23 maggio

23 maggio 1992

Della retorica non abbiamo bisogno. Di ragionamenti sì, sempre ed in particolare il 23 maggio. Se tanto si conosce sulla strage, poco si conosce sul prima e sul dopo. Sul prima è evidente che ancora non si conoscono quelle “menti raffinatissime” etichettate così dallo stesso giudice successivamente all’attentato all’Addaura, sul dopo e su come sia cambiato quel mondo mafioso, escludendo i sensazionalismi, si parla troppo poco. Fu Giovani Falcone, il primo ad intuire che la mafia non era una somma di fenomeni locali, ma un fenomeno estremamente complesso, convergenza di tanti fattori politici, culturali, e sociali e per sconfiggere questa piaga, dunque, l’azione deve essere svolta a 360 gradi su queste tematiche. La cronaca di questi giorni ci racconta di cosche attivissime nel cercare di rilevare imprese sane in difficoltà, di farsi stato parallelo ed arrivare prima delle istituzioni.

Giovanni Falcone in vita ha perso sempre, oggi certa stampa non si sarebbe fatta troppi scrupoli nel definirlo “perdente”. Ma è proprio in quella piega che si trova l’essenza principale del suo messaggio: fare il proprio lavoro, farlo sempre con dignità. Convivere con la paura, ma non piegarsi ad essa. Impegnarsi totalmente per dare liberta ad una terra e ad una nazione ma vivere da prigioniero, da morto che cammina dicevano i mafiosi e non solo. Dopo la sua più grande vittoria, quella del maxi processo a Palermo gli edili issavano cartelli: Viva Ciancimino, viva la mafia. Al giornale di Sicilia arrivavano lettere da cittadini che non potevano riposare per le sirene assordanti della scorta del giudice. Fateli vivere tutti isolati a noi questa guerra non interessa, vogliamo la tranquillità.

E’ nella quotidianità che possiamo dare un senso a quei sacrifici, con le scelte. Le scelte di comprare o meno quella casa, di comprare o meno quel prodotto, di andare o meno in quel ristorante, di votare o no quel politico.

Grazie Giovanni, Grazie Francesca, Grazie Vito, Grazie Rocco, Grazie Antonio

Cdp e Ics: le opportunità per gli enti locali

Rinegoziazione mutui per gli enti locali: più ossigeno per il nostro Comune! Cassa Depositi Prestiti e l’Istituto per il Credito Sportivo offrono, rispettivamente, la possibilità di rinegoziare e sospendere i finanziamenti concessi agli Enti Locali.

Rinegoziazione mutui per l’anno 2020 dei prestiti concessi agli Enti Locali dalla CDP

Tra le misure messe in campo dal Governo per fronteggiare la crisi del Covid19 c’è la possibilità per gli Enti Locali di rinegoziare per l’anno 2020 i prestiti concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti. Tale operazione, che è entrata in vigore lo scorso 6 maggio ed avrà un periodo di adesione fino al 27 maggio, permette a circa 7200 enti locali di accedere a risorse fino a 1,4 miliardi di euro e di sfruttarle direttamente per il territorio.

In particolare, la circolare n.1300 di Casse depositi e prestiti del 23 aprile 2020 (https://cdp.it/resources/cms/documents/Circolare-CDP_n.1300-2020_Rinegoziazione-enti-locali.pdf) specifica quali prestiti potranno essere rinegoziati, connotati dalle seguenti caratteristiche:

  • prestiti ordinari, a tasso fisso o variabile, e flessibili; 
  • oneri di ammortamento interamente a carico dell’Ente beneficiario; 
  • in ammortamento al 1° gennaio 2020, con debito residuo a tale data pari o superiore ad euro 10.000,00, e scadenza successiva al 31 dicembre 2020.

Come si può aderire a tale rinegoziazione? In modo molto semplice l’istituto, tramite il proprio sito web, mette a disposizione l’elenco dei Prestiti Originari e rende note le condizioni applicate alla rinegoziazione. Dunque, attraverso un’apposita sezione sul sito internet di CDP, ciascun ente locale potrà seguire step by step la procedura di adesione articolata in tre fasi:

  1. Scelta delle condizioni
  2. Domanda di adesione
  3. Perfezionamento del contratto

In dettaglio, la documentazione da presentare dovrà comprendere:

  • la proposta contrattuale irrevocabile di rinegoziazione; 
  • la determinazione a contrattare; 
  • il modulo per l’attestazione dei poteri di firma del sottoscrittore del contratto; 
  • il consenso al trattamento dei dati personali ed informativa privacy; 
  • le delegazioni di pagamento in originale. 

La documentazione, comprendente gli originali cartacei delle delegazioni di pagamento relative a ciascun prestito negoziato, deve essere inviata a CDP entro e non oltre il 3 giugno 2020.

Per maggiori informazioni: https://cdp.it/sitointernet/it/rinegoziazione_mutui.page

Sospensione finanziamenti ICS

Anche l’Istituto per il Credito Sportivo ha previsto un piano per sospendere i finanziamenti concessi agli Enti Locali, in particolare <<L’Istituto ha aderito all’accordo ABI, ANCI e UPI e procederà quindi alla sospensione per un anno della quota capitale delle rate dei finanziamenti in scadenza fino al 31 dicembre 2020 su esplicita richiesta di Comuni, Province ed altri Enti Locali, come definiti dall’art. 2 del D.lgs. 267/2000.>>

Come si legge dal sito dell’ICS per poter beneficiare della sospensione, i finanziamenti devono avere le seguenti caratteristiche:

  • Stipulati secondo la forma tecnica del mutuo;
  • Essere intestati agli Enti Locali con oneri di rimborso interamente a proprio carico;
  • Il soggetto debitore e il soggetto beneficiario devono essere coincidenti;
  • Non devono essere stati concessi in base a leggi speciali;
  • Devono essere in corso di ammortamento;
  • Non devono presentare rate scadute e non pagate da oltre 90 giorni al momento di presentazione della domanda;
  • La durata complessiva, a seguito della sospensione, non deve eccedere i 30 anni.

Come si può aderire? Il processo è diviso essenzialmente in due fasi: la prima prevede la semplice compilazione, entro il 20 maggio, del modulo online messo a disposizione da ICS (https://www.creditosportivo.it/covid19/sospensioneratecovid/sospensionerateentilocali_covid19.html) e, se non risultano incongruenze, si procede con la seconda fase, da adempiere entro il 26 maggio, che comprende i seguenti allegati:

  1. La domanda di sospensione predisposta con i dati da te immessi nel modulo (da firmare digitalmente)
  2. La determinazione del responsabile del procedimento di spesa (da compilare e firmare digitalmente – una unica anche per già di un finanziamento)
  3. La certificazione dei responsabili dei servizi (da compilare e firmare digitalmente – una unica anche per già di un finanziamento)
  4. La delega di pagamento (una per ciascun finanziamento) sulle entrate afferenti ai primi tre titoli di bilancio esente da imposte e tasse ai sensi dell’art. 15 DEL D.P.R. 29/9/1973 N. 601

Approfondimento a Cura di Francesco Rampini

Falsa ri(partenza)

Falsa (ri)partenza: E no, non ne siamo usciti affatto né migliori, né più più buoni, ma in realtà non è che ci avessi sperato poi molto in questa retorica da libro cuore.

L’incendio alla Adler di Ottaviano, gli sversamenti illegali a Castel Volturno (a proposito i droni che utilizzavamo per scovare la gente sulla spiaggia si possono utilizzare anche per questo), le mascherine gettate per strada come coriandoli, l’odio che riemerge con tutta la sua violenza verbale ed il web torna ad essere una fogna a cielo aperto.

4 notizie di cronaca che rappresentano delle chiare ed evidenti necessità politiche: sicurezza sul lavoro a 360 °, dal Covid in poi. Sì perché banalmente i dati Inail evidenziano 37.352 contagi sul posto di lavoro. La sacrosanta esigenza di ripartire deve andare di pari passo con la sacrosanta esigenza di tutelare la vita di chi va a lavorare. Si lavora per vivere e non si lavora per morire.

Tutto quello che riguarda la green economy rischia di essere travolto dalla banalità della politica dei due tempi: è sacrosanto quello che dici, ma non possiamo farlo adesso. Peccato che il secondo tempo di questa partita non arriva mai. Adesso, però, la raccolta differenziata langue, non si sa come affrontare il rebus mascherine e ci sono enormi pressioni per eliminare la plastic tax. Il rischio fin troppo evidente è che tutte queste tematiche tornino ad essere di nicchia, roba per chi sta bene, non considerando il fatto che un nuovo modello di sviluppo non è una scelta, ma un dovere se vogliamo continuare ad abitare questo pianeta.  Le polemiche sul riscatto di Silvia Romano, oltre ad aver abbassato di molto il livello di speranza sul futuro di questo paese, mi hanno spinto a ricordare una cosa molto semplice: sapete quante armi l’Italia ogni anno vende ai regimi vicini ai movimenti jihadisti?

Buon 1 maggio, coraggio!

Buon 1 maggio

E così, in questo tempo che sembra sospeso ma sospeso non è, è arrivato anche il 1 maggio.

Ci avete fatto caso che in questa crisi i lavoratori definiti essenziali sono quelli che vengono più bistrattati e sottopagati? I rider, che dipendono da un algoritmo, i braccianti agricoli (ora qualcuno si è accorto del caporalato, ma buongiorno), i lavoratori della grande distribuzione, le piccole partite iva…

Se qualcuno prova a dire così non va, ti si risponde: guarda a chi sta peggio di te? Molti un lavoro non ce l’hanno e voi vi lamentate? La scala allora, scende per tutti verso il basso. In una spirale infernale.

Con questa crisi tanti precari che provavano a vedere un minimo spiraglio di normalità, sono rimpiombati nel buio dell’incertezza. Tanti giovani, anche laureati, che non avevano un lavoro rischiano ancor di più di restare fuori, per sempre, dal mercato del lavoro. Un lavoro frammentato, diviso che rispecchia la società atomistica costruita negli ultimi 30 anni. Al camminare tutti insieme, culturalmente si è contrapposto, ed ha vinto, l’uomo solo al comando: privatamente, politicamente e socialmente.

Se per caso alziamo lo sguardo verso i dati riguardanti i morti sul lavoro, il quadro diventa drammatico. Nell’indifferenza pressoché totale sono deceduti sul posto di lavoro dal primo gennaio 2020, 153 lavoratori, ai quali vanno aggiunti 344 lavoratori morti a causa del coronavirus.

Insomma non per essere catastrofista, sintetizzando: tanti non hanno un lavoro, molti che lavorano 8-10 ore al giorno riescono a malapena a sopravvivere, i morti sul lavoro non si contano più.  

Un pensiero infine alle vittime  di Portella della Ginestra, la  prima strage di Mafia e di Stato in Italia era il primo maggio 1947

La regola è sempre la stessa: senza giustizia sociale non c’è democrazia. Senza un lavoro dignitoso, per tutte/i, non c’è giustizia sociale.

Buon 1 maggio, coraggio! Ne abbiamo bisogno.