L’importanza del percorso

Il problema della mia generazione e di molte di quelle precedenti è che siamo stati abituati da sempre a concentrarsi solamente sul finale delle storie e mai sull’importanza del percorso. Quasi mai il mondo che ci circonda ha riflettutto, con noi, sui come e sui perchè. Nello sport, nel mondo dell’istruzione, nella società, nel lavoro, nella politica. Vinci? Sei bravo. Perdi? Sei una nullità. Ti laurei in tempo? Sei bravo. Non lo fai, sei uno scansafatiche. Non riesci a svolgere le tue mansioni sul lavoro? La scuola non ti ha insegnato niente. Guadagni una miseria? La responsabilità è solo e soltanto la tua. Un meccanismo ipercompetitivo, in cui tutto quello che ci circonda non esiste. Sei solo contro un mondo. Una lotta per la sopravvivenza. Buona fortuna.

Come spesso accade nelle grandi competizioni sportive, anche senza volerlo, basta una frase semplice per portarci a riflettere un pò più a fondo sul nostro mondo. Per chi ne ha voglia e ne sente la necessità, of course.

Prendete quello che è successo a Benedetta Pilato. Nuotatrice. Classe 05. L’episodio è arcinoto: dopo la finale in cui si classifica quarta, la campionessa italiana si presenta ai microfoni emozionatissima, con un enorme sorriso e dice di essere felice. Anzi, va oltre, sostiene che è quello il più bel giorno della sua vita. Pensa evidentemente alla fatica fatta per lasciare Taranto, ai tanti sacrifici quotidiani, all’eliminazione dei quattro anni precedenti. Essere tra le migliori al mondo, aver nuotato splendidamente, oltre le sue aspettative, la rende felice. Elisa Di Francisca, ex campionessa olimpica nello schermo, in diretta, platealmente, accusa la nuotatrice con una frase tagliata con l’accetta: “Ma ci fa o ci è? – aveva detto – Assurdo, ma che ci è venuta a fare? Io rabbrividisco, dico solo questo“.

Si parla tanto di giovani ma si fa molto poco per essi e ancor meno si prova a comprenderli. La frase della Pilato ha spiazzato per la sua dirompente semplicità. Non capita quasi mai, in interviste che in molti casi diventano un copia- incolla retorico o stantio.

Quelle parole però devono restare incasellate in qualche angolo della nella nostra mente, perchè non possiamo permetterci di ragionare come se vivessimo in un immenso highlihts. Perchè è la somma dei momenti che ci porta ad un determinato punto od obiettivo. Il risultato finale è una conseguenza, da cui bisogna prendere qualche insegnamento, sia se si vince, sia se si perde. Traslando un pochino il discorso capiamo come diventano così importanti le condizioni di partenza, il garantire le stesse opportunità a tutte e tutti, il diritto di essere trattati per quello che si è e non per quello che qualcuno ci dice che dovremmo essere. Il coraggio di mettersi in gioco per quello in cui crediamo senza per questo motivo essere considerati dei perdenti o dei sognatori perchè fuori dalla realtà che qualcuno ha costruito anche per noi.

La Pilato, alcuni giorni dopo, in un’intervista rilascia un’altra frase bellissima:

Nessuno può dirmi per cosa gioire. Tutti abbiamo un percorso e non mi permetterei mai di parlare di chi ha un percorso che non conosco». «Non sono una che si accontenta, a nessuna piace perdere, ma quando arrivo quarta non posso chiedere di rifare la gara, accetto quello che viene. Io ho capito quello che valgo, per questo la mia contentezza nella mia intervista».

https://www.open.online/2024/08/03/olimpiadi-2024-parigi-benedetta-pilato-vs-di-francisca-lacrime-giovani-colpiti-episodi-simili/

Insomma quel discorso che ci porta direttamente al famoso dibattitto sul diritto alla felicità, personale ed intima ma anche sociale e collettiva, in quanto instricabilmente legata al contesto, ambientale, culturale, sociale in cui siamo immersi. Insomma, quando prendiamo delle decisioni, personali o politiche, nel senso di collettive, nel taschino queste frasi dovremmo sempre rileggerle, come un utile promemoria.

Grazie Bendetta per averci ricordato la lezione di un altro grande, Enzo Jannacci, che nella sua “Io e Te”, scriveva “la bellezza dei vent’anni è poter non dare retta a chi pretende di spiegarti l’avvenire e poi il lavoro e poi l’amore

Parte Da Noi – L’appello per una nuova fase nel PD della Provincia di Frosinone

Un protagonismo chiaro, per una fase nuova del Partito Democratico, a partire dal prossimo congresso provinciale.

Nelle scorse settimane si è riunito a Ceccano il collettivo PARTE DA NOI, gruppo nato in occasione del congresso che ha portato Elly Schlein a diventare segretaria del Partito Democratico. A fronte di una discussione molto ampia, il collettivo ha costruito le basi per un nuovo percorso che dovrà partire nelle prossime settimane dalla Provincia di Frosinone. Lo scopo è quello di innovare politiche e processi, sulla scia di quanto sta avvenendo a livello nazionale grazie ad Elly Schlein ed al suo gruppo dirigente.

Durante l’incontro si sono naturalmente analizzati i risultati delle ultime elezioni, europee ed amministrative, che hanno visto tutti in campo in favore del Partito Democratico. Una tornata elettorale che ha portato alla vittoria in molti comuni, tra cui la nettissima vittoria del PD e del centrosinistra unito a Cassino. Un lavoro importante fatto nella Provincia di Frosinone ma che, viste le percentuali raggiunte, in particolare, nelle Elezioni Europee, non può certamente bastare.

Durante la discussione non si sono nascosti quelli che sono i nuovi equilibri che si sono venuti a creare tra le varie anime del Partito Democratico in provincia di Frosinone.

In questo anno e mezzo, le componenti ed i componenti che fanno riferimento a questa rete informale, hanno sempre lavorato con serietà e lealtà verso tutti gli organi del Partito, portando avanti, con determinazione e visione, le tematiche che caratterizzano la segreteria di Elly Schlein. Certamente, sarebbe stato più facile e forse conveniente restare estranei ad ogni livello decisionale, abbaiando alla luna, ma non è questa la cifra dell’agire politico del gruppo.

Da questo punto di vista è emersa con forza la voglia e l’entusiasmo di questo gruppo di essere protagonista nella costruzione della nuova fase del Partito Democratico, in provincia di Frosinone. Un Partito che viva davvero tra le persone e si prende cura delle difficoltà e delle questioni più problematiche che in Ciociaria sono tante. Da quelle ambientali a quelle sanitarie, dalla crisi delle attività produttive che sta mettendo in difficoltà sempre più famiglie, alle difficoltà dei giovani di rimanere su questo territorio.

Una politica meno autoreferenziale e più aperta ai giovani, alle donne, a coloro che vogliono impegnarsi davvero per migliorare il nostro pezzo di mondo. Una politica che non si occupi solo di poltrone ma che porti la gioia e la felicità delle persone all’interno delle proprie parole d’ordine. Si è ribadita, poi, l’esigenza di alleanze chiare e nette nelle elezioni amministrative che vadano naturalmente a valorizzare il mondo civico e le altre forze del centrosinistra, senza più fare accordi con questa destra che in provincia di Frosinone ha mostrato il suo volto peggiore.

Per questi motivi il collettivo Parte da noi si propone di agire questo percorso da protagonista, a partire dal prossimo congresso provinciale, mettendo a disposizione valori, principi, idee e personalità politiche per costruire tutti insieme un nuovo corso del partìto democratico.

Nelle prossime settimane si promuoveranno degli incontri con le altre forze del Partito Democratico per verificare le eventuali convergenze su questo progetto di cambiamento che vada finalmente ad organizzare la speranza anche su questo territorio così complesso ma pieno di bellezza e opportunità.

25 Aprile 2024

Le generazioni nate negli anni 80 o nell’inizio dei 90 sono cresciute con un’illusione di fondo, errata ma comune, che la storia fosse finita. Questa teoria trova il suo caposaldo nel libro di Francis Fukuyama, edito nel 1992, che si chiama per l’appunto, La fine della storia.  La tesi, che trae origine da una visione hegeliana del concetto di storia, è molto semplice: dopo la caduta del Muro di Berlino, non vi sarebbe stata più un’opposizione tra tesi e antitesi, ma il raggiungimento di una situazione di globale accettazione dei valori occidentali fondati sui diritti umani.

Quello che è successo negli anni a venire ha dimostrato, invece, che nella Storia non si è fermata. È andata avanti, come normale che fosse. Quell’impostazione culturale, però, ha lasciato degli strascichi evidenti. La trasformazione della società, non più vista come un insieme di moltitudine diverse ma al massimo come la somma di individui e interessi distinti. Eravamo popolo, siamo diventati gente.

Circa dieci anni fa ho organizzato il mio primo 25 aprile. Era, uno dei primi eventi dell’associazione che avevamo creato. In tanti ci guardavano un po’ sorpresi della nostra scelta: un’associazione di giovani che si occupa della festa di liberazione. A molti, incredibilmente, sembrava anacronistico accendere i fari proprio su questa tematica. Succede però che in questi dieci anni, il mondo e la storia accelerano repentinamente su quei binari che un decennio fa si intravedevano come foschi presagi ma che adesso diventano realtà. Realtà a cui ci stiamo abituando, come la famosa storia della rana con la pentola, ma che spaventa per la sua brutalità. Avremmo mai pensato nel nostro recente passato di aprire i giornali e leggere di cronache di guerra quotidianamente in Europa? Di minacce nucleari sulle nostre città? Di brutali attentati terroristici e di repressioni alimentate dalla voglia di sangue generalizzata e non sul sacrosanto concetto di sicurezza di uno stato?

25 Aprile 2024: ribadire l’essenziale

Se questo è il piano internazionale, quello nazionale vede protagonisti politiche che non riescono a pronunciare la parola “antifascista”. Antifascismo che è il fondamento della Costituzione sulla quale hanno giurato. Allora non bisogna andare troppo oltre. Bisogna ripartire dalle basi. Dai concetti semplici: l’antifascismo è divisivo solo se si è fascisti. Non stiamo giocando nessun derby. Il movimento della Resistenza era formato da studenti universitari e persone comuni con la terza elementare, dalla classe dirigenti ma anche dagli agricoltori delle periferie, dai comunisti, dai liberali, dai democristiani, dai socialisti, persino dai monarchici e dagli ex sergenti dell’esercito.  Ripetere. Riaffermare. Non dare per scontato ciò che adesso non lo è. Almeno per Tanti. Non giudicare ma dimostrare che esiste un’alternativa in cui questi valori trovano applicazione. Senza retorica, non serve, ma con una preziosa e paziente perseveranza.  Chi controlla il passato, controlla il futuro scriveva George Orwell. E noi, nel recente passato l’abbiamo persa questa sfida. In una miriade di luoghi comuni e facili slogan, la realtà storica del passato è stata svilita, camuffata, fino a rendere opinione soggettiva ciò che invece era oggettivo.

Ora, non è il tempo di alzare vessilli su questa data. C’è la necessità, invece, di ribadire come questa sia la festa di tutti gli italiani che si riconoscono nella nostra Repubblica, nata dal sacrificio di tante e tanti. Noi, per onorare quel sacrificio dobbiamo essere capaci di far rientrare nel cuore e nella carne viva della quotidianità i valori della Resistenza, un tempo universalmente condivisi.

Buona Festa della Liberazione!

W l’Italia. W l’Italia Liberata!

Ora e Sempre, Resistenza!

Discarica di Roccasecca: il Pd provinciale dice no!

In queste settimane è tornata prepotentemente alla ribalta un’ipotetica riapertura della Discarica di Roccasecca. Lo Stesso Presidente della Regione, Francesco Rocca, non ha smentito la vicenda, anzi ha ammesso che è una possibilità molto concreta.

Come responsabile Conversione ecologica, clima, green economy e agenda 2030 Federazione di Frosinone, esprimo come ho sempre fatto nel corso di questi anni la mia più assoluta contrarietà al progetto.

Quando si parla di apertura del V Bacino a Roccasecca parliamo di un progetto nato addirittura nel 2015, un’era geologica fa, e anacronistico già a quei tempi. In passato, l’iter autorizzativo oltre al deciso no del Comune di Roccasecca, dei comuni limitrofi e delle associazioni ambientaliste, ha visto il parere contrario del Ministero dei Beni Culturali e al Tar della stessa Provincia di Frosinone.  L’ampliamento interessa un’area pari circa a 3 campi da calcio e di una capacità complessiva pari a 404.550 t di rifiuto. Per dare un termine di paragone, la Regione Lazio nel precedente piano regionale aveva stimato come conferimento in discarica per la Provincia di Frosinone, nel periodo 2021-2025, in 200.000 tonnellate.

Discarica Provinciale: la Posizione della Federazione di Frosinone

La posizione della Federazione di Frosinone è chiara ed in linea con la direzione presa senza indugio dal Partito a livello nazionale. Quello che, invece, non riusciamo a comprendere è come la Regione, governata da Rocca, intende gestire il ciclo dei rifiuti nel Lazio e in questa Provincia. Mi sembra, inoltre, del tutto evidente che prima di aprire l’argomento discariche nel nostro comprensorio, bisognerebbe quanto meno conoscere l’idea del Governatore e della sua giunta riguardo l’individuazione e il dimensionamento impiantistico degli ATO.

Approcciare al ciclo dei rifiuti, partendo unicamente dall’argomento discariche significa l’inversione naturale del processo. Si parte dalla fine e non dall’inizio. Personalmente, resto convinto di un ciclo dei rifiuti al servizio del territorio: definito su base provinciale, basato su impianti piccoli, in grado di favorire il riciclo e il riutilizzo, naturale evoluzione della crescita percentuale della raccolta differenziata.

Mi auguro, inoltre, che il lavoro iniziato dalla Provincia di Frosinone per l’individuazione delle aree idonee per la costruzione della nuova discarica provinciale, possa trovare il suo epilogo, in maniera rapida ed efficace.

Ascoltare i circoli, per una politica ambientale nuova

La nostra intenzione è quella di riunire al più presto i circoli del Pd, limitrofi l’impianto e renderli protagonisti dell’elaborazione politica su questi argomenti. Noi, senza rincorrere populismi, vogliamo portare la transizione ecologica sul territorio, lavoriamo per una gestione moderna, efficace ed efficiente del ciclo dei rifiuti e pretendiamo da chi ha la responsabilità del Governo il massimo impegno a ricercare soluzioni alternative e veramente sostenibili, tenendo in considerazione i territori che nel corso di questi anni, con immensa responsabilità, hanno già dato.

Umberto Zimarri- Responsabile Conversione ecologica, clima, green economy e agenda 2030 Federazione di Frosinone

Rassegna Stampa

Rifiuti, discarica di Roccasecca: il Pd contro la possibile riapertura. Dura presa di posizione


https://www.radiocassinostereo.com/roccasecca-fr-zimarri-pd-si-lavori-alla-transizione-ecologica-altro-che-riaprire-la-discarica/


https://www.frosinonetoday.it/politica/rifiuti-pd-no-riapertura-discarica-roccasecca.html
https://www.tunews24.it/2024/03/17/rifiuti-dal-pd-provinciale-un-secco-no-alla-riapertura-della-discarica-di-roccasecca/


https://www.unoetre.it/2024/03/16/la-discarica-di-roccasecca-verra-riaperta/

Diez: l’Atlante dei Numeri 10

Copertina Diez - L'Atlante dei Numeri 10

Diez: l’Atlante dei Numeri 10 scritto da Umberto Zimarri e edito da Urbone Publishing – è un giro del mondo attraverso gli artisti del Pallone. Grazie alle vicende di calciatori dotati del più magico dei poteri, la fantasia, in un viaggio che tocca i cinque continenti, si raccontano goal e assist, povertà e rivoluzioni, passaggi e paesaggi, imprese e fallimenti, rivalità infinite e amicizie fraterne, storie personali e collettive. Ci sono solamente due semplici regole: un dieci per nazione e nessun giocatore in attività.

Non è una selezione dei giocatori più forti che hanno calcato gli stadi più famosi del mondo giocando con questo numero sulle spalle. Non è questo l’obiettivo. La domanda che bisogna porsi leggendo queste pagine è un’altra. Quante cose si possono raccontare attraverso il calcio e, nel caso specifico, grazie ai numeri 10?  Così, la classe di questi campioni diventa una sorta di lente di ingrandimento per far riaffiorare i ricordi sportivi, per farci riflettere sulla dimensione umana dell’atleta e sulle sue fragilità ma anche per contestualizzare le biografie personali con vicende storiche e sociali. La risultante di questi diversi fattori cambia da profilo a profilo. Si smontano false verità. Emergono in superficie vicende che con uno sguardo veloce e superficiale non sarebbero state colte. Si trovano le ragioni profonde di rivalità secolari o le origini di gesti tecnici.

Questo viaggio, denso di realismo magico, è alimentato dalla fantasia e dalla passione. Il numero 10, si sa, è il giocatore capace di riscaldare anche i cuori più freddi grazie al suo modo di toccare il pallone. Un modo prima di tutto di essere. Dieci lo si è prima di tutto nel Dna. “El Diez” manifesta sul campo il suo modo di essere e la sua visione del mondo. La passione è, invece, l’ingrediente che porta il gioco in un’altra dimensione e lo rende un concentrato delle emozioni e dei sentimenti che mantengono un uomo realmente vivo: amore, speranza, rabbia, gioia, dolore, allegria, odio.  Tutto in 90 minuti. Uno specchio che riflette ed amplifica il buono, il bello, il brutto e il cattivo. Una cartina tornasole.

DOVE E’ POSSIBILE ACQUISTARE IL LIBRO?

AMAZON

URBONE PUBLISHING

CONTATTATANDO L’AUTORE

I Protagonisti di “Diez: L’Atlante dei numeri 10”

Vincenzo Scifo, Hristo Stoichkov, Michael Laudrup, Zinedine Zidane, Lothar Matthaus, Paul Gascoigne, Roberto Baggio, Dejan Savicevic, Johan Cruijff, Manuel Rui Costa, Eduard Streltsov, Luisito Suarez, Juan Roman Riquelme, Victor Agustin Ugarte, Zico, Jorge Valdivia, Juan Alberto Schiaffino, Lakhdar Belloumi, Jay-Jay Okocha, Harry Kewell e Hidetoshi Nakata. Questi i protagonisti del racconto. In Appendice, Pelè e Maradona perché loro appartengono ad un mondo a parte. Una sorta di empireo platonico.

I contributi introduttivi sono stati realizzati da due giganti del giornalismo sportivo italiano: Riccardo Cucchi e Carlo Pizzigoni. Sempre in apertura, un omaggio al mai dimenticato Fabio Zonfrilli, coetaneo dell’autore, suo compagno di squadra e di scuola, tragicamente scomparso a causa di un’incidente stradale. Eternamente, il numero 10 della provincia di Frosinone.

Il percorso, che resta sempre la maggiore ricompensa, ci sottolinea marcatamente ed in maniera evidente, la lezione più importante: la necessità del diritto di sognare. Quello che per Eduardo Galeano era il diritto capace di far morire di sete tutti gli altri.  Lo si può fare tramite lo sport che non è un mondo a parte ma una parte significativa del mondo.

Le bugie del governo: un Bluff che sta riuscendo male

La verità è che le bugie del governo non riescono a coprire un bluff che sta riuscendo particolarmente male. Mancava il grande classico. La riforma istituzionale. L’unica grande certezza quando le promesse elettorali si scontrano con la dura realtà dei fatti. L’operazione nel corso di questi anni è stata ribattezzata in diversi modi. La Premier, nel suo stile, l’ha sparata grossa: la madre di tutte le riforme. Non sappiamo se la riforma prenderà anche gli appellativi di donna e cristiana. Come ha prontamente sottolineato il Professor Andrea Pertici, “è una riforma che unisce i flop di Berlusconi e Renzi. Non si capisce bene cosa sia. Perché se fosse presidenzialismo si potrebbero muovere delle critiche almeno capendo di cosa si parla. Qui si va verso l’elezione diretta del Premier. Non so come lo chiameranno ma è certamente un modello inesistente sia nella teoria, sia nella pratica.”

Così, mentre i rappresentanti del Governo hanno blaterato, un giorno sì e un giorno pure, sulle questioni della natalità in maniera medievale più che ottocentesca, aumentavano l’iva per latte, pannolini e altri beni di prima necessità. Parti da incendiario dicendo di voler fare la guerra alle banche e ai poteri forti (cit) finisci per farla al latte in polvere.

Il famigerato taglio del cuneo fiscale, inoltre, non è una misura strutturale (come doveroso) ma risulta fragile e temporanea. Un anno e pensate un po’ la misura si alimenta con le accise sui tabacchi.

La beffa è doppiamente amara e dietro l’angolo per i residenti nel Lazio. La Giunta di centro-destra destra (la ripetizione non è un errore) ha appena approvato una manovra regionale dall’effetto esattamente che colpisce il ceto medio. Lo scorso anno, l’amministrazione Zingaretti aveva approvato uno sconto sull’addizionale Irpef dal 3,33% all’1,73% per i redditi tra 15mila e 35mila euro. Rocca non è stato capace di trovare i 300 milioni necessari per rifinanziare la misura. Il risultato è particolarmente beffardo per chi dichiara più di 32mila euro, in quanto vedrà il proprio stipendio diminuire anziché aumentare.

Le chiamavano misure contro l’inflazione.

A proposito di promesse mancate, è sintomatico quanto accaduto sulle pensioni. Strali social e invettive contro la Fornero per un decennio per poi tagliare le pensioni ai dipendenti pubblici, ristringendo i requisiti per uscire dal mondo del lavoro, in particolar modo per le donne.

Chiude il quadro terrificante il taglio alla sanità pubblica. Le stesse regioni governate dal centro-destra chiedono almeno il 7.5% del Pil.  L’emergenza Covid) non ci ha insegnato nulla: si osteggia la sanità di prossimità. Si colpisce in maniera scientifica il pubblico per avvantaggiare il privato. Escludendo dalle cure milioni di persone, meno abbienti, alle prese con tempi e liste di attesa kilometriche.

Questi sono i veri motivi del rilancio del tema istituzionale: metterla in “caciara” nascondendo la polvere delle mancanze sotto il tappetto magari continuando addossando le responsabilità agli ultimi, magari continuando a realizzare accordi disumani nel globo terracqueo.

PD Frosinone: la nascita di una nuova rete

Il miglior risultato per la lista “Leodori a Sinistra” è quello della Provincia di Frosinone. Saranno ben cinque, infatti, i nostri rappresentanti in Assemblea Regionale: Valentina Adiutori, Maurizio Bondatti, Stefania Timi, Cristian Scarfagna, Patrizio Abatecola. Vinciamo in quindici comuni, tra cui citando i maggiori, Cassino, Ferentino, Anagni, Pontecorvo e Paliano. Per molti osservatori disattenti questo dato potrebbe rappresentare una sorpresa, per noi, invece, è una conferma perché eravamo perfettamente consapevoli del valore delle candidate e dei candidati, così come conosciamo il valore della nostra rete, fatta di persone che si adoperano quotidianamente, con la testa e con il cuore, per risolvere i problemi dei cittadini del territorio.

Facciamo gli auguri di buon lavoro al neo segretario regionale Daniele Leodori che avrà il compito di guidare il Partito Democratico nella Regione Lazio. Siamo certi che lo svolgerà con saggezza e capacità, rilanciando la comunità democratica.

Ringraziamo, ovviamente, gli oltre 3700 elettori che ci hanno concesso, recandosi ai gazebo, la loro fiducia. Un enorme grazie va ai volontari che in una calda domenica di giugno hanno permesso lo svolgimento di questa giornata di democrazia. Un sincero abbraccio lo rivolgiamo a tutti i candidati/e della lista che con coraggio, umiltà, generosità e passione hanno accettato a viso aperto questa sfida, rappresentando nel concreto l’idea politica che ha animato questo progetto: essere il motore del rinnovamento del Partito, lavorare per dare risposte concrete sulle tematiche che incidono sulla vita delle persone, far emergere con nettezza un profilo alternativo alla destra in tutte le sue forme, civica e partitica, rappresentare circoli che in questi anni si sono sentiti completamente esclusi dalle decisioni.

Il Partito Democratico deve essere capace di valorizzare le differenze, di sviluppare una dialettica interna non rivolta allo scontro di potere ma alla costruzione politica e programmatica. Per raggiungere questo obiettivo, però, il Pd deve essere uno spazio politico in cui ogni tesserato si sente a casa propria e non ospite, semplicemente perché non esiste alcun padrone di casa.

Ora, abbiamo una priorità: non disperdere questo patrimonio politico e umano che abbiamo costruito nelle primarie nazionali e regionali. Da questa base dobbiamo partire per fare azione politica, mettendo a terra progetti ed idee, dal nord al sud della provincia. Per questo motivo definiremo nelle prossime settimane un incontro in cui inviteremo tutte le protagoniste e i protagonisti di queste avventure per progettare insieme il futuro.

Leodori a Sinistra – Provincia di Frosinone

Lista Leodori a Sinistra

Un progetto collettivo e plurale, dove il noi viene sempre prima dell’io, dove non c’è un capolista ma 16 candidati con uguali possibilità che rappresentano sensibilità e territori diversi. Questo è lo spirito che anima la lista “Leodori a Sinistra” nella Provincia di Frosinone

Dopo la significativa esperienza del Comitato S.T.A.R.T (Sinistra, Territorio, Ambiente, Radicalità, Trasformazione), cuore pulsante della campagna per la segreteria nazionale, continuiamo il nostro percorso di costruzione politica, mantenendo fede agli impegni presi, proseguendo con coerenza sulla strada indicata dalla nuova segretaria, Elly Schlein.

Considerare questo congresso un punto di arrivo per l’ennesima conta interna al partito, a livello locale e regionale, non ci interessa. Ci siamo impegnati per dare voce agli iscritti, nuovi e storici, che ci guardano di nuovo con speranza e fiducia, per organizzare un partito aperto ed inclusivo capace di dialogare con cittadini, amministratori, sindacati ed imprese, per riavvicinare i tanti e le tante che sono rimasti profondamente delusi dalle politiche e dai metodi che hanno caratterizzato il recente passato, per ribadire con fermezza la necessità di una svolta programmatica che abbia come priorità Lavoro, Ambiente e Territorio, proprio quelle parole evidenziate nel simbolo della lista.

Riteniamo, inoltre, fondamentale per l’essenza e la natura stessa del Partito, che contiene anime, idee, personalità diverse tra loro, la presenza di una voce alternativa utile ad alimentare una sana e costruttiva dialettica in grado di ripopolare e rianimare i luoghi di discussione e di elaborazione politica. Così facendo potrà rinascere un’identità chiara, netta e senza ambiguità nella quale riconoscersi con orgoglio e appartenenza.

Per sconfiggere le destre, nella Regione Lazio e nel Paese, necessitiamo di uno sforzo di umiltà e coraggio. Umiltà per analizzare come e dove abbiamo sbagliato, coraggio per ribaltare completamente vecchi schemi di potere che hanno impantanato il Partito Democratico.

Permetteteci, infine, di ringraziare le candidate e i candidati che hanno accettato con entusiasmo e voglia di fare questa sfida.

Vi aspettiamo ai gazebo e nei circoli, domenica 18 giugno dalle ore 8:00 alle 20:00 per ribadire la necessità di un cambiamento anche in Provincia di Frosinone

Danilo Grossi – Direzione Nazionale del Pd

Emanuela Piroli – Assemblea Nazionale del PD

Umberto Zimarri – Assemblea Nazionale del Pd

Nazzareno Pilozzi – Assemblea Nazionale del Pd

25 Aprile: la nostra storia

Quando la Professoressa di Storia, al Liceo, ci ha spiegato la Resistenza ha insistito su un punto: la pluralità delle anime dei partigiani e partigiane: comunisti, socialisti, cattolici, azionisti e liberali.

In quel frangente, in tutta onestà, non riuscivo a comprendere perché fosse così cruciale quell’aspetto. Quando hai 18 anni, vedi tutto senza compromessi e solitamente si intende il mondo senza sfumature. Da una parte i nazifascisti. Dall’altra noi. Nel senso delle persone democratiche. Perché alla fine concentrarsi su quelle che sembravano sfumature?

Con il passare degli anni ho capito perfettamente la motivazione e non posso che ringraziarla di quella lezione. Una delle caratteristiche del movimento di Liberazione italiano era proprio quello: la pluralità. Persone con diverse idee di che si univano, rischiando la vita, per consegnare alle future generazioni un’Italia democratica e antifascista. Il 25 Aprile, dunque, è la data in cui gli italiani che credono nei valori della carta costituzionale si riconoscono e festeggiano. Festeggiano la fine della dittatura e la bellezza della libertà.

Oggi molti di quelli che ci governano e hanno giurato su una costituzione antifascista ritengono invece che questa sia una festa divisiva. Si Blatera di pacificazione, perché in fondo in fondo si immagina un nuovo modello istituzionale e si prova a riscrivere la verità sul passato, mischiando in maniera meschina storia e memoria.

Come ha ricordato una bella ed efficace campagna dell’Arci, in collaborazione con Testi Manifesti, il 25 Aprile è divisivo se sei fascista, se sei razzista, se sei revisionista, sei indifferente. Se non ti riconosci insomma nei valori della Nostra Repubblica. Non c’è molto altro da aggiungere.

Resistere in questi tempi non è solo un dovere ma una necessità, perché come tante/tanti nel passato ci hanno detto, nessuna conquista è per sempre perché ci sarà qualcuno pronto a togliercela.

L’altro aspetto davvero emozionante quando penso a questa giornata è che il riscatto della nostra nazione sia nato dalle persone comuni e giovanissime. Donne e uomini che avevano poco altro, se non la vita e la dignità, hanno ridato l’orgoglio alla nostra patria, dopo anni di vergogna e torture,  loro sì da veri patrioti,  scegliendo volontariamente da che parte stare.

Combatterono per la libertà di tutti, per quelli che erano con loro e per quelli che erano contro. Oggi è al potere c’è chi non riesce a riconoscere il valore di quel sacrificio fisico e morale. Chiedevano solo una cosa alle future generazioni: mantenete saldi quei valori per i quali noi stiamo andando a morire.  Tenere viva, luminosa, grande e bella l’idea. “E vorrei che quei nostri pensieri/quelle nostre speranze di allora/rivivessero in quel che tu speri”

Questa giornata non sarà mai morta, perché non parliamo di retorica e di pensieri vuoti. Ieri, oggi e domani sono legati ed il legame  sono proprio le nostre azioni quotidiane. Festeggiare il 25 Aprile non sarà mai vano: sarà sempre il nostro modo per schierarci contro le ingiustizie, contro le dittature, contro i fascismi vecchi e nuovi, per la pace e la dignità delle persone.

Per Elly Schlein: una nuova storia per cambiare il Paese

BREVE PREMESSA PERSONALE

Dopo pochi mesi dalla bella, importante e prestigiosa candidatura delle elezioni europee, decisi di non rinnovare la tessera del mio partito. Sembra ieri, ma sono passati quasi quattro anni. In questi mi sono messo di lato dalla politica partitica: deluso da quello che dovrebbe essere il “mio campo”, annoiato da un’inconcludenza esistenziale e arrabbiato verso logiche tafazziane, irrazionali e personalistiche. Non sono stato il solo, visto il messaggio sempre più chiaro delle elettrici e degli elettori.

Nella mia breve esperienza, ho sempre visto la politica non come un lavoro ma come passione e servizio. Certo, costa fatica ma è l’unico modo che ho d’intenderla. In questi anni, seduto in riva al fosso, non sono stato con le mani in mano, con alcuni amici ed amiche, ho cercato di imparare e di formarmi, di riflettere sempre su quello che avveniva in Italia e nel mondo, di approfondire su tante tematiche specialmente ambientali. Insomma, si possono fare tante cose interessanti al di fuori della politica amministrativa, al di fuori di quella partitica magari con le associazioni, collaborando con le realtà sociali e sportive o semplicemente discutendo con gli amici davanti ad una birra. Si può migliorare il proprio pezzo di mondo, in tanti modi, ricordando sempre la lezione di ZeroCalcare, siamo soltanto fili d’erba in un prato, non il centro del mondo.

Allo stesso tempo e con la stessa convinzione, per chi vive la politica con quella passione di cui sopra, non ci si può tirare indietro quando qualcuno che ha capacità, coraggio, visione e di cui si fida, getta il cuore oltre l’ostacolo creando una mobilitazione collettiva per provare, a cambiare le cose per davvero. Utopistica o concreta, in quel caso con la stessa serena determinazione bisogna dare una mano. Io, proprio, non me la sentivo di non contribuire alla sfida congressuale lanciata da Elly Schlein. Una sfida plurale che può ridare, voce, fiato e speranza alla sinistra nel nostro Paese. In questi casi, almeno per me e specialmente in questo periodo, non si prescinde dalla parola ricominciare.

Dai problemi alle soluzioni

Non ho mai lesinato critiche alla gestione del Partito Democratico: nazionale, soprattutto nella gestione renziana, locale soprattutto per i problemi di natura ambientale. Allo stesso tempo, ne ho sempre riconosciuto il ruolo baricentrico nel centrosinistra italiano. Il problema del Partito, però, non sono le mie di critiche, sono le considerazioni di milioni di italiane/i che li hanno voltato le spalle. L’ultima volta che il PD ha vinto le elezioni, io non votavo e di anni ne ho 33. In questi anni, però, è stato identificato come il partito del potere. Una stagione di larghe ed infinite intese che ne hanno snaturato l’anima perché come stiamo vedendo in questi giorni la destra quando va al potere fa la destra, la sinistra quando governa, troppo spesso, balbetta timida e titubante. Chi vuole rappresentare oggi il Pd e di quali istanze vuole farsi carico? Come vuole farlo? Sono le due domande cruciali. La risposta che la “mozione Schlein” dà è chiara, trasparente e netta. Mette un punto alla stagione del “ma anche” per aprire un nuovo percorso collettivo che parte da noi.

La visione del futuro si fonda su tre sfide cruciali e intrecciate che le destre non nominano mai: disuguaglianze, clima e precarietà. Da questi tre enormi temi, collegati tra loro, deve ripartire un nuovo manifesto politico, ideale, culturale e popolare.

La concentrazione della ricchezza in pochissime mani, il caro vita che sta erodendo il potere d’acquisto del ceto medio e affamando, nel vero senso del termine, le persone più in difficoltà, la povertà energetica, un salario minimo che possa permettere a tutte/i una retribuzione dignitosa, lo stop agli stage gratuiti, la cura del territorio, una seria lotta all’evasione fiscale, la cura del territorio, il welfare come investimento e non come spesa, l’attenzione ai divari territoriali interni al nostro Paese sud/nord, aree urbane/aree interne, una sanità pubblica efficiente e potenziata, un’istruzione pubblica basata sull’uguaglianza e non sul merito, il pieno riconoscimento dei diritti al di là del proprio orientamento sessuale, l’accoglienza come diritto, sono solo alcuni dei temi a cui la destra o dà risposte sbagliate o come dice il suo slogan preferito, “se ne frega”.

Parte da Noi – un percorso collettivo

Se non sarà un noi collettivo ad alimentare nel dibattito pubblico queste priorità, resteranno negli occhi e nella mente delle persone, gli slogan vuoti creati per finte emergenze che con disumanità, però, colpiscono duramente i più deboli.

Se non ci sarà un nuovo modo di intendere gli iscritti e i votanti della comunità democratica, chiamati solamente per montare/smontare i gazebo o per alimentare le campagne elettorali ma quasi mai per discutere ed elaborare una discussione politica, sfruttando anche le possibilità della rete, difficilmente ci sarà un futuro.

Se non si interverrà per azzerare il potere dei capibastone, ad ogni latitudine, nessun giovane si avvicinerà ad una sezione, perché la prima domanda che gli sarà posta non sarà cosa pensi, ma chi ti manda.

Nelle pagine della mozione che allego alla fine di questo articolo, ho trovato risposte concrete a queste priorità. Tutto questo non mi sorprende, però, perché conosco Elly da quasi un decennio ed ho avuto modo di apprezzare sia la sua capacità politica, sia le sue doti umane.

Come ho già avuto modo di scrivere :Elly Schlein ha le energie e le capacità per essere quella risorsa che può ricreare un senso di comunità in tutta la sinistra, per fare sentire tutti a casa. E farlo dal partito da cui ci si aspetta un ruolo guida che con lei può essere finalmente fraterno e non più paterno, se non addirittura padronale. È il momento di uscire da una linea difensiva, in cui ci si preoccupa di arginare lo slittamento al centro del partito, e di essere radicali nelle proposte. Una politica che deve essere umana e concreta, capace di tenere insieme le istanze popolari e una sfida di visione verso le complessità del futuro.  Non c’è più nulla da difendere ma tutto da (ri)conquistare con la tenacia della ragione e la forza delle idee, della trasparenza e della coerenza. Un progetto che può tornare ad entusiasmare tanti, anche chi come noi in questi anni era un po’ di lato perché senza una casa che avesse visioni, progetti e prassi che condividevamo.

Il 26 febbraio si vota per sostenere un pensiero che non dimenticando la sua storia e le sue radici, sa essere rivolto alle sfide del presente e soprattutto del futuro.

Clicca qui per iscriverti al comitato S.T.A.R.T della provincia di Frosinone

Clicca qui per seguire la pagina Facebook e la pagina Instagram