Il calcio come passaggio filtrante verso l’inclusione e i diritti: la tappa viterbese di “Diez: l’Atlante dei numeri 10” tra emozioni, territorio e diritti
La prima tappa viterbese di Diez – L’Atlante dei numeri 10 è stata un evento autentico, carico di significati, capace di coniugare racconto sportivo, emozione collettiva, cultura popolare e impegno civile. Una serata che, come un passaggio filtrante ben calibrato, ha saputo rompere gli schemi e aprire spazi nuovi, dove il calcio non è solo gioco, ma linguaggio comune, territorio condiviso, occasione di riscatto.
Il merito di questa serata va soprattutto all’Amministrazione Comunale di Tarquinia e in particolare all’Assessora Monica Calzolari, che ha fortemente voluto e organizzato questo incontro, restituendoci un momento che è andato ben oltre la semplice presentazione di un libro.
Come, ormai, sapete Diez è un viaggio tra storie di numeri 10, certo, ma è anche uno sguardo poetico e politico sul mondo del calcio, sulle sue contraddizioni e potenzialità. In alcuni momenti della serata, tra i racconti letti, le testimonianze e gli sguardi dei presenti, non posso negarlo: mi sono emozionato.
Uno dei momenti più intensi è stato vedere i ragazzi del Centro di Aggregazione Giovanile di Tarquinia leggere alcuni brani del libro. Ragazzi che, con coraggio, hanno superato le proprie insicurezze e difficoltà e si sono confrontati pubblicamente con le parole per parlare dei volti di Riquelme, Baggio, Okocha, Pelé, Maradona. Il fatto che queste storie – nate per diletto e per passione – possano regalare anche un solo momento di conforto provoca in me una sensazione di felice spaesamento.
Questi ragazzi con la loro semplicità mi hanno ricordato ogni volta perché scriviamo, perché raccontiamo, perché crediamo che lo sport – soprattutto il calcio – possa essere uno spazio di libertà, un mezzo per riconoscersi e rispecchiarsi.
Accanto a me, c’era anche il segretario della UILA di Viterbo, Daniele Camilli, che ogni giorno affronta in prima persona il tema dello sfruttamento dei braccianti agricoli. Le sue parole hanno aggiunto profondità e concretezza alla serata. Raccontando la scelta di creare una squadra di calcio con e per i lavoratori agricoli, ci ha mostrato come il calcio possa diventare davvero uno strumento di resistenza, comunità e autodeterminazione. Quei ragazzi, spesso invisibili, che passano le giornate nei campi per garantire a tutti noi frutta, verdura e prodotti della terra, hanno lo stesso diritto di chiunque altro a divertirsi, a sentirsi parte di qualcosa, a trovare nello sport uno spazio di espressione. Questo è calcio popolare nel suo significato più puro: un calcio che unisce, che include, che dà voce.
E poi c’è stata la testimonianza di Angelo Zacchei, consigliere comunale ma soprattutto capitano del Tarkna, antico nome etrusco della città, una squadra nata per dare una possibilità a quei giovani di Tarquinia tagliati fuori dai meccanismi spesso escludenti del “calcio che conta”. Con orgoglio e passione ci ha ricordato quanto sia importante difendere la maglia della propria città, quanto valga ancora oggi l’appartenenza territoriale, il senso di comunità e la possibilità di essere protagonisti nel proprio contesto.
A cucire insieme tutte queste voci è stata la regia illuminata del giornalista Gabriele Mazzetti, che ha moderato l’incontro con sensibilità e competenza, lasciando spazio alle storie, valorizzando ogni testimonianza.
In un contesto così autentico, è stato naturale viaggiare tra le pagine di Diez, tra i volti leggendari dei numeri 10 e i racconti di uomini e territori che si intrecciano. Abbiamo attraversato storie di gloria e di polvere, di magia e resistenza, in un equilibrio sempre fragile tra il sogno e la realtà.
Quella di Tarquinia non è stata solo una tappa del tour del libro. È stata una vera e propria esperienza collettiva. Una serata in cui cultura sportiva, partecipazione civica e impegno sociale si sono fusi in un unico respiro. Perché quando lo sport incontra il territorio e dà voce a chi spesso resta ai margini, allora non è più solo calcio. È molto di più. È dignità, è speranza, è possibilità.
Difficile chiedere di più da una presentazione













