Tag: Umberto Zimarri

  • Primavera Sangiovannese: i prossimi passi

    Primavera Sangiovannese: i prossimi passi

    Manca un anno al termine del mio mandato da Consigliere Comunale. Passarlo a parlare del nulla proprio non mi va. Preferirei, come ho provato a fare ( al massimo delle mie forze) nei quattro anni precedenti, utilizzare questo tempo per portare idee ed iniziative concrete per migliorare la vita ai cittadini e alle cittadine di San Giovanni Incarico.

    Nel video provo semplicemente a ragionare su piccole e grandi priorità che con Primavera Sangiovannese vorremmo affrontare nel futuro prossimo.

    Come sempre metteremo al centro del nostro impegno idee e proposte concrete per migliorare la vita delle cittadine e dei cittadini di San Giovanni Incarico.

    Discarica e Plastic Free, Rapporti con l’Unione di Comuni, l’odiosa tassa della Valle del Liri, l’utilizzo del fondo di solidarietà, l’organizzazione del centro culturale che sta per nascere da anni richiesto, il supporto al commercio locale, il bilancio partecipativo, la cura dei beni comuni e la ripartenza dello sport. Non ci interessano le guerre personali, al centro del nostro progetto c’è solo San Giovanni e i Sangiovannesi.

  • Frosinone – Biodigestore, interviene Green Italia

    Frosinone – Biodigestore, interviene Green Italia

    Nel dialetto popolare c’è un proverbio che recita più o meno così: “Quando una persona è stata pizzicata da una vipera, ha paura anche della lucertola”. Il senso del detto è facilmente intuibile: quando una persona ha vissuto/ sta vivendo un problema drammaticamente serio e pericoloso sulla propria pelle, anche una situazione che non riscontra grosse problematiche viene vissuta con ansia e paura. In maniera non razionale. Se trasliamo il discorso e riportiamo tutto al tema della sostenibilità ambientale, potremmo dire chi da anni subisce un attacco duro, profondo, continuo sotto questo fronte (Inquinamento della Valle del Sacco, Discariche, Termovalorizzatori) ha una reazione eccessiva davanti anche all’impiantistica necessaria per sviluppare l’economia circolare.

    Biodigestore Frosinone - La nota di Green ITalia
    Nota Pubblicata sul Quotidiano L’Inchiesta

    L’economia Circolare e i biodigestori


    Con molta chiarezza dobbiamo esprimerci su un punto. Economia Circolare vuol dire anche costruire impianti. Aumentando, si spera sempre di più, la percentuale di raccolta differenziata negli anni, i biodigestori diventano impianti necessari a chiudere il ciclo dei rifiuti. Senza impianti non restano che discariche e termovalorizzatori. Senza impianti non c’è riciclo e recupero. Dalla frazione organica lavorata nel biodigestore è possibile ottenere sia bio-metano che sostituisce quello di origine fossile, sia compost di qualità. Non è scontato ricordare che se vogliamo passare ad una società free-carbon, dobbiamo sostituire le fossili con le rinnovabili.
    Possiamo anche comprendere le paure iniziali dei cittadini che in tanti e troppi casi hanno già dato sul tema, ma è proprio su questo punto che dovrebbe intervenire l’associazionismo di settore e la politica, prendendo posizioni scientifiche e non complottistiche. Quello che è accaduto nell’ultima settimana, invece, è l’esatto opposto: talune associazioni, invece di spiegare scientificamente la differenza tra le diverse tecnologie e tra i diversi tipi di impianto hanno creato confusione, accusando in maniera diretta il circolo di Legambiente di Frosinone e l’Associazione Nazionale, avanzando illazioni strumentali, da caccia alle streghe o se preferite alle scie chimiche. Un vero e proprio avvelenamento dei pozzi, sul quale come circolo locale di Green Italia non possiamo e non vogliamo tacere. È l’ultima cosa di cui ha bisogno questa Provincia, davvero dannata per le problematiche riguardanti il ciclo dei Rifiuti. “Una corsa che si deve fermare perché altrimenti si casca male e a Frosinone malissimo, perché il Dottor Stefano Ceccarelli, non è solo un galantuomo, ma un monaco dell’ambiente, di rito ortodosso e da decenni – spiega l’attivista, Armando Mirabella. Potrebbe essere contemporaneamente il nonno, il padre e il fratello di Greta Thunmberg.


    E’ necessario aprire una riflessione sul ciclo dei rifiuti in provincia

    Specificato questo punto, per noi inderogabile, si può aprire una discussione seria sulla localizzazione dell’impianto, sui criteri di valutazione della Regione, sulla quantità di rifiuti trattati, sull’elevato numero di progetti dello stesso tenore in un’area ristretta, sulle politiche di gestione del biodigestore, sul come si vuole migliorare un ciclo dei rifiuti che in questa provincia svuota le casse pubbliche ed arricchisce i privati, su come il nuovo piano dei Rifiuti impatterà l’intera provincia, da Fiuggi a San Vittore, sulle discariche autorizzate e su quelle non bonificate disseminate lungo l’asse provinciale. Insomma, sulla pianificazione e sulla progettazione che latitano da sempre sotto questo punto di vista.
    Se non bastasse si potrebbe parlare del problema dell’amianto ancora troppo presente nelle nostre campagne, dell’efficientamento energetico degli edifici pubblici, di una mobilità sostenibile e leggera. Traducendo si potrebbe parlare di come intendiamo consegnare questo pezzo di mondo, che resta bello ed autentico, a chi verrà dopo di noi, magari aprendo un tavolo di confronto continuo e trasparente. Per farlo, però, occorre la serietà e non l’illazione, occorre la scienza e non il sensazionalismo, occorre studiare e non improvvisare, occorre, sicuramente anche combattere, unendo il cuore al cervello e non la pancia alla gola.

    Green Italia – Provincia di Frosinone

  • San Giovanni Incarico: il consiglio comunale del 8 settembre

    San Giovanni Incarico: il consiglio comunale del 8 settembre

    Dopo la pausa estiva, martedì 8 settembre si è riunito il Consiglio Comunale di San Giovanni Incarico. Il consiglio è stato richiesto dai Consiglieri di Minoranza: Bortone, Carbone e Toti.

    Gli odg della discussioni sono visualizzabili, cliccando sul link sottostante

    Come potete osservare si tratta di punti aperti che non necessitano, quindi, di una votazione ma di una discussione aperta in aula.

    Organizzazione Spazi Scolastici

    Il primo punto di discussione riguardava l’organizzazione degli spazi scolastici. Prima di tutto, ho ritenuto fondamentale non alimentare ulteriori elementi di confusione in un quadro che, dal livello nazionale al livello locale, risulta essere frammentato ed in continua evoluzione. Politicamente Primavera Sangiovannese ha sempre cercato di favorire una piena autonomia dell’istituzione scolastica, tenendola ben fuori dall’agone politico. Sull’argomento, ho chiesto quale fosse la posizione del nostro Comune, nell’incontro tra i dirigenti scolastici e i Primi Cittadini del plesso ( San Giovanni Incarico, Pontecorvo, Pico), previsto l’indomani. Il Sindaco Fallone, ha risposto che il Comune di San Giovanni Incarico, aveva ultimato i lavori di adeguamento necessari ma avrebbe lavorato per una scelta collettiva. Come tutti sapranno si è optato per un rinvio dell’apertura delle scuole.

    Non ho avallato la richiesta di Istituzione di una commissione ad hoc sul tema scuola, relazionata dal Consigliere Toti, perché pur condividendo la natura di questa proposta, non è stato presentato alcun documento sulla struttura e sul funzionamento della stessa,se non dei generici intenti. Vivendo un periodo delicato e dovendo essere l’azione politica sull’istruzione particolarmente rapida, chiara ed efficace, non ho ritenuto utile richiedere , in questa occasione, una votazione sulla proposta. Nulla vieta, ovviamente, che si possa in futuro giungere ad una proposta strutturata da sottoporre al Consiglio Comunale, al quale sicuramente non farò mancare il mio appoggio e supporto.

    Cosa fare dell’ex scuola Pasquale Cayro?

    Ho sottolineato prima di tutto la pessima esperienza vissuta dall’Associazione Culturale che presiedevo. 6 anni fa siamo stati invitati a liberare la sede che ci era stata concessa, entro una settimana, a causa dell’inagibilità della struttura. Era la settimana di ferragosto. Tempi e metodi di una certa politica.

    Detto questo ho sottolineato come numeri alla mano non sia funzionale pensare a quella struttura come nuovo edificio scolastico. Quell’edificio, una volta messo in sicurezza, potrebbe essere invece utilissimo ad aiutare le associazione del territorio,una sorta di “Casa dell’associazionismo locale”. In più, viste le esigenze di molti lavoratori, sarebbe molto interessante creare degli spazi di co-working, lavoro condiviso. La crescita esponenziale dello smart working è una chiave per rivitalizzare i borghi e generare entrate per le attività commerciali. Una grande occasione che dobbiamo essere in grado di sfruttare.

    Il primo cittadino ha risposto che l’idea era certamente interessante ma l’edificio, a breve, diventerà un centro diocesano.

    Contributi a Fondo Perduto ai commercianti

    Come si potrebbe essere concettualmente contro ad una misura di questo genere? Ovviamente, però, bisogna coniugare la proposta con l’equilibrio delle finanze comunali, tema a cui ho sempre prestato una rigorosa attenzione. Ho chiesto al Consigliere Carbone, relatore della stessa, se era già stata pensata una somma da destinare ai commercianti. Mi è stato risposto negativamente e che questo onere, a suo avviso, spettava alla maggioranza. Facendo un conto, di massima, sulla natura dell’impegno, ritengo che per essere efficace, dovrebbe essere stimato in almeno 60.000,00 €, una cifra certamente importante per le casse, non floride, di San Giovanni Incarico.

    Su questo punto mi piacerebbe lanciare un’idea: non sarebbe interessante capire di cosa hanno bisogno le aziende/attività commerciali presenti sul tessuto comunale, stilare una lista delle priorità ed investire questo denaro in investimenti su strutture, eventi ed infrastrutture fisiche e digitali? A mio avviso, inoltre, non è più rinviabile, la creazione di uno sportello dedicato alle opportunità di finanziamento delle imprese.

    Installazione traliccio telefonico Madonna della Guardia

    Su questo argomento, al di là del caos che si è generato e delle vere e proprie liti di questi giorni, sostengo a nome del mio gruppo una cosa molto semplice: Primavera Sangiovannese è contro nuove installazioni di questo genere, a qualsiasi prezzo offerto dal gestore, nelle immediate vicinanze di un luogo di culto così importante per la popolazione sangiovannese.Riteniamo, inoltre, che si debba risolvere al più presto la controversia legale per i ripetitori già presenti e procedere con un piano di pianificazione urbanistica avente lo scopo di pianificare e minimizzare i valori di campo elettromagnetico, ove necessario.

    Nel corso di questi 3 anni di attività consiliare, ho incrociato quest’argomento nella Primavera del 2018, durante l’approvazione del bilancio di Previsione. Ho chiesto più volte chiarimenti, senza fortuna, sull’evidenza che vedete in immagine. Sfruttando l’occasione, ho chiesto direttamente chiarimenti al Consiglio.

    Il primo cittadino ha sostenuto che l’aumento di entrate fosse motivato dal risarcimento derivante l’ipotetica vittoria della causa riguardante il traliccio attualmente presente sul Santuario della Madonna della Guardia, utilizzato dall’emittente Teleuniverso. Spiegazione che a dir la verità non ci lascia convintissimi, poiché, o è stato redatto in maniera poco chiara il testo a corredo del documento contabile o si rafforza la convinzione di aver fatto bene a non votare quel bilancio di previsione, viste le stime che potremmo definire “fantasiose”.

    Nota a margine: il clima politico

    Possono capitare e capiteranno discussioni accese e vivaci in Consiglio. La politica è anche contrapposizione. Scontro costruttivo. Senza alcuna ipocrisia, anche io, in passato ne ho avute di serrate. Quello che non condivido, però, è il clima da far west che si è palesato negli ultimi due consigli comunali. Discussioni che non sono funzionali ma strumentali: “Faccim ammuina”. Non diamo una bella immagine del nostro lavoro di Consiglieri ai cittadini, ma soprattutto non diamo lustro all’istituzione che rappresentiamo. Ben vengano discussioni, anche accese, sul futuro e sulle prospettive di San Giovanni Incarico, ma al contempo mi auguro che la bagarre delle ultime sedute sia una parentesi breve e già chiusa.

  • Consiglio Comunale: le mie proposte sulla partecipazione popolare

    Consiglio Comunale: le mie proposte sulla partecipazione popolare

    Lunedì 20 luglio, dopo molti mesi, c’è stato un ricco e lungo Consiglio Comunale, iniziato alle 19:00 e terminato dopo le 23:00.


    Prima di analizzare le questioni inerenti il bilancio e le finanze comunali ritengo utile concentrarmi su un macrotema che mi sta molto a cuore: quello sulla partecipazione popolare.

    Da sempre, anche prima della nascita di Primavera Sangiovannese, ho argomentato e proposto su questo punto. Non per vezzo, non per moda, ma per esigenza. Un cambiamento profondo del Paese non può prescindere da una rinnovata e continua partecipazione popolare alla vita politica del paese, da parte di tutti. Non esistono le bacchette magiche, né gli uomini solo al comando capaci di affrontare tutto. Il rinnovamento o è partecipato o non lo è. Ritengo che debba esistere un sentimento diffuso e “popolare” orientato alla valorizzazione delle tante risorse ( umane e paesaggistiche) presenti nel nostro Paese.

    E’ vero che i nostri giorni sono segnati comunque dal pericolo Covid, ma l’assise comunale praticamente vuota di cittadine/i dopo lunghi mesi in cui il Consiglio si riuniva deve far riflettere tutti, partendo ovviamente dal sottoscritto. Riusciamo ad interessare i cittadini con le discussioni politiche che animano il Paese? Io ritengo che i cittadini siano interessati a discussioni concrete che riguardano la loro vita quotidiana e soprattutto le prospettive del nostro Paese.

    L’argomento partecipazione è stato oggetto di un dibattito franco nel corso della prima parte della seduta.


    Riprese dei Consigli Comunali

    Chi ha seguito Primavera Sangiovannese sa che questa è una delle proposte hanno animato la nostra Campagna Elettorale. La prima richiesta al Consiglio, in tal senso, è stata protocollata a dicembre 2017. In prima battuta, in massima franchezza, non è stata presa sul serio ( a cosa serve mettere le telecamere in Consiglio?) ma poi forse anche a causa dell’emergenza sanitaria vissuta in questi mesi, è stata riconosciuta la bontà della proposta. Meglio tardi che mai.

    Il nuovo regolamento del Consiglio Comunale di San Giovanni Incarico, votato lunedì scorso, prevede la possibilità della ripresa dell’assise pubblica. Questa potrà avvenire sia sugli organi ufficiali del Comune, sia ( su mio emedamento) da parte di cittadini, associazioni, privati che dovranno fare apposita richiesta. Ora manca l’ultimo step: il regolamento attuativo specifico che abbiamo già predisposto e protocollato. Ci auguriamo possa essere rapidamente approvato.

    Questo strumento non va a vantaggio di questa o quella parte politica, va esclusivamente a vantaggio della popolazione di San Giovanni, in particolar modo di chi svolge un lavoro che lo tiene lontano da casa, praticamente tutta la giornata ed è così impossibilitato a seguire i lavori del Consiglio Comunale. Sempre in quest’ottica ho proposto due ulteriori integrazioni

    Petizioni Popolari:

    1.Il Consiglio Comunale con il fine di incentivare la partecipazione popolare alla vita politica del Paese, ha la facoltà di discutere anche proposte di deliberazione promosse da singoli cittadini ed associazioni. Tali petizioni devono essere sottoscritte da almeno da almeno 30 (trenta) persone aventi residenza nel territorio comunale e/o attività economiche o sociali che operano nel Comune San Giovanni Incarico. La sottoscrizione per essere valida dovrà contenere nome, cognome, indirizzo, data di nascita e firma e dovrà essere presentata all’ufficio Protocollo del Comune.

    2. Il Presidente del Consiglio, con l’ausilio del Segretario Comunale, acquisiti i pareri dei responsabili di Area, provvederà entro 30 (trenta giorni) ad assegnare la proposta all’organo consiliare per la trattazione di merito


    ARTICOLO 9 CONSIGLIO COMUNALE APERTO

    1. Il Presidente quando si verificano rilevanti motivi d’interesse della comunità può convocare l’adunanza “aperta” del Consiglio Comunale:

    a) di sua iniziativa;

    b) su richiesta di almeno di 5 (cinque) consiglieri o del Sindaco;

    c) su richiesta di almeno 100 residenti. La richiesta dovrà essere protocollata all’apposito Ufficio Comunale e dovrà contenere nome, cognome, residenza, data di nascita e firma dei richiedenti.


    2. La seduta può svolgersi nella sua sede abituale od anche nei luoghi particolari previsti

    3. Tali adunanze hanno carattere straordinario ed alle stesse, con i consiglieri comunali, possono essere invitati parlamentari, rappresentanti della regione, della provincia, di altri comuni, delle circoscrizioni, degli organismi di partecipazione popolare e delle associazioni sociali, del volontariato, politiche e sindacali interessate ai temi da discutere.

    4. In tali particolari adunanze il Presidente, garantendo la piena libertà di espressione dei membri del Consiglio Comunale, consente anche interventi di cittadini presenti in aula, dei rappresentanti come sopra invitati, che portano il loro contributo di opinioni, di conoscenze, di sostegno e illustrano al Consiglio Comunale gli orientamenti degli enti e delle parti sociali rappresentate.

    5. Durante le adunanze “aperte” del Consiglio Comunale non possono essere assunti impegni di spesa, anche di massima, a carico del bilancio comunale.

    6. Gli unici membri deputati alla votazione delle proposte discusse e proposte dall’assemblea sono i membri in carica del Comune di San Giovanni Incarico.


    Di comune accordo con maggioranza e minoranza questi punti sono stati aggiornati alla prossima discussione preferendo discuterli con una specifica discussione sullo Statuto Comunale e non sul Regolamento del Consiglio. Per me, per noi, nessun problema, ma certamente non molleremo la presa.

    In sintesi cosa mi spinge a insistere e a presentare queste proposte? Voglio dare la possibilità a tutte le cittadine ed i cittadini del mio Paese di essere informati sulla vita politica del Paese, senza passare per il sentito dire, ascoltando direttamente ciò che accade nei momenti di confronto pubblico. Voglio a dare alla cittadinanza e alle associazioni, strumenti in grado di renderli non spettatori passivi delle decisioni, ma attori protagonisti. Rompere l’apatia, abbattere la noia, costruire sulla contaminazione delle idee un futuro più bello, più giusto, più equo.

  • Un modello popolare per salvare lo sport di base e dilettantistico

    Un modello popolare per salvare lo sport di base e dilettantistico

    Chi vive in Provincia, in un piccolo centro o in un borgo, che piaccia o non piaccia, sa che difficilmente si esula da tre punti cardinali: la piazza, la chiesa, per chi crede, ma soprattutto il campo sportivo. Quest’ultimo non è solamente il luogo dove si fa sport, che già non sarebbe poco, ma è il luogo principale dell’aggregazione sociale. Dove cresci, fa esperienze, ti confronti e a volte ti scontri. Questo triangolo in pratica sostituisce i 4 consueti punti cardinali nella crescita di ogni abitante di quel luogo. Così, vale anche nelle periferie delle grandi città nelle quali, in molti casi, le società sportive diventano praticamente l’unico servizio di welfare esistente, nel dopo scuola.

    Senza girarci intorno, una delle tante conseguenze del Covid 19 è il rischio concreto della distruzione di questo tessuto dilettantistico e di base. La stagione attuale è, ovviamente, chiusa ma stando così le cose anche la prossima è forte rischio. Le giuste e doverose norme a tutela della sicurezza difficilmente riusciranno ad essere attuate dalle società che si barcamenano tra mille difficoltà ed in molti casi si basano su un lavoro volontario o quasi.

    Le conseguenze sociali sarebbero catastrofiche. Le conseguenze sulla salute dei ragazzi sarebbero davvero serie.

    Eppure, una strada per tentare di evitare il disastro c’è. Il primo punto, ovviamente, è la stesura di protocolli sanitari ad hoc per queste piccole realtà. La seconda osservazione è di gestione e prospettiva, riguarda il modello sul quale ricostruire il sistema, ovvero quello di un azionariato popolare e diffuso. L’unico modello attualmente sostenibile che consentirebbe, da una parte, di ridare maggiore stabilità alle Asd, dall’altra, di unire come un collante l’attività sportiva e la comunità. In una parola: coesione sociale. Uno sport che può e deve tornare ad essere popolare, uno sport che deve essere permesso a tutti, uno sport che non può essere un lusso per pochi circoli.  Difficilmente ci saranno mecenati, grandi o piccoli, pronti a sobbarcarsi le spese delle piccole società, difficilmente le spese saranno sostenute dai Comuni, certamente, però, potrebbero essere sostenute dall’intera comunità.

    L’azionariato popolare all’estero.

    Se guardiamo all’Europa, questo modello è normato e normalmente utilizzato, anche dalle società professionistiche. Per rendere più chiaro il concetto facciamo alcuni esempi “celebri”. Il più eclatante è certamente il Barcelona, il club simbolo dell’identità catalana, è posseduto da 170.000 soci. In Bundesliga, la serie A tedesca di calcio, i tifosi detengono, democraticamente strutturati, il 51% dei club. In Inghilterra si stanno sviluppando sempre di più i “Supporter Trust”: organizzazione in associazioni o cooperative di tifosi, che hanno, fra gli scopi sociali, quello di acquisire delle quote societarie del club di riferimento.

    La situazione in Italia

    Come spesso accade, la realtà è già più avanti della politica. Dopo il fallimento della società, in molti casi è avvenuto che intere città si mobilitassero per salvare il club, Ancona, Palermo e Taranto, solo per citarne alcune.  Degna di nota è sicuramente la vicenda de “Il Centro Storico Lebowski che centra in pieno lo spirito di questa proposta. Da un’intervista su un sito web locale si può leggere:

    “Possiamo dire che grazie allo strumento cooperativo adesso il Lebowski è davvero una proprietà collettiva dei suoi tifosi, indifferente a ogni tentativo di scalata, di accentramento, a ogni invadenza del mercato”. “La nostra idea – proseguono – è che un Club debba rappresentare un territorio, una comunità, e vivere del coinvolgimento del territorio stesso. Di regola, un club dovrebbe investire nel suo progetto sportivo non un euro in più di quanto la mobilitazione del territorio a suo sostegno gli permette. Se in tanti danno poco, il club ha un futuro garantito e una base solida su cui programmare”. “Perché questo avvenga – rilanciano – è necessario che il Club si dimostri un punto di riferimento simbolico e materiale per la comunità. Quello che non fanno più nel professionismo e, purtroppo, sempre meno anche tra i dilettanti. Un Club deve occuparsi di educazione, di solidarietà, di lavoro, di aggregazione, della salute, di arte, di musica, di poesia; deve essere consapevole di avere le risorse per occuparsi dei temi che sono maggiormente sentiti dalla popolazione. Questo è quello che cerchiamo di fare con il Centro Storico Lebowski”.

    Un altro esempio degno di nota è quello delle palestre popolari: la più famosa si trova a Roma, è la storica palestra popolare di San Lorenzo, ed è raccontata splendidamente qui.

    Cosa è che manca allora in Italia? Una legge chiara e semplice che vada a definire un unico soggetto giuridico attraverso il quale realizzare l’azionariato popolare, magari incentivando con sgravi fiscali le donazioni elargite per sostenere lo sport popolare. La definizione di un partenariato pubblico (Enti Locali) – Privato (Impresa) – Comunità (Popolo), sarebbe preziosa come acqua nel deserto.

    Questo tipo di modello, of course, sarebbe auspicabile anche nei club professionistici, ma quella, “è un’altra storia” e magari ci tornerò.

    Quello che mi interessa, adesso, ed è una vera urgenza sociale è salvare questo mondo fatto di uomini e donne, di ricordi, di polvere e di fango, di sudore, di anima popolare, di felicità e di passione vera. Di salvarlo e di migliorarlo. Molte volte questi argomenti escono completamenti dai ragionamenti politici, vengono snobbati, eppure basterebbe guardarsi intorno una domenica qualsiasi per capire cosa rappresenta questo mondo e quanto è importante per una fetta enorme del Paese.

    Umberto Zimarri, Ufficio di Presidenza Green Italia

  • Cdp e Ics: le opportunità per gli enti locali

    Cdp e Ics: le opportunità per gli enti locali

    Rinegoziazione mutui per gli enti locali: più ossigeno per il nostro Comune! Cassa Depositi Prestiti e l’Istituto per il Credito Sportivo offrono, rispettivamente, la possibilità di rinegoziare e sospendere i finanziamenti concessi agli Enti Locali.

    Rinegoziazione mutui per l’anno 2020 dei prestiti concessi agli Enti Locali dalla CDP

    Tra le misure messe in campo dal Governo per fronteggiare la crisi del Covid19 c’è la possibilità per gli Enti Locali di rinegoziare per l’anno 2020 i prestiti concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti. Tale operazione, che è entrata in vigore lo scorso 6 maggio ed avrà un periodo di adesione fino al 27 maggio, permette a circa 7200 enti locali di accedere a risorse fino a 1,4 miliardi di euro e di sfruttarle direttamente per il territorio.

    In particolare, la circolare n.1300 di Casse depositi e prestiti del 23 aprile 2020 (https://cdp.it/resources/cms/documents/Circolare-CDP_n.1300-2020_Rinegoziazione-enti-locali.pdf) specifica quali prestiti potranno essere rinegoziati, connotati dalle seguenti caratteristiche:

    • prestiti ordinari, a tasso fisso o variabile, e flessibili; 
    • oneri di ammortamento interamente a carico dell’Ente beneficiario; 
    • in ammortamento al 1° gennaio 2020, con debito residuo a tale data pari o superiore ad euro 10.000,00, e scadenza successiva al 31 dicembre 2020.

    Come si può aderire a tale rinegoziazione? In modo molto semplice l’istituto, tramite il proprio sito web, mette a disposizione l’elenco dei Prestiti Originari e rende note le condizioni applicate alla rinegoziazione. Dunque, attraverso un’apposita sezione sul sito internet di CDP, ciascun ente locale potrà seguire step by step la procedura di adesione articolata in tre fasi:

    1. Scelta delle condizioni
    2. Domanda di adesione
    3. Perfezionamento del contratto

    In dettaglio, la documentazione da presentare dovrà comprendere:

    • la proposta contrattuale irrevocabile di rinegoziazione; 
    • la determinazione a contrattare; 
    • il modulo per l’attestazione dei poteri di firma del sottoscrittore del contratto; 
    • il consenso al trattamento dei dati personali ed informativa privacy; 
    • le delegazioni di pagamento in originale. 

    La documentazione, comprendente gli originali cartacei delle delegazioni di pagamento relative a ciascun prestito negoziato, deve essere inviata a CDP entro e non oltre il 3 giugno 2020.

    Per maggiori informazioni: https://cdp.it/sitointernet/it/rinegoziazione_mutui.page

    Sospensione finanziamenti ICS

    Anche l’Istituto per il Credito Sportivo ha previsto un piano per sospendere i finanziamenti concessi agli Enti Locali, in particolare <<L’Istituto ha aderito all’accordo ABI, ANCI e UPI e procederà quindi alla sospensione per un anno della quota capitale delle rate dei finanziamenti in scadenza fino al 31 dicembre 2020 su esplicita richiesta di Comuni, Province ed altri Enti Locali, come definiti dall’art. 2 del D.lgs. 267/2000.>>

    Come si legge dal sito dell’ICS per poter beneficiare della sospensione, i finanziamenti devono avere le seguenti caratteristiche:

    • Stipulati secondo la forma tecnica del mutuo;
    • Essere intestati agli Enti Locali con oneri di rimborso interamente a proprio carico;
    • Il soggetto debitore e il soggetto beneficiario devono essere coincidenti;
    • Non devono essere stati concessi in base a leggi speciali;
    • Devono essere in corso di ammortamento;
    • Non devono presentare rate scadute e non pagate da oltre 90 giorni al momento di presentazione della domanda;
    • La durata complessiva, a seguito della sospensione, non deve eccedere i 30 anni.

    Come si può aderire? Il processo è diviso essenzialmente in due fasi: la prima prevede la semplice compilazione, entro il 20 maggio, del modulo online messo a disposizione da ICS (https://www.creditosportivo.it/covid19/sospensioneratecovid/sospensionerateentilocali_covid19.html) e, se non risultano incongruenze, si procede con la seconda fase, da adempiere entro il 26 maggio, che comprende i seguenti allegati:

    1. La domanda di sospensione predisposta con i dati da te immessi nel modulo (da firmare digitalmente)
    2. La determinazione del responsabile del procedimento di spesa (da compilare e firmare digitalmente – una unica anche per già di un finanziamento)
    3. La certificazione dei responsabili dei servizi (da compilare e firmare digitalmente – una unica anche per già di un finanziamento)
    4. La delega di pagamento (una per ciascun finanziamento) sulle entrate afferenti ai primi tre titoli di bilancio esente da imposte e tasse ai sensi dell’art. 15 DEL D.P.R. 29/9/1973 N. 601

    Approfondimento a Cura di Francesco Rampini

  • 2 minuti: il Mio Podcast

    2 minuti: il Mio Podcast

    E così, ho deciso di creare un mini podcast: 2 minuti

    2 minuti possono pure sembrare pochi, ma ne possono succedere di cose in 2 minuti. 2 minuti sono il tempo di un caffè, sono il tempo di una telefonata, sono stati pure il tempo per ribaltare una Champions League. 2 minuti è il mio podcast: in 120 secondi, così mi alleno ad essere sintetico come richiedono i miei amici, proverò a riflettere su fatti che hanno catturato la mia attenzione. Dall’oggi per costruire il domani.

    Untori, sceriffi e la legge di Pareto per il mondo che verrà

    Ascolta “2 minuti” su Spreaker.

  • Pretendiamo Chiarezza

    Pretendiamo Chiarezza

    Pubblico integralmente la lettera che ho inviato a sua Eccellenza il Prefetto di Frosinone, ieri 28-10-2019, a seguito della votazione per l’elezione dei membri della Comunità Montana del 9.9.19 , sulla quale continuiamo a non vederci chiaro e sulla quale pretendiamo chiarezza.

    Alla cortese Attenzione di/del/delle

    Sua Eccellenza Il Prefetto della Provincia di Frosinone, Dr. Ignazio Portelli

    Gentile Segretario Comunale, Dottoressa Anna Parisi
    Ill.mo Sindaco di San Giovanni Incarico, Ing. Paolo Fallone

    Gentili Scrutatrici
    Consigliere Dott. Isabella Corsetti,
    Consigliere Dott. T. Raso,


    Oggetto: delibera del Consiglio Comunale del 9.9.19 n.  18: nomina dei rappresentati della Comunità Montana del Lazio “Monte Ausoni”.


    In riferimento alla nota del 7.10.19 a firma del Segretario Comunale di San Giovanni Incarico, allegata alla presente mail, mi preme fare alcune precisazioni al fine di giustificare la mia richiesta di copia o, eventualmente, della sola visione del brogliaccio utilizzato per la stesura della delibera in oggetto.
    Premetto che dopo la discussione, per ragioni politiche che qui è inutile precisare, ho abbandonato l’aula consiliare senza partecipare alla votazione dei rappresentati della Comunità Montana dei Monti Ausoni, posizionandomi in prossimità della stessa.
    A conclusione del Consiglio Comunale, sia io che tutti i presenti con cui ho avuto modo di parlare abbiamo potuto constatare che il Sindaco, nel proclamare quali rappresentanti della Comunità Montana i consiglieri Tania Raso e Carbone Antonio, ha dichiarato il seguente risultato della votazione:
    n. 5 voti al consigliere di minoranza Tania Raso
    n. 3 voti al consigliere di maggioranza Antonio Farina
    n. 2 voti al consigliere di minoranza Zimarri Umberto
    n. 2 voti al consigliere di maggioranza Carbone Antonio.

    Conclusa la votazione, il consigliere Bortone Giorgio ha obiettato che, data la parità di voti, il Sindaco avrebbe dovuto eleggere il sottoscritto, quale consigliere più giovane di età, rispetto a Carbone Antonio.


    Nella delibera precisata in oggetto, invece, pubblicata sull’albo pretorio on line del Comune (allegata), il risultato della votazione è diverso (4 voti assegnati alla consigliera Tania Raso e 3 voti al consigliere Carbone) e l’osservazione del Consigliere Bortone non è riportata.
    Da qui la mia richiesta di visione delle schede elettorali e del brogliaccio, in modo da verificare se vi fosse stato un errore di trascrizione tra quanto avvenuto nel corso del Consiglio e riportato nel brogliaccio del Segretario e quanto poi riportato nella delibera pubblicata sull’albo.   
    Il giorno dopo la mia richiesta, sono stato convocato presso la sede comunale e durante un colloquio privato mi è stato comunicato dal Sindaco, Ing. Paolo Fallone, che nel dichiarare in Consiglio i voti a scrutinio segreto raccolti dai singoli consiglieri si era sbagliato, per cui il risultato elettorale corretto era quello riportato nella delibera in oggetto; nel contempo, la Dottoressa Parisi mi ha comunicato l’impossibilità di visionare il brogliaccio del Consiglio e sono stato anche rassicurato del fatto che presto avrei ricevuto una comunicazione a chiarimento dell’accaduto.
    Purtroppo così non è stato.
    Con la comunicazione allegata il Segretario mi ha ribadito il diniego all’accesso del suo brogliaccio, con le medesime motivazioni comunicatemi personalmente, per cui non ho modo di verificare se ha errato il Sindaco nel dichiarare i voti raccolti dai singoli Consiglieri o se, invece, tale errore sia stato commesso dal Segretario Comunale.
    A tal proposito mi permetto anche di evidenziare che le schede elettorali che mi sono state poste in visione, in calce alla comunicazione allegata, non sono idonee a garantire la genuinità della votazione riportata nella delibera in oggetto, perché sono evidentemente prive di qualsiasi preventiva vidimazione, che immagino sia invece necessaria.

    Precisato quanto sopra, senza entrare nel merito della legittimità a richiedere copia del citato brogliaccio, credo sia interesse del Segretario Comunale e dell’intera Amministrazione comunale fare chiarezza su tale grave equivoco, mostrando quanto trascritto nell’immediatezza della votazione.  
    Ciò, anche in considerazione del fatto che la stessa Consigliera Dottoressa, Tania Raso, che ha avuto modo di esaminare i singoli voti durante il Consiglio nella sua veste di scrutatrice- in più occasioni, anche dopo la pubblicazione della delibera in esame, ha dichiarato sui social network di aver riportato 5 voti in suo favore e non 4 come riportato nella delibera allegata.
    Tra l’altro, mi resta difficile crede che il Sindaco si sia sbagliato nell’assegnare un voto in più a Tania Raso e, nel contempo, abbia commesso lo stesso errore assegnando un voto in meno a Carbone Antonio.
    Così come mi resta difficile credere che, nell’ascoltare il Sindaco dichiarare in modo errato i voti raccolti dai singoli consiglieri, né il Segretario Comunale, né le scrutatrici siano intervenute in Consiglio per correggerlo e non hanno ritenuto di doverlo fare nemmeno dopo il riferito intervento del consigliere Bortone.


    Qualcosa non quadra, per cui nell’interesse di tutti sarebbe bene essere il più trasparenti possibili e fare chiarezza su questa vicenda.

    Per tale ragione chiedo anche al Sindaco ed alle Consigliere scrutatrici, a cui è indirizzata la presente, di fornire la loro versione dei fatti in modo da far chiarezza sull’accaduto.

    Nel contempo, se possibile, chiedo all’Ill.mo Sig. Prefetto di porre in essere tutte le verifiche ritenute opportune per chiarire le contraddizioni emerse tra quanto dichiarato dal Sindaco nel corso del Consiglio comunale del 9.9.19 e quanto riportato nella relativa delibera consiliare.

    Nel caso non avvenisse quanto richiesto, si richiede l’annullamento della delibera in questione.


    Per concludere mi sia permesso un ultimo appunto.
    Chi è più competente di me mi ha riferito che la votazione collegiale a scrutinio segreto, con il voto limitato, sia legittima ed in più occasioni la giurisprudenza ha riconosciuto la legittimità dell’elezione di un rappresentante della minoranza con i voti della maggioranza; è anche vero però che recentemente il Tar Puglia, con la sentenza n. 1070/15, vedi allegato, ha ritenuto illegittima l’ingerenza della maggioranza nell’eleggere con i propri voti un rappresentante della minoranza, così come è accaduto  nel nostro caso.
    Per tale ragione mi chiedo se non sarebbe stato meglio e più corretto non approfittare delle lacune legislative e lasciare alla minoranza il diritto di scegliere il suo rappresentante?


    In attesa di un cortese riscontro, porgo cordiali saluti.

    Il Consigliere Comunale di San Giovanni Incarico, Dott. Umberto Zimarri

  • Una Prospettiva di futuro

    Una Prospettiva di futuro

    In un’economia che stenta a riprendersi, i singoli si sentono smarriti: in tanti, troppi, a volte forse anche noi stessi, sono in balia della speranza che arrivi all’improvviso un salvatore. Questa speranza in realtà rappresenta un grande limite, ed è la più grande scusa per assecondare la pigrizia. Una scusa per non uscire dalla zona di comfort limitando la nostra visuale che rimane confinata a pochi metri più in là del cancello del nostro giardino.
    Il ricordo che rimarrà di noi ai posteri, ai nostri successori, sarà misurato dal cambiamento che avremo indotto con la nostra esistenza sulle loro esistenze. Non è detto che tutti lasceremo un segno, e soprattutto non è assolutamente detto che questo segno, per chi lo avrà lasciato, sarà positivo. Non è scontato che i nostri successori (figli, nipoti) ci saranno grati per ciò che avremo fatto, anzi, dovremmo avere l’onestà intellettuale di tenere in considerazione l’ipotesi che potrebbero maledirci per come NON abbiamo saputo tenere cura di loro, del loro futuro (e come dargli torto visto quello che stiamo facendo, viste le persone che NOI stiamo mandando a amministrarci?). Una cosa però è certa, uno scopo nella vita tutti ce lo abbiamo, anche se a volte per qualcuno un po’ sfocato.

    Tutti abbiamo uno scopo orientato a migliorare le cose. Ma migliorare le cose di chi? Spesso è per migliorare le cose che ci appartengono o che abbiamo più o meno vicino, altre volte alcuni (per i più nobili) vogliono semplicemente migliorare “le cose”, a prescindere da chi appartengono. E qui sta il punto.
    “Ah, ma questo non riguarda me, non mi appartiene, non mi condiziona, pertanto non mi interessa” è la peggiore delle menzogne che continuiamo a dirci. Il fatto è che tutto ci riguarda, e soprattutto -mettiamocelo in testa- tutto ci appartiene, e di conseguenza dobbiamo sentirne la responsabilità.
    Cosa accade quando finirà la nostra vita non è dato saperlo. Ma cosa (non) avremo fatto durante la nostra esistenza sì, e lo sapranno prima di tutti le persone a noi più vicine. Quindi guardiamoci intorno, poi guardiamoci indietro e poi, guardando avanti, proviamo a rispondere onestamente: cosa stiamo lasciando a chi verrà dopo di noi?
    Come fare quindi? La visuale sostenibile delle azioni è “semplicemente” è questa: prendersi cura del presente lasciando a quelli che verranno la possibilità di imitarci e magari migliorare. A questo scopo i grandi pilastri sulla quale si basa la scienza della sostenibilità sono tre: il pilastro economico, quello ambientale e quello sociale. Non si può prescindere da nessuno di questi tre pilastri, devono essere valutati in maniera organica e nessuno di questi può essere trascurato, in nessun momento.
    Lo sviluppo sociale deve esserci per tutte le categorie: comunità locali, lavoratori, consumatori. Esso deve essere volto a promuovere la creazione di posti di lavoro, con condizioni equamente sicure e dignitose per tutti, senza discriminazioni di sesso, età, nazionalità, credo religioso, credo politico, o altro. Lo sviluppo sociale richiede uno sviluppo di infrastrutture adeguate con PIANI di MANUTENZIONE all’altezza di un paese sviluppato, di servizi al passo con i tempi. Deve essere assicurato per tutti la qualità dell’istruzione e dell’assistenza medica e l’accesso ai tutti i tipi di servizi.
    Lo sviluppo economico deve assicurare alle imprese, ai commercianti e al popolo delle partite Iva, di poter far affidamento su una filiera trasparente, prima di corruzione, priva di inganni, con regole chiare e ben definite, così come sulla lealtà della concorrenza. Così da poter mantenere onestamente e liberamente la propria attività, i propri dipendenti e di conseguenza le loro famiglie.
    Ma tutto questo non può essere fatto a danno dell’ambiente, se in uno qualsiasi di questi punti si sta ottenendo un beneficio economico o sociale a danno dell’ambiente allora si sta annullando tutto lo sforzo. Bisogna ripensare bene quello che si sta facendo.
    I possibili danni ambientali sono molti, alcuni sono evidenti, ma molti sono “invisibili”, per questo sembrano non esserci.
    Guardiamoci intorno un secondo, stiamo permettendo di venire sotterrati da rifiuti, con campi elettro magnetici sopra la testa. Nel nostro caso abbiamo un fiume che traporta i metalli pesanti di tutta la valle de Sacco dritta dentro il cuore del nostro paese, le falde dei nostri pozzi sono in condizioni disastrose, il paesaggio che abbiamo sta subendo abusi intollerabili e camminiamo su un suolo, sul quale coltiviamo i nostri orti, saturo di sostanze nocive che avvelenano un po’ per volta noi, le nostre piante e i nostri animali.
    La brutta notizia è che questa è la situazione, la buona notizia è che c’è una soluzione: soluzione che richiede uno sforzo collettivo, profondo, radicale. Uno sforzo grande che forse non si è mai visto dalle nostre parti, perché passa per una rivoluzione sociale, politica e industriale.
    Ma non abbiamo più tempo per aspettare, non c’è più tempo per attendere: tocca a noi e dobbiamo farlo, subito. Adesso. Senza timore, mettendo in campo una diversa prospettiva di politica, futuro e società.

    Umberto Zimarri – Candidato Europee, Europa Verde
    Antonio Valente – Ricercatore presso IMDEA Energy

  • Ho preso un impegno

    Ho preso un impegno

    7,6 miliardi: una cifra enorme. La cifra che muove l’indotto del cicloturismo.
    Dal 2013 al 2018 i cicloturisti sono aumentati del 41%. Una delle tante chiavi di volta che servirebbero per riaccendere la speranza sui territori: posti di lavoro puliti, green, realizzati salvaguardando l’ambiente e il territorio.
    Per queste ragioni ho deciso di sottoscrivere anche io, l’appello “Cycling for All” della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta e l’European Cyclists’ Federation.
    FIAB ed ECF chiedono che l’Unione Europea mantenga la rotta già fissata in questa legislatura. Sono diversi i risultati portati a termine, come il voto del Parlamento per richiedere 8 spazi-bici su ogni treno nuovo e rinnovato in Europa. Sul lungo periodo i candidati dovranno impegnarsi a incentivare la mobilità ciclistica affinché, entro il 2030, la metà degli spostamenti complessivi venga fatta in sella.

    “Cycling for All” chiede poi che venga reso obbligatorio l’Intelligent Speed Assistance (ISA) in tutti i nuovi veicoli per tutelare pedoni e ciclisti. In termini economici, l’appello fissa al 3% la fetta del budget del settore trasporti che dovrà essere destinata alle infrastrutture ciclabili nel prossimo bilancio pluriennale (2021-2027). Ad oggi la spesa è dell’1,5%. L’appello, inoltre, impegna i candidati a far sì che la bici a pedalata assistita elettrica (con velocità limitata a 25 km/h e potenza entro i 250W) venga classificata come uguale alla bici tradizionale.
    Ultimo, ma non ultimo, FIAB ed ECF puntano alla formazione di un Intergruppo Parlamentare sulla ciclabilità nel prossimo Parlamento.

    Un altro modello di sviluppo è Possibile.