25 Aprile: la nostra storia

Quando la Professoressa di Storia, al Liceo, ci ha spiegato la Resistenza ha insistito su un punto: la pluralità delle anime dei partigiani e partigiane: comunisti, socialisti, cattolici, azionisti e liberali.

In quel frangente, in tutta onestà, non riuscivo a comprendere perché fosse così cruciale quell’aspetto. Quando hai 18 anni, vedi tutto senza compromessi e solitamente si intende il mondo senza sfumature. Da una parte i nazifascisti. Dall’altra noi. Nel senso delle persone democratiche. Perché alla fine concentrarsi su quelle che sembravano sfumature?

Con il passare degli anni ho capito perfettamente la motivazione e non posso che ringraziarla di quella lezione. Una delle caratteristiche del movimento di Liberazione italiano era proprio quello: la pluralità. Persone con diverse idee di che si univano, rischiando la vita, per consegnare alle future generazioni un’Italia democratica e antifascista. Il 25 Aprile, dunque, è la data in cui gli italiani che credono nei valori della carta costituzionale si riconoscono e festeggiano. Festeggiano la fine della dittatura e la bellezza della libertà.

Oggi molti di quelli che ci governano e hanno giurato su una costituzione antifascista ritengono invece che questa sia una festa divisiva. Si Blatera di pacificazione, perché in fondo in fondo si immagina un nuovo modello istituzionale e si prova a riscrivere la verità sul passato, mischiando in maniera meschina storia e memoria.

Come ha ricordato una bella ed efficace campagna dell’Arci, in collaborazione con Testi Manifesti, il 25 Aprile è divisivo se sei fascista, se sei razzista, se sei revisionista, sei indifferente. Se non ti riconosci insomma nei valori della Nostra Repubblica. Non c’è molto altro da aggiungere.

Resistere in questi tempi non è solo un dovere ma una necessità, perché come tante/tanti nel passato ci hanno detto, nessuna conquista è per sempre perché ci sarà qualcuno pronto a togliercela.

L’altro aspetto davvero emozionante quando penso a questa giornata è che il riscatto della nostra nazione sia nato dalle persone comuni e giovanissime. Donne e uomini che avevano poco altro, se non la vita e la dignità, hanno ridato l’orgoglio alla nostra patria, dopo anni di vergogna e torture,  loro sì da veri patrioti,  scegliendo volontariamente da che parte stare.

Combatterono per la libertà di tutti, per quelli che erano con loro e per quelli che erano contro. Oggi è al potere c’è chi non riesce a riconoscere il valore di quel sacrificio fisico e morale. Chiedevano solo una cosa alle future generazioni: mantenete saldi quei valori per i quali noi stiamo andando a morire.  Tenere viva, luminosa, grande e bella l’idea. “E vorrei che quei nostri pensieri/quelle nostre speranze di allora/rivivessero in quel che tu speri”

Questa giornata non sarà mai morta, perché non parliamo di retorica e di pensieri vuoti. Ieri, oggi e domani sono legati ed il legame  sono proprio le nostre azioni quotidiane. Festeggiare il 25 Aprile non sarà mai vano: sarà sempre il nostro modo per schierarci contro le ingiustizie, contro le dittature, contro i fascismi vecchi e nuovi, per la pace e la dignità delle persone.

Ne è valsa comunque la pena

Tra poche ore si consegneranno le liste delle prossime elezioni comunali di San Giovanni Incarico. Faccio, ovviamente, il mio più caloroso in bocca al lupo a tutti i candidati e rivolgo un pensiero speciale a chi avrebbe dovuto essere protagonista della partita e ora ci guarda tutti dall’alto ❤.

Io ho deciso di non partecipare alla competizione elettorale. Non è stata una scelta semplice, né comoda. Non lo è perché personalmente ho creduto e continuo a credere a quello che ho detto e scritto in questi anni ed oggi, dopo diversi tentativi, ho constatato che non c’erano le condizioni necessarie per perseguire con la doverosa coerenza e la giusta serenità con quel percorso.

Permettetemi prima di tutto di ringraziare chi 5 anni fa ha deciso di candidarsi con Primavera Sangiovannese, le tante e i tanti che pur da non candidati, in questi anni, sono stati al mio fianco ed ovviamente i cittadini che mi hanno concesso la loro fiducia. E’ stato un onore, un onere ma soprattutto un privilegio svolgere il ruolo di Consigliere Comunale nel mio Paese. Posso, in massima franchezza, dire di avercela messa tutta e di aver perseguito quei valori, quelle idee, quei principi che mi avevano spinto alla candidatura. Ho sempre agito non pensando al bene individuale ma a quello del Paese. Ho cercato di seguire il sentiero non più comodo per me ma quello più giusto per i Sangiovannesi.

Come in ogni sfida che si affronta ci sono stati errori, così come degli aspetti che potevano e possono essere migliorati. Da principale rappresentante di un gruppo civico me ne prendo totalmente la responsabilità e chiedo scusa, una parola che nel mondo, non solo in Politica, si utilizza troppo poco. E’ un mio dovere. Allo stesso tempo, però, rigetto al mittente le voci che dicono che nulla è stato fatto in questo lasso di tempo, semplicemente perché è falso. Quando c’è stato da battere i pugni sul tavolo lo abbiamo fatto, per esempio sull’uscita dall’Unione dei Comuni, quando c’è stato il momento della responsabilità, con l’emergenza covid, non ci siamo tirati indietro. Nella mia azione ho messo al primo posto la tutela e la salvaguardia ambientale. Il bene massimo che tutti dovremmo difendere. Ho insistito fino all’ultimo consiglio comunale sulle tematiche di bilancio sottolineando, una volta di più, la delicatezza della nostra situazione. Ho portato avanti con determinazione tutti i punti programmatici che avevamo riguardo la trasparenza amministrativa. Sfido chiunque a prendere un volantino della campagna elettorale del 2017 e trovare un argomento in cui abbiamo cambiato posizione.

Io, noi, ci siamo candidati davvero per provare fino in fondo a cambiare le cose. Sono stato orgoglioso di aver guidato un gruppo di persone in questo piccolo, grande progetto che poggiava le sue basi sull’innovazione, sul senso di comunità, su una visione collettiva e non personale di politica, sull’entusiasmo. Abbiamo provato a costruire un modello diverso di Paese ma non ci interessava una battaglia di pura e mera testimonianza, così come non mi interessa la candidatura ad ogni costo, ringrazio, davvero di cuore chi sinceramente mi aveva offerto questa possibilità. Per ora, non ci siamo riusciti e bisogna prenderne atto. Con serietà e responsabilità, senza drammatizzare le cose. In politica tanti quando le cose non vanno per il verso giusto accampano scuse, io credo, invece, che bisogna aver il coraggio di dirlo, non ce l’abbiamo fatta. Non servono le scuse perché ho affrontato questa sfida a viso aperto. Ci siamo buttati a capofitto in questa storia all’improvviso, armati soltanto della nostra buona volontà, aggrappati ad un filo tenendoci l’un, l’altro.

Mi piace pensare però che tutto questo non sia stato vano. Mi piace pensare che abbiamo dimostrato con i fatti che anche degli under 40 o under 30 possono provare a dire la loro, anche qui a San giovanni, in una lista, in un’associazione. Dove vogliono. Fatelo, provateci. Si può cadere, si può sbagliare ma questo paese ha un disperato bisogno di voi, della vostra intelligenza e della vostra fantasia. Mi piace pensare che abbiamo dimostrato che anche qui si può lavorare sui temi, che si può davvero fare politica non contro qualcuno ma per qualcosa. Mi piace pensare, anzi ne sono certo che se io, tu, noi chiediamo delle cose e ci mobilitiamo per esse poi alla fine chi è al potere, prima o poi, dovrà ascoltarci..

E’ sempre bellissima la cicatrice che vi ricorderà di essere stati felici, cantava Samuele Bersani. La politica è orgoglio, è voglia di mettersi in gioco, è coraggio, è felicità e non sempre calcoli e giochi di palazzo. E’ una cosa che può essere davvero bella. La nostra ambizione non era quella dei ragazzetti che giocavano ad essere grandi ma era il desiderio di dare un senso più profondo al nostro coraggio, al nostro orgoglio, alla nostra idea di futuro. Perché deve pur esserci un futuro in cui credere e in qualche modo noi continueremo a cercarlo, statecene certi.

Ecco per tutti questi motivi, nonostante tutto, io dico che ne valeva e ne è valsa la pena. Davvero.

Con affetto, Umberto

L’anno che verrà

Care concittadine, cari concittadine

come consuetudine di questi anni, a nome di personale e a nome di tutto il gruppo di Primavera Sangiovannese, porgo a voi i miei più cari ed affettuosi auguri di fine anno.

Anche il 2021 è stato un anno difficile, duro, in cui abbiamo alternato momenti di ritrovata o meglio di pseudo normalità a momenti come quello attuale in cui il covid torna a correre a ritmi vertiginosi e davvero preoccupanti. A tal proposito rivolgo un caloroso, affettuoso e sincero abbraccio a tutte le persone attualmente positive o in quarantena.

In questo contesto si è mossa la nostra azione politica. Senza clamori ma con ostinata determinazione. Senza squilli di tromba ma con perseveranza. Abbiamo agito seguendo quella che è la nostra stella polare, il bene del Paese.

E’ naturale, vista la scadenza elettorale imminente, un passaggio sull’anno che verrà e su quelli che sono stati. 4 anni e mezzo fa, le nostre proposte sembravano venire da Marte. Lo ricorderete per tanti facevano parte del libro dei sogni. Dopo questo lasso di tempo, posso senza ombra di smentita dire che molte di quelle hanno segnato l’agenda politica del nostro paese ( dalla tutela ambientale, alla trasparenza, dall’efficienza energetica alle esigenze culturali, solo per citarne alcune) E’ questa la forza delle idee. Della contaminazione. Del superare gli steccati e di seguire, in maniera rigorosa il programma elettorale proposto ai cittadini. Il superamento della politica personale e personalistica.

Noi su questo schema continueremo a muoverci. Si parte dal programma, non ci si muove contro qualcosa o per qualcuno ma per un progetto di futuro. Avevamo, abbiamo ed avremo un solo obiettivo: migliorare la qualità della vita di San Giovanni Incarico, cambiando nel profondo i modi di fare politica. Disegnare insieme a voi una cittadina più bella, più giusta, più sostenibile. La casa di tutti in cui nessuno può sentirsi padrone. Primavera Sangiovannese non solo non è morta ma è più viva che mai ed ha l’ambizione, dopo l’esperienza di questi anni, di diventare forza di governo.

L’augurio per tutte/i è quello di metterci alle spalle i momenti difficili che abbiamo vissuto e di guardare avanti, non dimenticando mai, di cercare la felicità e la gioia vivendo attimo per attimo l’anno che verrà.

Un abbraccio

Umberto

https://fb.watch/aAm9cAkOAL/

Primavera Sangiovannese: i prossimi passi

Manca un anno al termine del mio mandato da Consigliere Comunale. Passarlo a parlare del nulla proprio non mi va. Preferirei, come ho provato a fare ( al massimo delle mie forze) nei quattro anni precedenti, utilizzare questo tempo per portare idee ed iniziative concrete per migliorare la vita ai cittadini e alle cittadine di San Giovanni Incarico.

Nel video provo semplicemente a ragionare su piccole e grandi priorità che con Primavera Sangiovannese vorremmo affrontare nel futuro prossimo.

Come sempre metteremo al centro del nostro impegno idee e proposte concrete per migliorare la vita delle cittadine e dei cittadini di San Giovanni Incarico.

Discarica e Plastic Free, Rapporti con l’Unione di Comuni, l’odiosa tassa della Valle del Liri, l’utilizzo del fondo di solidarietà, l’organizzazione del centro culturale che sta per nascere da anni richiesto, il supporto al commercio locale, il bilancio partecipativo, la cura dei beni comuni e la ripartenza dello sport. Non ci interessano le guerre personali, al centro del nostro progetto c’è solo San Giovanni e i Sangiovannesi.

Frosinone – Biodigestore, interviene Green Italia

Nel dialetto popolare c’è un proverbio che recita più o meno così: “Quando una persona è stata pizzicata da una vipera, ha paura anche della lucertola”. Il senso del detto è facilmente intuibile: quando una persona ha vissuto/ sta vivendo un problema drammaticamente serio e pericoloso sulla propria pelle, anche una situazione che non riscontra grosse problematiche viene vissuta con ansia e paura. In maniera non razionale. Se trasliamo il discorso e riportiamo tutto al tema della sostenibilità ambientale, potremmo dire chi da anni subisce un attacco duro, profondo, continuo sotto questo fronte (Inquinamento della Valle del Sacco, Discariche, Termovalorizzatori) ha una reazione eccessiva davanti anche all’impiantistica necessaria per sviluppare l’economia circolare.

Biodigestore Frosinone - La nota di Green ITalia
Nota Pubblicata sul Quotidiano L’Inchiesta

L’economia Circolare e i biodigestori


Con molta chiarezza dobbiamo esprimerci su un punto. Economia Circolare vuol dire anche costruire impianti. Aumentando, si spera sempre di più, la percentuale di raccolta differenziata negli anni, i biodigestori diventano impianti necessari a chiudere il ciclo dei rifiuti. Senza impianti non restano che discariche e termovalorizzatori. Senza impianti non c’è riciclo e recupero. Dalla frazione organica lavorata nel biodigestore è possibile ottenere sia bio-metano che sostituisce quello di origine fossile, sia compost di qualità. Non è scontato ricordare che se vogliamo passare ad una società free-carbon, dobbiamo sostituire le fossili con le rinnovabili.
Possiamo anche comprendere le paure iniziali dei cittadini che in tanti e troppi casi hanno già dato sul tema, ma è proprio su questo punto che dovrebbe intervenire l’associazionismo di settore e la politica, prendendo posizioni scientifiche e non complottistiche. Quello che è accaduto nell’ultima settimana, invece, è l’esatto opposto: talune associazioni, invece di spiegare scientificamente la differenza tra le diverse tecnologie e tra i diversi tipi di impianto hanno creato confusione, accusando in maniera diretta il circolo di Legambiente di Frosinone e l’Associazione Nazionale, avanzando illazioni strumentali, da caccia alle streghe o se preferite alle scie chimiche. Un vero e proprio avvelenamento dei pozzi, sul quale come circolo locale di Green Italia non possiamo e non vogliamo tacere. È l’ultima cosa di cui ha bisogno questa Provincia, davvero dannata per le problematiche riguardanti il ciclo dei Rifiuti. “Una corsa che si deve fermare perché altrimenti si casca male e a Frosinone malissimo, perché il Dottor Stefano Ceccarelli, non è solo un galantuomo, ma un monaco dell’ambiente, di rito ortodosso e da decenni – spiega l’attivista, Armando Mirabella. Potrebbe essere contemporaneamente il nonno, il padre e il fratello di Greta Thunmberg.


E’ necessario aprire una riflessione sul ciclo dei rifiuti in provincia

Specificato questo punto, per noi inderogabile, si può aprire una discussione seria sulla localizzazione dell’impianto, sui criteri di valutazione della Regione, sulla quantità di rifiuti trattati, sull’elevato numero di progetti dello stesso tenore in un’area ristretta, sulle politiche di gestione del biodigestore, sul come si vuole migliorare un ciclo dei rifiuti che in questa provincia svuota le casse pubbliche ed arricchisce i privati, su come il nuovo piano dei Rifiuti impatterà l’intera provincia, da Fiuggi a San Vittore, sulle discariche autorizzate e su quelle non bonificate disseminate lungo l’asse provinciale. Insomma, sulla pianificazione e sulla progettazione che latitano da sempre sotto questo punto di vista.
Se non bastasse si potrebbe parlare del problema dell’amianto ancora troppo presente nelle nostre campagne, dell’efficientamento energetico degli edifici pubblici, di una mobilità sostenibile e leggera. Traducendo si potrebbe parlare di come intendiamo consegnare questo pezzo di mondo, che resta bello ed autentico, a chi verrà dopo di noi, magari aprendo un tavolo di confronto continuo e trasparente. Per farlo, però, occorre la serietà e non l’illazione, occorre la scienza e non il sensazionalismo, occorre studiare e non improvvisare, occorre, sicuramente anche combattere, unendo il cuore al cervello e non la pancia alla gola.

Green Italia – Provincia di Frosinone

San Giovanni Incarico: il consiglio comunale del 8 settembre

Consiglio Comunale San Giovanni Incarico

Dopo la pausa estiva, martedì 8 settembre si è riunito il Consiglio Comunale di San Giovanni Incarico. Il consiglio è stato richiesto dai Consiglieri di Minoranza: Bortone, Carbone e Toti.

Gli odg della discussioni sono visualizzabili, cliccando sul link sottostante

Come potete osservare si tratta di punti aperti che non necessitano, quindi, di una votazione ma di una discussione aperta in aula.

Organizzazione Spazi Scolastici

Il primo punto di discussione riguardava l’organizzazione degli spazi scolastici. Prima di tutto, ho ritenuto fondamentale non alimentare ulteriori elementi di confusione in un quadro che, dal livello nazionale al livello locale, risulta essere frammentato ed in continua evoluzione. Politicamente Primavera Sangiovannese ha sempre cercato di favorire una piena autonomia dell’istituzione scolastica, tenendola ben fuori dall’agone politico. Sull’argomento, ho chiesto quale fosse la posizione del nostro Comune, nell’incontro tra i dirigenti scolastici e i Primi Cittadini del plesso ( San Giovanni Incarico, Pontecorvo, Pico), previsto l’indomani. Il Sindaco Fallone, ha risposto che il Comune di San Giovanni Incarico, aveva ultimato i lavori di adeguamento necessari ma avrebbe lavorato per una scelta collettiva. Come tutti sapranno si è optato per un rinvio dell’apertura delle scuole.

Non ho avallato la richiesta di Istituzione di una commissione ad hoc sul tema scuola, relazionata dal Consigliere Toti, perché pur condividendo la natura di questa proposta, non è stato presentato alcun documento sulla struttura e sul funzionamento della stessa,se non dei generici intenti. Vivendo un periodo delicato e dovendo essere l’azione politica sull’istruzione particolarmente rapida, chiara ed efficace, non ho ritenuto utile richiedere , in questa occasione, una votazione sulla proposta. Nulla vieta, ovviamente, che si possa in futuro giungere ad una proposta strutturata da sottoporre al Consiglio Comunale, al quale sicuramente non farò mancare il mio appoggio e supporto.

Cosa fare dell’ex scuola Pasquale Cayro?

Ho sottolineato prima di tutto la pessima esperienza vissuta dall’Associazione Culturale che presiedevo. 6 anni fa siamo stati invitati a liberare la sede che ci era stata concessa, entro una settimana, a causa dell’inagibilità della struttura. Era la settimana di ferragosto. Tempi e metodi di una certa politica.

Detto questo ho sottolineato come numeri alla mano non sia funzionale pensare a quella struttura come nuovo edificio scolastico. Quell’edificio, una volta messo in sicurezza, potrebbe essere invece utilissimo ad aiutare le associazione del territorio,una sorta di “Casa dell’associazionismo locale”. In più, viste le esigenze di molti lavoratori, sarebbe molto interessante creare degli spazi di co-working, lavoro condiviso. La crescita esponenziale dello smart working è una chiave per rivitalizzare i borghi e generare entrate per le attività commerciali. Una grande occasione che dobbiamo essere in grado di sfruttare.

Il primo cittadino ha risposto che l’idea era certamente interessante ma l’edificio, a breve, diventerà un centro diocesano.

Contributi a Fondo Perduto ai commercianti

Come si potrebbe essere concettualmente contro ad una misura di questo genere? Ovviamente, però, bisogna coniugare la proposta con l’equilibrio delle finanze comunali, tema a cui ho sempre prestato una rigorosa attenzione. Ho chiesto al Consigliere Carbone, relatore della stessa, se era già stata pensata una somma da destinare ai commercianti. Mi è stato risposto negativamente e che questo onere, a suo avviso, spettava alla maggioranza. Facendo un conto, di massima, sulla natura dell’impegno, ritengo che per essere efficace, dovrebbe essere stimato in almeno 60.000,00 €, una cifra certamente importante per le casse, non floride, di San Giovanni Incarico.

Su questo punto mi piacerebbe lanciare un’idea: non sarebbe interessante capire di cosa hanno bisogno le aziende/attività commerciali presenti sul tessuto comunale, stilare una lista delle priorità ed investire questo denaro in investimenti su strutture, eventi ed infrastrutture fisiche e digitali? A mio avviso, inoltre, non è più rinviabile, la creazione di uno sportello dedicato alle opportunità di finanziamento delle imprese.

Installazione traliccio telefonico Madonna della Guardia

Su questo argomento, al di là del caos che si è generato e delle vere e proprie liti di questi giorni, sostengo a nome del mio gruppo una cosa molto semplice: Primavera Sangiovannese è contro nuove installazioni di questo genere, a qualsiasi prezzo offerto dal gestore, nelle immediate vicinanze di un luogo di culto così importante per la popolazione sangiovannese.Riteniamo, inoltre, che si debba risolvere al più presto la controversia legale per i ripetitori già presenti e procedere con un piano di pianificazione urbanistica avente lo scopo di pianificare e minimizzare i valori di campo elettromagnetico, ove necessario.

Nel corso di questi 3 anni di attività consiliare, ho incrociato quest’argomento nella Primavera del 2018, durante l’approvazione del bilancio di Previsione. Ho chiesto più volte chiarimenti, senza fortuna, sull’evidenza che vedete in immagine. Sfruttando l’occasione, ho chiesto direttamente chiarimenti al Consiglio.

Il primo cittadino ha sostenuto che l’aumento di entrate fosse motivato dal risarcimento derivante l’ipotetica vittoria della causa riguardante il traliccio attualmente presente sul Santuario della Madonna della Guardia, utilizzato dall’emittente Teleuniverso. Spiegazione che a dir la verità non ci lascia convintissimi, poiché, o è stato redatto in maniera poco chiara il testo a corredo del documento contabile o si rafforza la convinzione di aver fatto bene a non votare quel bilancio di previsione, viste le stime che potremmo definire “fantasiose”.

Nota a margine: il clima politico

Possono capitare e capiteranno discussioni accese e vivaci in Consiglio. La politica è anche contrapposizione. Scontro costruttivo. Senza alcuna ipocrisia, anche io, in passato ne ho avute di serrate. Quello che non condivido, però, è il clima da far west che si è palesato negli ultimi due consigli comunali. Discussioni che non sono funzionali ma strumentali: “Faccim ammuina”. Non diamo una bella immagine del nostro lavoro di Consiglieri ai cittadini, ma soprattutto non diamo lustro all’istituzione che rappresentiamo. Ben vengano discussioni, anche accese, sul futuro e sulle prospettive di San Giovanni Incarico, ma al contempo mi auguro che la bagarre delle ultime sedute sia una parentesi breve e già chiusa.

Consiglio Comunale: le mie proposte sulla partecipazione popolare

Democrazia Partecipativa

Lunedì 20 luglio, dopo molti mesi, c’è stato un ricco e lungo Consiglio Comunale, iniziato alle 19:00 e terminato dopo le 23:00.


Prima di analizzare le questioni inerenti il bilancio e le finanze comunali ritengo utile concentrarmi su un macrotema che mi sta molto a cuore: quello sulla partecipazione popolare.

Da sempre, anche prima della nascita di Primavera Sangiovannese, ho argomentato e proposto su questo punto. Non per vezzo, non per moda, ma per esigenza. Un cambiamento profondo del Paese non può prescindere da una rinnovata e continua partecipazione popolare alla vita politica del paese, da parte di tutti. Non esistono le bacchette magiche, né gli uomini solo al comando capaci di affrontare tutto. Il rinnovamento o è partecipato o non lo è. Ritengo che debba esistere un sentimento diffuso e “popolare” orientato alla valorizzazione delle tante risorse ( umane e paesaggistiche) presenti nel nostro Paese.

E’ vero che i nostri giorni sono segnati comunque dal pericolo Covid, ma l’assise comunale praticamente vuota di cittadine/i dopo lunghi mesi in cui il Consiglio si riuniva deve far riflettere tutti, partendo ovviamente dal sottoscritto. Riusciamo ad interessare i cittadini con le discussioni politiche che animano il Paese? Io ritengo che i cittadini siano interessati a discussioni concrete che riguardano la loro vita quotidiana e soprattutto le prospettive del nostro Paese.

L’argomento partecipazione è stato oggetto di un dibattito franco nel corso della prima parte della seduta.


Riprese dei Consigli Comunali

Chi ha seguito Primavera Sangiovannese sa che questa è una delle proposte hanno animato la nostra Campagna Elettorale. La prima richiesta al Consiglio, in tal senso, è stata protocollata a dicembre 2017. In prima battuta, in massima franchezza, non è stata presa sul serio ( a cosa serve mettere le telecamere in Consiglio?) ma poi forse anche a causa dell’emergenza sanitaria vissuta in questi mesi, è stata riconosciuta la bontà della proposta. Meglio tardi che mai.

Il nuovo regolamento del Consiglio Comunale di San Giovanni Incarico, votato lunedì scorso, prevede la possibilità della ripresa dell’assise pubblica. Questa potrà avvenire sia sugli organi ufficiali del Comune, sia ( su mio emedamento) da parte di cittadini, associazioni, privati che dovranno fare apposita richiesta. Ora manca l’ultimo step: il regolamento attuativo specifico che abbiamo già predisposto e protocollato. Ci auguriamo possa essere rapidamente approvato.

Questo strumento non va a vantaggio di questa o quella parte politica, va esclusivamente a vantaggio della popolazione di San Giovanni, in particolar modo di chi svolge un lavoro che lo tiene lontano da casa, praticamente tutta la giornata ed è così impossibilitato a seguire i lavori del Consiglio Comunale. Sempre in quest’ottica ho proposto due ulteriori integrazioni

Petizioni Popolari:

1.Il Consiglio Comunale con il fine di incentivare la partecipazione popolare alla vita politica del Paese, ha la facoltà di discutere anche proposte di deliberazione promosse da singoli cittadini ed associazioni. Tali petizioni devono essere sottoscritte da almeno da almeno 30 (trenta) persone aventi residenza nel territorio comunale e/o attività economiche o sociali che operano nel Comune San Giovanni Incarico. La sottoscrizione per essere valida dovrà contenere nome, cognome, indirizzo, data di nascita e firma e dovrà essere presentata all’ufficio Protocollo del Comune.

2. Il Presidente del Consiglio, con l’ausilio del Segretario Comunale, acquisiti i pareri dei responsabili di Area, provvederà entro 30 (trenta giorni) ad assegnare la proposta all’organo consiliare per la trattazione di merito


ARTICOLO 9 CONSIGLIO COMUNALE APERTO

1. Il Presidente quando si verificano rilevanti motivi d’interesse della comunità può convocare l’adunanza “aperta” del Consiglio Comunale:

a) di sua iniziativa;

b) su richiesta di almeno di 5 (cinque) consiglieri o del Sindaco;

c) su richiesta di almeno 100 residenti. La richiesta dovrà essere protocollata all’apposito Ufficio Comunale e dovrà contenere nome, cognome, residenza, data di nascita e firma dei richiedenti.


2. La seduta può svolgersi nella sua sede abituale od anche nei luoghi particolari previsti

3. Tali adunanze hanno carattere straordinario ed alle stesse, con i consiglieri comunali, possono essere invitati parlamentari, rappresentanti della regione, della provincia, di altri comuni, delle circoscrizioni, degli organismi di partecipazione popolare e delle associazioni sociali, del volontariato, politiche e sindacali interessate ai temi da discutere.

4. In tali particolari adunanze il Presidente, garantendo la piena libertà di espressione dei membri del Consiglio Comunale, consente anche interventi di cittadini presenti in aula, dei rappresentanti come sopra invitati, che portano il loro contributo di opinioni, di conoscenze, di sostegno e illustrano al Consiglio Comunale gli orientamenti degli enti e delle parti sociali rappresentate.

5. Durante le adunanze “aperte” del Consiglio Comunale non possono essere assunti impegni di spesa, anche di massima, a carico del bilancio comunale.

6. Gli unici membri deputati alla votazione delle proposte discusse e proposte dall’assemblea sono i membri in carica del Comune di San Giovanni Incarico.


Di comune accordo con maggioranza e minoranza questi punti sono stati aggiornati alla prossima discussione preferendo discuterli con una specifica discussione sullo Statuto Comunale e non sul Regolamento del Consiglio. Per me, per noi, nessun problema, ma certamente non molleremo la presa.

In sintesi cosa mi spinge a insistere e a presentare queste proposte? Voglio dare la possibilità a tutte le cittadine ed i cittadini del mio Paese di essere informati sulla vita politica del Paese, senza passare per il sentito dire, ascoltando direttamente ciò che accade nei momenti di confronto pubblico. Voglio a dare alla cittadinanza e alle associazioni, strumenti in grado di renderli non spettatori passivi delle decisioni, ma attori protagonisti. Rompere l’apatia, abbattere la noia, costruire sulla contaminazione delle idee un futuro più bello, più giusto, più equo.

Un modello popolare per salvare lo sport di base e dilettantistico

Chi vive in Provincia, in un piccolo centro o in un borgo, che piaccia o non piaccia, sa che difficilmente si esula da tre punti cardinali: la piazza, la chiesa, per chi crede, ma soprattutto il campo sportivo. Quest’ultimo non è solamente il luogo dove si fa sport, che già non sarebbe poco, ma è il luogo principale dell’aggregazione sociale. Dove cresci, fa esperienze, ti confronti e a volte ti scontri. Questo triangolo in pratica sostituisce i 4 consueti punti cardinali nella crescita di ogni abitante di quel luogo. Così, vale anche nelle periferie delle grandi città nelle quali, in molti casi, le società sportive diventano praticamente l’unico servizio di welfare esistente, nel dopo scuola.

Senza girarci intorno, una delle tante conseguenze del Covid 19 è il rischio concreto della distruzione di questo tessuto dilettantistico e di base. La stagione attuale è, ovviamente, chiusa ma stando così le cose anche la prossima è forte rischio. Le giuste e doverose norme a tutela della sicurezza difficilmente riusciranno ad essere attuate dalle società che si barcamenano tra mille difficoltà ed in molti casi si basano su un lavoro volontario o quasi.

Le conseguenze sociali sarebbero catastrofiche. Le conseguenze sulla salute dei ragazzi sarebbero davvero serie.

Eppure, una strada per tentare di evitare il disastro c’è. Il primo punto, ovviamente, è la stesura di protocolli sanitari ad hoc per queste piccole realtà. La seconda osservazione è di gestione e prospettiva, riguarda il modello sul quale ricostruire il sistema, ovvero quello di un azionariato popolare e diffuso. L’unico modello attualmente sostenibile che consentirebbe, da una parte, di ridare maggiore stabilità alle Asd, dall’altra, di unire come un collante l’attività sportiva e la comunità. In una parola: coesione sociale. Uno sport che può e deve tornare ad essere popolare, uno sport che deve essere permesso a tutti, uno sport che non può essere un lusso per pochi circoli.  Difficilmente ci saranno mecenati, grandi o piccoli, pronti a sobbarcarsi le spese delle piccole società, difficilmente le spese saranno sostenute dai Comuni, certamente, però, potrebbero essere sostenute dall’intera comunità.

L’azionariato popolare all’estero.

Se guardiamo all’Europa, questo modello è normato e normalmente utilizzato, anche dalle società professionistiche. Per rendere più chiaro il concetto facciamo alcuni esempi “celebri”. Il più eclatante è certamente il Barcelona, il club simbolo dell’identità catalana, è posseduto da 170.000 soci. In Bundesliga, la serie A tedesca di calcio, i tifosi detengono, democraticamente strutturati, il 51% dei club. In Inghilterra si stanno sviluppando sempre di più i “Supporter Trust”: organizzazione in associazioni o cooperative di tifosi, che hanno, fra gli scopi sociali, quello di acquisire delle quote societarie del club di riferimento.

La situazione in Italia

Come spesso accade, la realtà è già più avanti della politica. Dopo il fallimento della società, in molti casi è avvenuto che intere città si mobilitassero per salvare il club, Ancona, Palermo e Taranto, solo per citarne alcune.  Degna di nota è sicuramente la vicenda de “Il Centro Storico Lebowski che centra in pieno lo spirito di questa proposta. Da un’intervista su un sito web locale si può leggere:

“Possiamo dire che grazie allo strumento cooperativo adesso il Lebowski è davvero una proprietà collettiva dei suoi tifosi, indifferente a ogni tentativo di scalata, di accentramento, a ogni invadenza del mercato”. “La nostra idea – proseguono – è che un Club debba rappresentare un territorio, una comunità, e vivere del coinvolgimento del territorio stesso. Di regola, un club dovrebbe investire nel suo progetto sportivo non un euro in più di quanto la mobilitazione del territorio a suo sostegno gli permette. Se in tanti danno poco, il club ha un futuro garantito e una base solida su cui programmare”. “Perché questo avvenga – rilanciano – è necessario che il Club si dimostri un punto di riferimento simbolico e materiale per la comunità. Quello che non fanno più nel professionismo e, purtroppo, sempre meno anche tra i dilettanti. Un Club deve occuparsi di educazione, di solidarietà, di lavoro, di aggregazione, della salute, di arte, di musica, di poesia; deve essere consapevole di avere le risorse per occuparsi dei temi che sono maggiormente sentiti dalla popolazione. Questo è quello che cerchiamo di fare con il Centro Storico Lebowski”.

Un altro esempio degno di nota è quello delle palestre popolari: la più famosa si trova a Roma, è la storica palestra popolare di San Lorenzo, ed è raccontata splendidamente qui.

Cosa è che manca allora in Italia? Una legge chiara e semplice che vada a definire un unico soggetto giuridico attraverso il quale realizzare l’azionariato popolare, magari incentivando con sgravi fiscali le donazioni elargite per sostenere lo sport popolare. La definizione di un partenariato pubblico (Enti Locali) – Privato (Impresa) – Comunità (Popolo), sarebbe preziosa come acqua nel deserto.

Questo tipo di modello, of course, sarebbe auspicabile anche nei club professionistici, ma quella, “è un’altra storia” e magari ci tornerò.

Quello che mi interessa, adesso, ed è una vera urgenza sociale è salvare questo mondo fatto di uomini e donne, di ricordi, di polvere e di fango, di sudore, di anima popolare, di felicità e di passione vera. Di salvarlo e di migliorarlo. Molte volte questi argomenti escono completamenti dai ragionamenti politici, vengono snobbati, eppure basterebbe guardarsi intorno una domenica qualsiasi per capire cosa rappresenta questo mondo e quanto è importante per una fetta enorme del Paese.

Umberto Zimarri, Ufficio di Presidenza Green Italia

Cdp e Ics: le opportunità per gli enti locali

Rinegoziazione mutui per gli enti locali: più ossigeno per il nostro Comune! Cassa Depositi Prestiti e l’Istituto per il Credito Sportivo offrono, rispettivamente, la possibilità di rinegoziare e sospendere i finanziamenti concessi agli Enti Locali.

Rinegoziazione mutui per l’anno 2020 dei prestiti concessi agli Enti Locali dalla CDP

Tra le misure messe in campo dal Governo per fronteggiare la crisi del Covid19 c’è la possibilità per gli Enti Locali di rinegoziare per l’anno 2020 i prestiti concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti. Tale operazione, che è entrata in vigore lo scorso 6 maggio ed avrà un periodo di adesione fino al 27 maggio, permette a circa 7200 enti locali di accedere a risorse fino a 1,4 miliardi di euro e di sfruttarle direttamente per il territorio.

In particolare, la circolare n.1300 di Casse depositi e prestiti del 23 aprile 2020 (https://cdp.it/resources/cms/documents/Circolare-CDP_n.1300-2020_Rinegoziazione-enti-locali.pdf) specifica quali prestiti potranno essere rinegoziati, connotati dalle seguenti caratteristiche:

  • prestiti ordinari, a tasso fisso o variabile, e flessibili; 
  • oneri di ammortamento interamente a carico dell’Ente beneficiario; 
  • in ammortamento al 1° gennaio 2020, con debito residuo a tale data pari o superiore ad euro 10.000,00, e scadenza successiva al 31 dicembre 2020.

Come si può aderire a tale rinegoziazione? In modo molto semplice l’istituto, tramite il proprio sito web, mette a disposizione l’elenco dei Prestiti Originari e rende note le condizioni applicate alla rinegoziazione. Dunque, attraverso un’apposita sezione sul sito internet di CDP, ciascun ente locale potrà seguire step by step la procedura di adesione articolata in tre fasi:

  1. Scelta delle condizioni
  2. Domanda di adesione
  3. Perfezionamento del contratto

In dettaglio, la documentazione da presentare dovrà comprendere:

  • la proposta contrattuale irrevocabile di rinegoziazione; 
  • la determinazione a contrattare; 
  • il modulo per l’attestazione dei poteri di firma del sottoscrittore del contratto; 
  • il consenso al trattamento dei dati personali ed informativa privacy; 
  • le delegazioni di pagamento in originale. 

La documentazione, comprendente gli originali cartacei delle delegazioni di pagamento relative a ciascun prestito negoziato, deve essere inviata a CDP entro e non oltre il 3 giugno 2020.

Per maggiori informazioni: https://cdp.it/sitointernet/it/rinegoziazione_mutui.page

Sospensione finanziamenti ICS

Anche l’Istituto per il Credito Sportivo ha previsto un piano per sospendere i finanziamenti concessi agli Enti Locali, in particolare <<L’Istituto ha aderito all’accordo ABI, ANCI e UPI e procederà quindi alla sospensione per un anno della quota capitale delle rate dei finanziamenti in scadenza fino al 31 dicembre 2020 su esplicita richiesta di Comuni, Province ed altri Enti Locali, come definiti dall’art. 2 del D.lgs. 267/2000.>>

Come si legge dal sito dell’ICS per poter beneficiare della sospensione, i finanziamenti devono avere le seguenti caratteristiche:

  • Stipulati secondo la forma tecnica del mutuo;
  • Essere intestati agli Enti Locali con oneri di rimborso interamente a proprio carico;
  • Il soggetto debitore e il soggetto beneficiario devono essere coincidenti;
  • Non devono essere stati concessi in base a leggi speciali;
  • Devono essere in corso di ammortamento;
  • Non devono presentare rate scadute e non pagate da oltre 90 giorni al momento di presentazione della domanda;
  • La durata complessiva, a seguito della sospensione, non deve eccedere i 30 anni.

Come si può aderire? Il processo è diviso essenzialmente in due fasi: la prima prevede la semplice compilazione, entro il 20 maggio, del modulo online messo a disposizione da ICS (https://www.creditosportivo.it/covid19/sospensioneratecovid/sospensionerateentilocali_covid19.html) e, se non risultano incongruenze, si procede con la seconda fase, da adempiere entro il 26 maggio, che comprende i seguenti allegati:

  1. La domanda di sospensione predisposta con i dati da te immessi nel modulo (da firmare digitalmente)
  2. La determinazione del responsabile del procedimento di spesa (da compilare e firmare digitalmente – una unica anche per già di un finanziamento)
  3. La certificazione dei responsabili dei servizi (da compilare e firmare digitalmente – una unica anche per già di un finanziamento)
  4. La delega di pagamento (una per ciascun finanziamento) sulle entrate afferenti ai primi tre titoli di bilancio esente da imposte e tasse ai sensi dell’art. 15 DEL D.P.R. 29/9/1973 N. 601

Approfondimento a Cura di Francesco Rampini

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