L’emergenza Covid e la coperta troppo corta

Stanchi. Preoccupati. Sembriamo tutti caduti nel romanzo di Josè Saramango, Cecità. Procediamo ad occhi chiusi, a tentoni, mentre il virus propaga nelle città.

“Il tempo è il compagno che sta giocando di fronte a noi, e ha in mano tutte le carte del mazzo, a noi ci tocca inventarci le briscole con la vita.”

Josè Saramango – Cecità

La realtà è che nessuno sa come usciremo da questa drammatica situazione che stiamo vivendo. Non sappiamo come né usciremo sanitariamente, economicamente e socialmente. In questo tempo di domande, alcuni, riescono a sputare sentenze ogni giorno, più volte a giorno, riuscendo a dire tutto ed il contrario di tutto, sempre con una fottuta convinzione. Beati Loro.

L’unica certezza, per me, da cittadino è quella di procedere giorno dopo giorno. Adattarsi. Capire cosa è essenziale e cosa, per quel giorno, è superfluo. Ed è una fatica enorme. Aggrapparsi per non cadere e scivolare.

Siamo spalle al muro: con un’emergenza sanitaria che viaggia verso la sua Cima Coppi e un’emergenza economica che ci attende alla fine della strada. Saranno solamente i numeri quotidiani che ci diranno se si eviterà un nuovo lockdown più o meno generalizzato. E’ del tutto evidente che lockdown o meno, se non ci sarà una situazione sanitaria stabile non potrà mai esserci una vera e propria ripresa economica. Questo va detto a chiare lettere.

Politicamente, invece, siamo di fronte ad una coperta troppo corta. Si pagano e si scontano gli errori dei decenni passati, sia a livello sanitario, sia a livello economico. Si poteva programmare meglio nei mesi passati, certamente sì: trasporti, tracciamento e tamponi, sopratutto. Aver pensato alle distanze tra i banchi per mesi e non aver pensato a come i ragazzi arrivassero in classe, è un’offesa all’intelligenza. Certamente, però, migliaia di infermieri non si fermano in 5 mesi. Certamente, però, la mobilità delle nostre città, non cambia in 3 mesi estivi. Certamente, i processi sociali che infiammano i quartieri popolari non nascono nell’ultimo anno. Certamente, non aiuta chi per guadagnare consensi, ha detto tutto ed il contrario tutto, soffiando su quella cenere incandescente.

Non c’è bisogno, invece, di arroganza comunicativa. Ci deve essere la tutela della salute pubblica, prima di tutto. Deve esserci la capacità di ascolto e quella di risoluzione dei problemi, dopo, per interi settori. Non è semplice ma magari, prima di annunciare chiusure totali o parziali, sarebbe il caso di procedere, nero su bianco, con i sussidi per quelle persone che non possono lavorare. Alla stessa maniera c’è bisogno di vedere realmente applicate le norme ed i divieti, altrimenti un commerciante che vede chiusa la sua attività avrà le sue sacrosante ragioni a protestare. A proposito delle proteste, occhio a non banalizzare. A dire che sono tutti criminali. Certamente, a Napoli, c’era anche gente poco raccomandabile ed, ovviamente, senza se e senza ma vanno condannate le violenze alle forze dell’ordine e ai giornalisti, ma pensare che in piazza ci fossero solamente fascisti e camorristi è un errore che non possiamo permetterci, ora e in futuro. Come dicono quelli bravi, “rischiamo la tenuta del Paese”, questa volta per davvero, aggiungo io.

La notte in cui tutte le vacche sono nere

Ogni giorno un sovranista italiano si sveglia e sa che dovrà gridare ancora più forte “Prima Gli Italiani” e correre più veloce del sovranista austriaco…
Ogni giorno un sovranista austriaco si sveglia e sa che dovrà gridare ancora più forte “Prima Gli Austriaci” e dovrà correre più veloce del sovranista tedesco..
Ogni giorno un sovranista tedesco si sveglia e sa che dovrà gridare ancora più forte “Prima i Tedeschi” e dovrà correre più veloce del sovranista olandese…
Ogni giorno un sovranista olandese si sveglia e sa che dovrà gridare ancora più forte “Prima Gli Olandesi” e dovrà correre più veloce di tutti gli altri sovranisti, per dimostrare di essere il più nazionalista di tutti gli altri.

Chi ha seguito la mia e la nostra campagna elettorale di un anno fa, lo ricorderà, lo ripetevamo spesso: l’internazionale nazionalista ha un piano chiaro, quello di far saltare l’Unione Europea, tout court. Il problema che sta venendo fuori in queste ore è politico, totalmente politico, il problema non è l’Europa ma il nazional-sovranismo. Può sembrare banale ma l’Europa non è un’entità astratta, l’Europa è fatta, banalmente, dagli Europei. Europei che votano i Governi. Chi ha il potere di prendere le decisioni, in questo momento, non sono i parlamentari europei, ma i Governi eletti da ogni stato membro. Pensateci, la vittoria dell’estrema destra in Olanda era stata festeggiata e acclamata da Fratelli D’Italia come se fosse una vittoria dello stesso partito. Semplicemente è così. Il partito dell’internazionale sovranista aveva vinto, ed oggi governa secondo quei dettati politici per loro sacrosanti che non prevedono certamente la solidarietà tra Stati e la visione continentale.

Stanno venendo fuori quei problemi cronici che mai si è avuto il coraggio di affrontare, su tutti, i processi di democratizzazione delle istituzioni europee e l’assenza di partiti, realmente, europei capaci di declinare in ogni nazione lo stesso paradigma: lingue diverse per un unico grande messaggio. L’estrema destra, sfruttando la sua natura l’ha fatto, gli altri l’hanno timidamente accennato. La mancanza di un unica voce la stiamo pagando a caro prezzo, così come l’abbiamo pagata per l’incapacità di gestire il problema migratorio.

Non esiste però la notte in cui tutte le vacche sono nere. Questo lo dobbiamo rigettare.

Come possiamo vincere il pregiudizio dei paesi del nord, a cominciare proprio dalla Germania, che non vogliono condividere i rischi della nuova crisi con i paesi più deboli economicamente perché non vogliono pagare per il nostro debito?

È nel loro interesse collaborare. Questa è una crisi senza precedenti e tutti i paragoni che si possono fare con la crisi dell’euro sono fuori luogo. Nessuno era preparato a questa crisi, sicuramente non eravamo preparati economicamente. E’ chiaro che questa crisi ha bisogno di una risposta europea perché nessuno può farcela da solo. Anche la Germania da sola non può farcela, perché nessuno potrà comprare i suoi prodotti. Non è possibile immaginare che nell’Unione Europea un paese da solo possa recuperare.

Queste parole, per esempio, non sono state pronunciate da un italiano o da uno spagnolo. Ma da Ska Keller, la leader dei verdi tedeschi in Europa. Lo stesso potremmo dire del discorso da Gerhard Schröder sui Corona Bond

Se è vero che bisogna fare di più e sono inaccettabili i veti di Olanda ( lo apriamo un dicorso sui paradisi fiscali?) e Germania, è altrettanto sacrosanto che senza l’ombrello di Bruxelles, saremo in una situazione che definire drammatica sarebbe estremamente riduttivo.

Ora, però, bisogna fare e non si può fallire: o se ne uscirà insieme o non se ne uscirà. E’ il tempo in cui i ragionamenti globali devono diventare rapidamente azioni locali.