Falsa ri(partenza)

Falsa (ri)partenza: E no, non ne siamo usciti affatto né migliori, né più più buoni, ma in realtà non è che ci avessi sperato poi molto in questa retorica da libro cuore.

L’incendio alla Adler di Ottaviano, gli sversamenti illegali a Castel Volturno (a proposito i droni che utilizzavamo per scovare la gente sulla spiaggia si possono utilizzare anche per questo), le mascherine gettate per strada come coriandoli, l’odio che riemerge con tutta la sua violenza verbale ed il web torna ad essere una fogna a cielo aperto.

4 notizie di cronaca che rappresentano delle chiare ed evidenti necessità politiche: sicurezza sul lavoro a 360 °, dal Covid in poi. Sì perché banalmente i dati Inail evidenziano 37.352 contagi sul posto di lavoro. La sacrosanta esigenza di ripartire deve andare di pari passo con la sacrosanta esigenza di tutelare la vita di chi va a lavorare. Si lavora per vivere e non si lavora per morire.

Tutto quello che riguarda la green economy rischia di essere travolto dalla banalità della politica dei due tempi: è sacrosanto quello che dici, ma non possiamo farlo adesso. Peccato che il secondo tempo di questa partita non arriva mai. Adesso, però, la raccolta differenziata langue, non si sa come affrontare il rebus mascherine e ci sono enormi pressioni per eliminare la plastic tax. Il rischio fin troppo evidente è che tutte queste tematiche tornino ad essere di nicchia, roba per chi sta bene, non considerando il fatto che un nuovo modello di sviluppo non è una scelta, ma un dovere se vogliamo continuare ad abitare questo pianeta.  Le polemiche sul riscatto di Silvia Romano, oltre ad aver abbassato di molto il livello di speranza sul futuro di questo paese, mi hanno spinto a ricordare una cosa molto semplice: sapete quante armi l’Italia ogni anno vende ai regimi vicini ai movimenti jihadisti?

Discarica di Roccasecca: L’economia circolare con il culo degli altri

Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Non si può che partire dalla celeberrima frase di George Orwell per raccontare l’ennesimo scempio che le istituzioni hanno compiuto alla bassa Ciociaria e all’Alta terra di Lavoro. Ieri, La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha deliberato la revoca della sua stessa decisione presa il 7 marzo 2019: la montagna di immondizia continuerà a crescere, fino al 31/12/2020 fino a toccare la vetta di 16 metri. La motivazione, tra le righe, è sempre la stessa o questo sito o c’è l’emergenza. Emergenza che dura da quando io frequentavo le scuole medie. Motivazione tra l’altro palesemente falsa in quanto sono disponibili delle volumetrie in altre discariche pubbliche della Regione.  

Non si tratta di seguire la logica non nel mio giardino, semplicemente ci si aspetterebbe dalle Istituzioni che rappresentano anche i cittadini dei paesi limitrofi gli impianti il rispetto dei diritti costituzionali. In particolare dell’articolo 3, quello che ci ricorda che tutti i cittadini sono uguali. Ancora una volta la volontà politica si è piegata alla legge del più forte e al potere economico. Non conta nulla la relazione dell’Ispra che evidenzia ripetuti superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione, non conta nulla la delibera successiva della Provincia di Frosinone, non conta nulla il parere negativo del Ministero dei Beni Culturali, non contano nulla due interrogazioni parlamentari nel giro di pochi mesi presentate da Rossella Muroni al  Ministro Costa, alle quali ovviamente non c’è stata nessuna risposta

Alex Langer sosteneva che la conversione ecologica potrà affermarsi solo quando apparirà socialmente desiderabile: qui nel basso Lazio è diventata una necessità inderogabile per la salute pubblica e del territorio, peccato che chi ci governa la ritenga solamente uno slogan buono per riempire le prima pagine dei giornali. E’ facile dire economia circolare con il culo degli altri.

2 minuti – Luis Sepulveda: sogni, resistenza e lentezza

Per una legge fantastica della vita la gente che è stata fottuta s’incontra, ha scritto in uno dei suoi racconti Luis Sepulveda. Lui che da sempre si è definito il narratore degli ultimi, di quelli che si trovano nella parte sbagliata della medaglia, se ne è andato insieme a tanti di loro a causa di questo maledettissimo corona virus.

Cosa ci lascia? Tanto, tantissimo, troppo. In questo podcast lo riassumerò in tre grandi parole: sogni, resistenza e lentezza.

Sepulveda ci ha ricordato, e coniugare questo verbo al passato fa male come un pugno allo stomaco, quanto sia fondamentale per l’uomo sognare. Sognare che si traduce nell’avere una visione, nel perseguire una strada, nel credere in quello che si è ed in quello che si dice, ma soprattutto ci insegna che sognare ci rende migliori.

Vi è poi la resistenza, la resistenza alle storture della vita, la resistenza degli umili che senza grandi genti ci ricordano che è possibile vivere in piedi, la resistenza che ti permette di gustare la libertà.

La terza parola è lentezza. L’aveva capito, da attento ambientalista, che questo mondo viaggiava ad una folle velocità e prima o poi sarebbe andato a sbattere. L’aveva capito che questo sistema di vita era insostenibile per l’uomo, per la sua mente e per l’ambiente e per questo in maniera anticiclica predicava lentezza. Faccio un passo alla volta per capire dov’è che stiamo andando.

In questi giorni, in cui la natura ci ha dimostrato che non siamo padroni ma ospiti sulla terra, ci sentiamo davvero più soli e più tristi senza un maestro capace di illuminarci il cammino. Buon Viaggio Luis