIFERIMENTO

La Giunta della Regione Lazio il 2 agosto del 2019 ha deliberato il nuovo Piano dei Rifiuti per il periodo 2019-2025. Come è possibile leggere nel Testo dell’Atto n. 592 del 02/08/2019 anche la Regione Lazio, ha logicamente tenuto conto del quadro di riferimento europeo considerando nel suo Piano di gestione le nuove direttive europee, come si evince dagli estratti di seguito riportati.

VISTE le nuove direttive contenute nel pacchetto UE sull’economia circolare, pubblicate nella GUUE del 14.06.2018 e che prevedono la modifica di sei Direttive europee e riformano l’economia circolare:

 Direttiva (UE) 2018/849 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica le direttive 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso, 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche;

 Direttiva (UE) 2018/850 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti;

 Direttiva (UE) 2018/851 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti;

 Direttiva (UE) 2018/852 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio

Considerata l’incongruenza descritta nel paragrafo precedente tra gli indirizzi delle Direttive Europee e la natura del Progetto in discussione e considerato che tali Direttive vengono interamente assunte come premessa del nuovo Piano di Gestione Rifiuti della Regione Lazio, il progetto risulta in contrasto anche con il quadro di riferimento normativo della Regione Lazio.

Il fabbisogno impiantistico della Provincia di Frosinone

Nelle tabelle successive viene riportato il fabbisogno impiantistico dell’ATO Provincia di Frosinone estratto dall’ Allegato 3 della Deliberazione Giunta Regionale – numero 592 del 02/08/2019 in riferimento al quinquennio 2020-2025.

Tabella 137 – Ipotesi I – conferimento a discarica del 25% di FOS – Ato Frosinone

  Scenario 1 (minimale 70%)
  Rifiuti a discarica 25% FOS Totale
       
2020 7.404 6.694 14.098
2021 7.090 6.393 13.483
2022 6.785 6.101 12.886
2023 6.487 5.814 12.301
2024 6.195 5.533 11.728
2025 5.909 5.256 11.165
      75.661

Tabella 138 – Ipotesi I – conferimento a discarica del 75% di FOS – Ato Frosinone

  Scenario 1 (minimale 70%)
  Rifiuti a discarica 25% FOS Totale
       
2020 7.404 20.081 27.485
2021 7.090 19.180 26.270
2022 6.785 18.302 25.087
2023 6.487 17.443 23.930
2024 6.195 16.599 22.794
2025 5.909 15.768 21.677
      147.243

Le volumetrie proposte nel Progetto di ampliamento non trovano alcun riscontro con il fabbisogno della Provincia di Frosinone.

Nella configurazione prevista dal Piano si evidenzia infatti che l’ATO di Frosinone per quanto riguarda il fabbisogno impiantistico di discarica è soddisfatto, anche se non completamente nella peggior configurazione di scenario. In tale ipotesi comunque il disavanzo sarebbe minimo poiché, prendendo come riferimento temporale il mese di luglio 2019, le volumetrie residue di discarica risultano essere le seguenti:

• la discarica per rifiuti non pericolosi MAD Srl – località Fosso Crepacuore – Civitavecchia (RM) ha una volumetria residua utile di mc 183.904;

• la discarica per rifiuti non pericolosi MAD Srl- località Cerreto, snc – Roccasecca (FR) ha una volumetria residua utile di mc 119.263

• la discarica per rifiuti non pericolosi Ecologia Viterbo sita in Viterbo, Località Le Fornaci, ha una volumetria residua utile di circa 12.000 m3.

• la discarica Lazio Ambiente SpA per la quale non sono pervenuti dati si assuma il dato che dovrà chiudere entro il 31 dicembre 2019 pertanto non c’è volumetria residua dal 2020.

Nel sito istituzionale della Regione Lazio (https://www.regione.lazio.it/rl_main/?vw=newsDettaglio&id=5023) il nuovo Piano Regionale di Rifiuti viene così sintetizzato:

  • Sviluppo dell’economia circolare;
  • Riequilibrio territoriale del fabbisogno impiantistico in ogni Ato provinciale;
  • Introduzione del sub-ambito di Roma Capitale;
  • Innovativo presidio industriale di Colleferro e raccolta differenziata al 70% nel Lazio entro il 2025;
  • Legalità e investimenti regionali per sostenere Comuni e aziende pubbliche nella realizzazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.

Si può leggere, inoltre, che sono previsti cinque ambiti territoriali ottimali, uno per ogni Provincia.

Per tale ragione si richiede la disattivazione della Conferenza di Servizi poiché la configurazione prevista dall’azienda proponente non può in alcun modo risultare a servizio dell’Ato di Frosinone ed è in palese contrapposizione anche con gli obiettivi prefissati dal Piano Regionale Rifiuti della Regione Lazio.

Si ricorda, infine, che la convocazione odierna per discutere l’eventuale riapertura dell’iter progettuale per l’ampliamento della discarica è stato motivato proprio con l’aggiornamento del nuovo Piano di Gestione Rifiuti della Regione Lazio.

3  VALUTAZIONE IMPATTO SALUTE PUBBLICA

Nell Sintesi Non Tecnica presentata viene fornito un quadro di riferimento della salute pubblica (Paragrafo 9.5 pagina 55) e la valutazione degli impatti previsti su tale componente (Paragrafo 10.5 pagina 65).

Per quanto riguarda il quadro di riferimento relativo alla salute pubblica, nella Sintesi Non Tecnica si legge:

“Gli effetti sulla salute dell’esposizione a impianti di trattamento dei rifiuti sono un argomento da lungo tempo dibattuto. Negli ultimi anni alcuni studi hanno messo in luce una maggiore frequenza di decessi e malattie per alcune cause tumorali e non tumorali e di eventi sfavorevoli della gravidanza (malformazioni congenite, basso peso) tra i residenti nelle zone circostanti gli impianti

[…]

Non è corretto valutare la probabilità di un rischio per la salute rappresentato da queste fonti inquinanti basandosi solo su uno o pochi studi: solo l’analisi scientifica dell’insieme delle ricerche può dare un quadro realistico della situazione. Ad oggi, quindi, non si può dire che esistano prove solide che attestino un rischio sanitario conseguente al vivere vicino a discariche e inceneritori.

[…]

Nello studio in questione si è presto a riferimento il progetto ERAS Lazio

[…]

Le conclusioni a cui è giunto lo studio è che, per i residenti nei 5 Km dagli impianti di discarica del Lazio, il quadro di mortalità e morbosità è relativamente sovrapponibile a quello regionale.”

Viene dunque messa in evidenza l’assenza di prove scientifiche che colleghino il rischio sanitario alla presenza di discariche.

Per quanto riguarda, invece, la valutazione degli impatti sulla salute pubblica, nella Sintesi Non Tecnica si legge:

“Anche in riferimento alla fase di gestione operativa dell’impianto di cui trattasi, l’ubicazione propria dell’impianto, nell’ambito di un tessuto di fatto già compromesso dall’attività in essere e caratterizzato dalla assenza di aree residenziali nelle vicinanze, è garanzia di poca concretezza di impatto ascrivibile ai fattori impattanti pur presenti, evidentemente.

[…]

Anche in questa fase, pertanto, i maggiori impatti riguarderanno, per lo più, il personale addetto all’impianto”

In questo caso, dunque, viene considerato come maggiore impatto sulla salute pubblica, quello che coinvolgerebbe il personale addetto all’impianto.

È bene però rimarcare innanzitutto che l’area in questione non risulta caratterizzata dall’assenza di aree residenziali, poiché a poche centinaia di metri risulta ubicata la contrada di San Cataldo (Comune di San Giovanni Incarico), nonché diversi nuclei abitativi ricadenti nel Comune di Roccasecca e di Colflelice (contrada Camponi).

Inoltre lascia perplessi l’affermazione secondo la quale l’impianto si collocherebbe “nell’ambito di un tessuto di fatto già compromesso dall’attività in essere”.

Si ritiene assolutamente indispensabile una valutazione esaustiva dell’impatto che l’ampliamento proposto potrebbe avere sulla componente salute pubblica.

4          RISCHIO IDROGEOLOGICO

Come la relazione non tecnica riporta, considerato il superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (in particolare rispetto alle concentrazione di Ferro, Manganese, Arsenico e Solfati) nelle acque sotterranee di cui alla Tab.2 All.5 titolo V alla Parte IV del D.Lgs.152/06, a prescindere dalle cause (e qui si apre un dubbio circa le reali cause, che non sono esplicitate negli stralci della relazione geologica che è ripresa nella relazione), i valori di concentrazioni restano oltre la soglia nella falda freatica. Ovviamente, la falda in questione alimenta pozzi circostanti e scambia flussi idrici con il reticolo idrografico ricadente nel bacino idrografico dell’area. C’è da sottolineare che la Direttiva quadro europea sulle acque definisce un quadro giuridico per tutelare le acque pulite e ripristinare la qualità delle stesse nell’UE, nonché per garantire il loro utilizzo sostenibile e a lungo termine. È integrata da norme più specifiche, quali la direttiva sull’acqua potabile e la direttiva sulle acque di balneazione, la direttiva sulle alluvioni e la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, nonché da accordi internazionali, è integrato infatti nelle Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento (articoli da 73 a 140 D.Lgs.152/06).

Con l’ordinanza del 07/10/2019 il Comune di Roccasecca ha chiuso a causa di una frana la strada Vicinale denominata “Passo Pontecorvo” che congiunge la via Provinciale Ortella al Comune di Pontecorvo. L’evento franoso si è verificato in destra idrografica del Fiume Melfa in località Cerreto, presso la discarica Mad Srl. L’Ispra, inoltre, ha rilevato che il fenomeno si è innescato dall’elevata pendenza del versante a valle e dall’infiltrazione delle acque meteoriche.

Alla luce di quanto descritto e rilevato, si sollevano ragionevoli preoccupazioni circa la possibilità di poter tutelare un corpo idrico in questione, di per sé già “malato” (come accertato) e vulnerabile per sua natura vista la mancata copertura costituita da strati geologici di argille impermeabili che la proteggerebbero, che caratterizzano invece le più sicure (e profonde) falde artesiane. In questo scenario, oltre al rischio idrogeologico, si prospetta un potenziale rischio sanitario di notevole entità che scaturirebbe dalla frattura del pacchetto impermeabilizzazione del fondo discarica.

Inoltre, in mancanza di ulteriori dettagli progettuali per la realizzazione dei pendii della discarica, si sollevano ulteriori e ragionevoli dubbi rispetto alla corretta considerazione dei parametri geotecnici e/o dei carichi nella fase di progettazione e realizzazione dell’opera di ampliamento. La causa dell’evento franoso infatti potrebbe essere attribuita ai movimenti del terreno o una sottostima dei carichi che sollecitano il manufatto.

È bene sottolineare, infine, come il nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, descritto nel paragrafo 2 di questo documento, chiarisca i fattori escludenti nei criteri di localizzazione. Tali fattori escludenti possono essere di natura:

-ambientale Capitolo 16.2 (per esempio: le fasce di rispetto dai corsi d’acqua, la tutela integrale delle aree forestali, etc.)

-territoriale Capitolo 16.4 (per esempio la presenza di scuole e edifici sensibili, interferenze visuali a vie di comunicazione, etc.)

idrogeologici e di difesa del suolo Capitolo 16.2. (le aree a rischio idrogeologico hanno in grado di vincolo integrale)

Tra i criteri di localizzazione per le discariche (Capitolo 16.6), facendo riferimento al D.Lgs. 36/03, si stabiliscono come non idonee le aree interessate da movimenti franosi, “dove i progressi geologici e superficiali quali l’erosione accelerata, le frane, l’instabilità dei pendii, la migrazione degli alvei fluviali potrebbero compromettere l’integrità della discarica e delle opere connesse”.  Alla luce del recente evento franoso quindi, attualmente la discarica MAD non risponde più a tali criteri, pertanto si ritiene che sia l’ampliamento, sia l’attività di conferimento in discarica debba essere bloccata al fine di mitigare i rischi connessi alle condizioni idrogeologiche attuali

5          L’OPZIONE ZERO

All’interno della Sintesi Non Tecnica non risulta evidenza della valutazione di alternative di localizzazione dell’impianto né della cosiddetta opzione zero, prevista dall’articolo 22, comma 2, lettera d) del D.Lgs. 152/06 e smi.

Si sottolinea la mancata considerazione, nell’ambito della procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale, delle opzioni alternative e della cd. opzione zero al tipo di intervento richiesto rendono incompleto un eventuale giudizio di compatibilità ambientale, come espresso anche dalla Sentenza dell’8 marzo 2012 n.333 del TAR Veneto.

La procedura di VIA, infatti, ha lo scopo di valutare tutte le possibili alternative al progetto presentato, compresa l’ipotesi di non realizzazione dello stesso.

A sostegno di tale tesi, si veda anche la Determinazione N. G00011 del 09/01/2015 con la quale la Regione Lazio si è pronunciata negativamente nell’ambito di una procedura di VIA per la realizzazione di un impianto di compostaggio, inserendo tra le motivazioni proprio la mancata valutazione delle alternative possibili e dell’opzione zero.

CONCLUSIONI

Per tutti i motivi sopra elencati si richiede l’interruzione immediata del procedimento in corso e un’interruzione all’attività di conferimento in discarica al fine di mitigare i rischi connessi alle condizioni idrogeologiche attuali.

Discarica Mad: No al V Bacino

Avete presente quei mostri dei videogiochi che puntualmente sono sempre lì ad attendervi dietro l’angolo? Questa è una storia simile, l’unica differenza è che il mostro è reale e non se ne mai andato. Anzi, punta a crescere sempre di più: come un virus incontrastato, come un buco nero pronto ad inghiottire il nostro territorio, ogni giorno di più.

Dopo 3 anni, infatti torna in discussione l’ampliamento della Discarica di Roccasecca con la costruzione di un V Bacino.

V bacino: Cosa significa?

Provo a rendere la questione più chiara possibile, citando i numeri presentati dalla ditta proponente.

Proposta di Ampliamento Discarica: sintesi non tecnica

500 TONNELLATE A GIORNO DI RIFIUTO PER 68 MESI ( CON L’INEVITABILE AUMENTO DI CAMION SULLE NOSTRE STRADE) PER UN INVASO COMPLESSIVO DI 4,7 ETTARI DI DISCARICA, che vanno ad aggiungersi ai 4 bacini precedenti.

Una discarica che raggiungerebbe più di 23 anni di attività se questo allargamento fosse avallato della Regione Lazio.

Questa proposta si inserisce ovviamente nel quadro regionale di gestione dei rifiuti che vede

  • L’insufficienza Cronica della Capitale, dovuta alla mancanza di impianti e ad una raccolta differenziata che definire pessima è un complimento. Le vicende di questi ultimi giorni, inoltre, narrano dell’ennesimo azzeramento dei vertici Ama.
  • La Discarica di Colleferro andrà in esaurimento a fine anno.
  • La mancata definizione di un sito alternativo a Roccasecca da parte della Provincia di Frosinone?

Cosa fare?

Il 14 ottobre ci sarà la conferenza dei servizi presso la sede della Regione Lazio a cui ovviamente parteciperò. Non è tempo dei se e dei ma, non è il momento di temporeggiamenti, è IL TEMPO di ribadire nella maniera più forte che questo territorio non è la discarica di nessuno, che quest’opera non ha alcun senso logico se si guardano le direttive europee e le volumetrie di questa Provincia, che questo territorio non è destinato a morire, che noi non siamo quelli che abitiamo la parte sbagliata della storia. E’ il momento di compattarci per difendere l’avvenire nostro e delle persone che verranno dopo di noi, è il momento anche di scendere nelle piazze e nelle strade per far sentire la nostra voce.

Non può esserci alcuno sviluppo se andranno avanti queste opere e non hanno alcun senso i contentini, le briciole, le opere compensative. Vogliamo vivere dignitosamente. VOGLIAMO UN FUTURO PER LA NOSTRA TERRA: NO AL V BACINO.