Pretendiamo Chiarezza

Pubblico integralmente la lettera che ho inviato a sua Eccellenza il Prefetto di Frosinone, ieri 28-10-2019, a seguito della votazione per l’elezione dei membri della Comunità Montana del 9.9.19 , sulla quale continuiamo a non vederci chiaro e sulla quale pretendiamo chiarezza.

Alla cortese Attenzione di/del/delle

Sua Eccellenza Il Prefetto della Provincia di Frosinone, Dr. Ignazio Portelli

Gentile Segretario Comunale, Dottoressa Anna Parisi
Ill.mo Sindaco di San Giovanni Incarico, Ing. Paolo Fallone

Gentili Scrutatrici
Consigliere Dott. Isabella Corsetti,
Consigliere Dott. T. Raso,


Oggetto: delibera del Consiglio Comunale del 9.9.19 n.  18: nomina dei rappresentati della Comunità Montana del Lazio “Monte Ausoni”.


In riferimento alla nota del 7.10.19 a firma del Segretario Comunale di San Giovanni Incarico, allegata alla presente mail, mi preme fare alcune precisazioni al fine di giustificare la mia richiesta di copia o, eventualmente, della sola visione del brogliaccio utilizzato per la stesura della delibera in oggetto.
Premetto che dopo la discussione, per ragioni politiche che qui è inutile precisare, ho abbandonato l’aula consiliare senza partecipare alla votazione dei rappresentati della Comunità Montana dei Monti Ausoni, posizionandomi in prossimità della stessa.
A conclusione del Consiglio Comunale, sia io che tutti i presenti con cui ho avuto modo di parlare abbiamo potuto constatare che il Sindaco, nel proclamare quali rappresentanti della Comunità Montana i consiglieri Tania Raso e Carbone Antonio, ha dichiarato il seguente risultato della votazione:
n. 5 voti al consigliere di minoranza Tania Raso
n. 3 voti al consigliere di maggioranza Antonio Farina
n. 2 voti al consigliere di minoranza Zimarri Umberto
n. 2 voti al consigliere di maggioranza Carbone Antonio.

Conclusa la votazione, il consigliere Bortone Giorgio ha obiettato che, data la parità di voti, il Sindaco avrebbe dovuto eleggere il sottoscritto, quale consigliere più giovane di età, rispetto a Carbone Antonio.


Nella delibera precisata in oggetto, invece, pubblicata sull’albo pretorio on line del Comune (allegata), il risultato della votazione è diverso (4 voti assegnati alla consigliera Tania Raso e 3 voti al consigliere Carbone) e l’osservazione del Consigliere Bortone non è riportata.
Da qui la mia richiesta di visione delle schede elettorali e del brogliaccio, in modo da verificare se vi fosse stato un errore di trascrizione tra quanto avvenuto nel corso del Consiglio e riportato nel brogliaccio del Segretario e quanto poi riportato nella delibera pubblicata sull’albo.   
Il giorno dopo la mia richiesta, sono stato convocato presso la sede comunale e durante un colloquio privato mi è stato comunicato dal Sindaco, Ing. Paolo Fallone, che nel dichiarare in Consiglio i voti a scrutinio segreto raccolti dai singoli consiglieri si era sbagliato, per cui il risultato elettorale corretto era quello riportato nella delibera in oggetto; nel contempo, la Dottoressa Parisi mi ha comunicato l’impossibilità di visionare il brogliaccio del Consiglio e sono stato anche rassicurato del fatto che presto avrei ricevuto una comunicazione a chiarimento dell’accaduto.
Purtroppo così non è stato.
Con la comunicazione allegata il Segretario mi ha ribadito il diniego all’accesso del suo brogliaccio, con le medesime motivazioni comunicatemi personalmente, per cui non ho modo di verificare se ha errato il Sindaco nel dichiarare i voti raccolti dai singoli Consiglieri o se, invece, tale errore sia stato commesso dal Segretario Comunale.
A tal proposito mi permetto anche di evidenziare che le schede elettorali che mi sono state poste in visione, in calce alla comunicazione allegata, non sono idonee a garantire la genuinità della votazione riportata nella delibera in oggetto, perché sono evidentemente prive di qualsiasi preventiva vidimazione, che immagino sia invece necessaria.

Precisato quanto sopra, senza entrare nel merito della legittimità a richiedere copia del citato brogliaccio, credo sia interesse del Segretario Comunale e dell’intera Amministrazione comunale fare chiarezza su tale grave equivoco, mostrando quanto trascritto nell’immediatezza della votazione.  
Ciò, anche in considerazione del fatto che la stessa Consigliera Dottoressa, Tania Raso, che ha avuto modo di esaminare i singoli voti durante il Consiglio nella sua veste di scrutatrice- in più occasioni, anche dopo la pubblicazione della delibera in esame, ha dichiarato sui social network di aver riportato 5 voti in suo favore e non 4 come riportato nella delibera allegata.
Tra l’altro, mi resta difficile crede che il Sindaco si sia sbagliato nell’assegnare un voto in più a Tania Raso e, nel contempo, abbia commesso lo stesso errore assegnando un voto in meno a Carbone Antonio.
Così come mi resta difficile credere che, nell’ascoltare il Sindaco dichiarare in modo errato i voti raccolti dai singoli consiglieri, né il Segretario Comunale, né le scrutatrici siano intervenute in Consiglio per correggerlo e non hanno ritenuto di doverlo fare nemmeno dopo il riferito intervento del consigliere Bortone.


Qualcosa non quadra, per cui nell’interesse di tutti sarebbe bene essere il più trasparenti possibili e fare chiarezza su questa vicenda.

Per tale ragione chiedo anche al Sindaco ed alle Consigliere scrutatrici, a cui è indirizzata la presente, di fornire la loro versione dei fatti in modo da far chiarezza sull’accaduto.

Nel contempo, se possibile, chiedo all’Ill.mo Sig. Prefetto di porre in essere tutte le verifiche ritenute opportune per chiarire le contraddizioni emerse tra quanto dichiarato dal Sindaco nel corso del Consiglio comunale del 9.9.19 e quanto riportato nella relativa delibera consiliare.

Nel caso non avvenisse quanto richiesto, si richiede l’annullamento della delibera in questione.


Per concludere mi sia permesso un ultimo appunto.
Chi è più competente di me mi ha riferito che la votazione collegiale a scrutinio segreto, con il voto limitato, sia legittima ed in più occasioni la giurisprudenza ha riconosciuto la legittimità dell’elezione di un rappresentante della minoranza con i voti della maggioranza; è anche vero però che recentemente il Tar Puglia, con la sentenza n. 1070/15, vedi allegato, ha ritenuto illegittima l’ingerenza della maggioranza nell’eleggere con i propri voti un rappresentante della minoranza, così come è accaduto  nel nostro caso.
Per tale ragione mi chiedo se non sarebbe stato meglio e più corretto non approfittare delle lacune legislative e lasciare alla minoranza il diritto di scegliere il suo rappresentante?


In attesa di un cortese riscontro, porgo cordiali saluti.

Il Consigliere Comunale di San Giovanni Incarico, Dott. Umberto Zimarri

Ampliamento Discarica Roccasecca- Le mie osservazioni

Oggi, 14 ottobre 2019, si è tenuta presso la sede della Regione Lazio, in Via Del Tintoretto, la conferenza di Servizi riguardo il progetto di ampliamento della Discarica di Cerreto con la conseguente creazione del V Bacino di discarica. Qui tutte le info.

Qui il link al post che riassume le vicende odierne, del Sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco.

Si riportano integralmente le osservazioni presentate e messe agli atti del procedimento.

Le motivazioni del Mio No

1          QUADRO EUROPEO DI RIFERIMENTO

Il progetto di ampliamento della discarica per rifiuti risulta sottoposto ad istanza di Valutazione d’Impatto Ambientale, ai sensi della Parte II del D.Lgs. 152/06 e smi.

L’Allegato III alla Parte II del D.Lgs. 152/06 e smi, che elenca le categorie di impianti ricadenti in VIA, alla lettera p) cita le “discariche di rifiuti urbani non pericolosi con capacità complessiva superiore a 100.000 m3” nonché “discariche di rifiuti speciali non pericolosi […] con capacità complessiva sino a 100.000 m3”.

In base a quanto dichiarato nella Sintesi Non Tecnica presentata dalla Ditta MAD Srl, la discarica dal punto di vista progettuale presenta una volumetria complessiva pari a 1.069.896 m3 ed una capacità complessiva pari a 760.614 t, prevedendo un conferimento medio giornaliero di rifiuti stimato in 500 t/g, per una durata di 68 mesi.

Tale progetto risulta essere in completa contrapposizione con le politiche di smaltimento dei rifiuti contenute nella

  • DIRETTIVA (UE) 2018/850 DEL PARLAMENTO EUROPEO
  • DIRETTIVA 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98 sui rifiuti
  • DIRETTIVA DEL CONSIGLIO del 30 maggio 2018 che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti.

Dal 4 luglio 2018, tale pacchetto normativo è in essere anche nel nostro Paese, mentre il progetto in discussione è stato discusso già nell’autunno del 2015.

Il nuovo impianto normativo europeo prevede infatti degli standard estremamente stringenti riguardo il conferimento in discarica. Nel dettaglio si riportano di seguito alcuni passaggi estratti dalla direttiva:

 (art 1, DIRETTIVA (UE) 2018/850) La gestione dei rifiuti nell’Unione dovrebbe essere migliorata per salvaguardare, tutelare e migliorare la qualità dell’ambiente, proteggere la salute umana, garantire un utilizzo accorto, efficiente e razionale delle risorse naturali, promuovere i principi dell’economia circolare, incrementare l’efficienza energetica e ridurre la dipendenza dell’Unione dalle risorse importate.

(art 2, DIRETTIVA (UE) 2018/850) Dovrebbero essere rafforzati gli obiettivi della direttiva 1999/31/CE del Consiglio che stabiliscono restrizioni in merito al collocamento in discarica, affinché riflettano più incisivamente l’ambizione dell’Unione di passare a un’economia circolare e di fare progressi nell’attuazione della comunicazione della Commissione del 4 novembre 2008 su «L’iniziativa «materie prime»… La Commissione e gli Stati membri dovrebbero assicurare che tale riduzione rientri nell’ambito di una politica integrata che garantisca una corretta applicazione della gerarchia dei rifiuti, promuova una transizione verso la prevenzione, compresi il riutilizzo, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio e impedisca il passaggio dal collocamento in discarica all’incenerimento.

(art 10, 2018/850) La progressiva riduzione del collocamento in discarica è indispensabile per evitare impatti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente e assicurare il recupero graduale ed efficace dei materiali di rifiuto con valore economico grazie a una loro adeguata gestione, in linea con la gerarchia dei rifiuti di cui alla direttiva 2008/98/CE. Tale riduzione dovrebbe evitare lo sviluppo di una sovracapacità per gli impianti di trattamento dei rifiuti residui, come per esempio attraverso il recupero di energia o il trattamento meccanico-biologico di scarsa qualità dei rifiuti urbani non trattati, in quanto ciò potrebbe pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi unionali di lungo termine in materia di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti urbani stabiliti dalla direttiva 2008/98/CE. …..

 (paragrafo 3/bis, direttiva 1999/31, modificata con la direttiva del 30 maggio 2018): Gli Stati membri si adoperano per garantire che, entro il 2030, tutti i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo, in particolare i rifiuti urbani, non siano ammessi in discarica, a eccezione dei rifiuti per i quali il collocamento in discarica produca il miglior risultato ambientale conformemente all’articolo 4 della direttiva 2008/98/CE.

(paragrafo 5, direttiva 1999/31, modificata con la direttiva del 30 maggio 2018): Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che entro il 2035 la quantità di rifiuti urbani collocati in discarica sia ridotta al 10 %, o a una percentuale inferiore, del totale dei rifiuti urbani prodotti (per peso).

Tali obiettivi vengono sintetizzati anche nella Comunicazione, della Commissione Europea al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato delle regioni, dal titolo: “Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti”. A pagina 10 di tale Comunicazione si legge quanto di seguito riportato:

Per incrementare i benefici economici, sociali ed ambientali derivanti da una migliore gestione dei rifiuti urbani, la Commissione propone di:

• aumentare la percentuale di rifiuti urbani riutilizzati e riciclati portandola almeno a 70% entro il 2030;

 • aumentare la percentuale di rifiuti di imballaggio riciclati portandola a 80% entro il 2030, con obiettivi intermedi di 60% entro il 2020 e 70% entro il 2025, con obiettivi per determinati materiali;

• vietare il collocamento in discarica dei rifiuti riciclabili di plastica, metallo, vetro, carta e cartone e dei rifiuti biodegradabili entro il 2025, e chiedere agli Stati membri di impegnarsi per abolire quasi completamente il collocamento in discarica entro il 2030

• promuovere ulteriormente lo sviluppo di mercati delle materie prime secondarie di qualità, anche valutando l’opportunità di introdurre criteri di fine vita per determinati materiali;

Si ricorda che da un punto di vista giuridico la Direttiva Europea vincola gli Stati Membri al raggiungimento degli obiettivi indicati.

Da un punto di vista generale, il Legislatore Europeo ha diretto la sua azione normativo-politica verso una piena attuazione dei principi di economia circolare e verso l’obiettivo finale di rifiuti zero. Tale indirizzo risulta in profonda contrapposizione con quanto si può leggere nel progetto di ampliamento della discarica di Roccasecca. Il progetto di Costruzione del V Bacino, già presentato nell’autunno del 2015 e riproposto tal quale, si muove in direzione opposta rispetto alle logiche europee di riferimento e non tiene conto degli specifici aggiornamenti in materia che nel frattempo si sono succeduti.

2          QUADRO REGIONALE DI RIFERIMENTO

La Giunta della Regione Lazio il 2 agosto del 2019 ha deliberato il nuovo Piano dei Rifiuti per il periodo 2019-2025. Come è possibile leggere nel Testo dell’Atto n. 592 del 02/08/2019 anche la Regione Lazio, ha logicamente tenuto conto del quadro di riferimento europeo considerando nel suo Piano di gestione le nuove direttive europee, come si evince dagli estratti di seguito riportati.

VISTE le nuove direttive contenute nel pacchetto UE sull’economia circolare, pubblicate nella GUUE del 14.06.2018 e che prevedono la modifica di sei Direttive europee e riformano l’economia circolare:

 Direttiva (UE) 2018/849 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica le direttive 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso, 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche;

 Direttiva (UE) 2018/850 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti;

 Direttiva (UE) 2018/851 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti;

 Direttiva (UE) 2018/852 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio

Considerata l’incongruenza descritta nel paragrafo precedente tra gli indirizzi delle Direttive Europee e la natura del Progetto in discussione e considerato che tali Direttive vengono interamente assunte come premessa del nuovo Piano di Gestione Rifiuti della Regione Lazio, il progetto risulta in contrasto anche con il quadro di riferimento normativo della Regione Lazio.

Il fabbisogno impiantistico della Provincia di Frosinone

Nelle tabelle successive viene riportato il fabbisogno impiantistico dell’ATO Provincia di Frosinone estratto dall’ Allegato 3 della Deliberazione Giunta Regionale – numero 592 del 02/08/2019 in riferimento al quinquennio 2020-2025.

Tabella 137 – Ipotesi I – conferimento a discarica del 25% di FOS – Ato Frosinone

  Scenario 1 (minimale 70%)
  Rifiuti a discarica 25% FOS Totale
       
2020 7.404 6.694 14.098
2021 7.090 6.393 13.483
2022 6.785 6.101 12.886
2023 6.487 5.814 12.301
2024 6.195 5.533 11.728
2025 5.909 5.256 11.165
      75.661

Tabella 138 – Ipotesi I – conferimento a discarica del 75% di FOS – Ato Frosinone

  Scenario 1 (minimale 70%)
  Rifiuti a discarica 25% FOS Totale
       
2020 7.404 20.081 27.485
2021 7.090 19.180 26.270
2022 6.785 18.302 25.087
2023 6.487 17.443 23.930
2024 6.195 16.599 22.794
2025 5.909 15.768 21.677
      147.243

Le volumetrie proposte nel Progetto di ampliamento non trovano alcun riscontro con il fabbisogno della Provincia di Frosinone.

Nella configurazione prevista dal Piano si evidenzia infatti che l’ATO di Frosinone per quanto riguarda il fabbisogno impiantistico di discarica è soddisfatto, anche se non completamente nella peggior configurazione di scenario. In tale ipotesi comunque il disavanzo sarebbe minimo poiché, prendendo come riferimento temporale il mese di luglio 2019, le volumetrie residue di discarica risultano essere le seguenti:

• la discarica per rifiuti non pericolosi MAD Srl – località Fosso Crepacuore – Civitavecchia (RM) ha una volumetria residua utile di mc 183.904;

• la discarica per rifiuti non pericolosi MAD Srl- località Cerreto, snc – Roccasecca (FR) ha una volumetria residua utile di mc 119.263

• la discarica per rifiuti non pericolosi Ecologia Viterbo sita in Viterbo, Località Le Fornaci, ha una volumetria residua utile di circa 12.000 m3.

• la discarica Lazio Ambiente SpA per la quale non sono pervenuti dati si assuma il dato che dovrà chiudere entro il 31 dicembre 2019 pertanto non c’è volumetria residua dal 2020.

Nel sito istituzionale della Regione Lazio (https://www.regione.lazio.it/rl_main/?vw=newsDettaglio&id=5023) il nuovo Piano Regionale di Rifiuti viene così sintetizzato:

  • Sviluppo dell’economia circolare;
  • Riequilibrio territoriale del fabbisogno impiantistico in ogni Ato provinciale;
  • Introduzione del sub-ambito di Roma Capitale;
  • Innovativo presidio industriale di Colleferro e raccolta differenziata al 70% nel Lazio entro il 2025;
  • Legalità e investimenti regionali per sostenere Comuni e aziende pubbliche nella realizzazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.

Si può leggere, inoltre, che sono previsti cinque ambiti territoriali ottimali, uno per ogni Provincia.

Per tale ragione si richiede la disattivazione della Conferenza di Servizi poiché la configurazione prevista dall’azienda proponente non può in alcun modo risultare a servizio dell’Ato di Frosinone ed è in palese contrapposizione anche con gli obiettivi prefissati dal Piano Regionale Rifiuti della Regione Lazio.

Si ricorda, infine, che la convocazione odierna per discutere l’eventuale riapertura dell’iter progettuale per l’ampliamento della discarica è stato motivato proprio con l’aggiornamento del nuovo Piano di Gestione Rifiuti della Regione Lazio.

3  VALUTAZIONE IMPATTO SALUTE PUBBLICA

Nell Sintesi Non Tecnica presentata viene fornito un quadro di riferimento della salute pubblica (Paragrafo 9.5 pagina 55) e la valutazione degli impatti previsti su tale componente (Paragrafo 10.5 pagina 65).

Per quanto riguarda il quadro di riferimento relativo alla salute pubblica, nella Sintesi Non Tecnica si legge:

“Gli effetti sulla salute dell’esposizione a impianti di trattamento dei rifiuti sono un argomento da lungo tempo dibattuto. Negli ultimi anni alcuni studi hanno messo in luce una maggiore frequenza di decessi e malattie per alcune cause tumorali e non tumorali e di eventi sfavorevoli della gravidanza (malformazioni congenite, basso peso) tra i residenti nelle zone circostanti gli impianti

[…]

Non è corretto valutare la probabilità di un rischio per la salute rappresentato da queste fonti inquinanti basandosi solo su uno o pochi studi: solo l’analisi scientifica dell’insieme delle ricerche può dare un quadro realistico della situazione. Ad oggi, quindi, non si può dire che esistano prove solide che attestino un rischio sanitario conseguente al vivere vicino a discariche e inceneritori.

[…]

Nello studio in questione si è presto a riferimento il progetto ERAS Lazio

[…]

Le conclusioni a cui è giunto lo studio è che, per i residenti nei 5 Km dagli impianti di discarica del Lazio, il quadro di mortalità e morbosità è relativamente sovrapponibile a quello regionale.”

Viene dunque messa in evidenza l’assenza di prove scientifiche che colleghino il rischio sanitario alla presenza di discariche.

Per quanto riguarda, invece, la valutazione degli impatti sulla salute pubblica, nella Sintesi Non Tecnica si legge:

“Anche in riferimento alla fase di gestione operativa dell’impianto di cui trattasi, l’ubicazione propria dell’impianto, nell’ambito di un tessuto di fatto già compromesso dall’attività in essere e caratterizzato dalla assenza di aree residenziali nelle vicinanze, è garanzia di poca concretezza di impatto ascrivibile ai fattori impattanti pur presenti, evidentemente.

[…]

Anche in questa fase, pertanto, i maggiori impatti riguarderanno, per lo più, il personale addetto all’impianto”

In questo caso, dunque, viene considerato come maggiore impatto sulla salute pubblica, quello che coinvolgerebbe il personale addetto all’impianto.

È bene però rimarcare innanzitutto che l’area in questione non risulta caratterizzata dall’assenza di aree residenziali, poiché a poche centinaia di metri risulta ubicata la contrada di San Cataldo (Comune di San Giovanni Incarico), nonché diversi nuclei abitativi ricadenti nel Comune di Roccasecca e di Colflelice (contrada Camponi).

Inoltre lascia perplessi l’affermazione secondo la quale l’impianto si collocherebbe “nell’ambito di un tessuto di fatto già compromesso dall’attività in essere”.

Si ritiene assolutamente indispensabile una valutazione esaustiva dell’impatto che l’ampliamento proposto potrebbe avere sulla componente salute pubblica.

4          RISCHIO IDROGEOLOGICO

Come la relazione non tecnica riporta, considerato il superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (in particolare rispetto alle concentrazione di Ferro, Manganese, Arsenico e Solfati) nelle acque sotterranee di cui alla Tab.2 All.5 titolo V alla Parte IV del D.Lgs.152/06, a prescindere dalle cause (e qui si apre un dubbio circa le reali cause, che non sono esplicitate negli stralci della relazione geologica che è ripresa nella relazione), i valori di concentrazioni restano oltre la soglia nella falda freatica. Ovviamente, la falda in questione alimenta pozzi circostanti e scambia flussi idrici con il reticolo idrografico ricadente nel bacino idrografico dell’area. C’è da sottolineare che la Direttiva quadro europea sulle acque definisce un quadro giuridico per tutelare le acque pulite e ripristinare la qualità delle stesse nell’UE, nonché per garantire il loro utilizzo sostenibile e a lungo termine. È integrata da norme più specifiche, quali la direttiva sull’acqua potabile e la direttiva sulle acque di balneazione, la direttiva sulle alluvioni e la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, nonché da accordi internazionali, è integrato infatti nelle Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento (articoli da 73 a 140 D.Lgs.152/06).

Con l’ordinanza del 07/10/2019 il Comune di Roccasecca ha chiuso a causa di una frana la strada Vicinale denominata “Passo Pontecorvo” che congiunge la via Provinciale Ortella al Comune di Pontecorvo. L’evento franoso si è verificato in destra idrografica del Fiume Melfa in località Cerreto, presso la discarica Mad Srl. L’Ispra, inoltre, ha rilevato che il fenomeno si è innescato dall’elevata pendenza del versante a valle e dall’infiltrazione delle acque meteoriche.

Alla luce di quanto descritto e rilevato, si sollevano ragionevoli preoccupazioni circa la possibilità di poter tutelare un corpo idrico in questione, di per sé già “malato” (come accertato) e vulnerabile per sua natura vista la mancata copertura costituita da strati geologici di argille impermeabili che la proteggerebbero, che caratterizzano invece le più sicure (e profonde) falde artesiane. In questo scenario, oltre al rischio idrogeologico, si prospetta un potenziale rischio sanitario di notevole entità che scaturirebbe dalla frattura del pacchetto impermeabilizzazione del fondo discarica.

Inoltre, in mancanza di ulteriori dettagli progettuali per la realizzazione dei pendii della discarica, si sollevano ulteriori e ragionevoli dubbi rispetto alla corretta considerazione dei parametri geotecnici e/o dei carichi nella fase di progettazione e realizzazione dell’opera di ampliamento. La causa dell’evento franoso infatti potrebbe essere attribuita ai movimenti del terreno o una sottostima dei carichi che sollecitano il manufatto.

È bene sottolineare, infine, come il nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, descritto nel paragrafo 2 di questo documento, chiarisca i fattori escludenti nei criteri di localizzazione. Tali fattori escludenti possono essere di natura:

-ambientale Capitolo 16.2 (per esempio: le fasce di rispetto dai corsi d’acqua, la tutela integrale delle aree forestali, etc.)

-territoriale Capitolo 16.4 (per esempio la presenza di scuole e edifici sensibili, interferenze visuali a vie di comunicazione, etc.)

idrogeologici e di difesa del suolo Capitolo 16.2. (le aree a rischio idrogeologico hanno in grado di vincolo integrale)

Tra i criteri di localizzazione per le discariche (Capitolo 16.6), facendo riferimento al D.Lgs. 36/03, si stabiliscono come non idonee le aree interessate da movimenti franosi, “dove i progressi geologici e superficiali quali l’erosione accelerata, le frane, l’instabilità dei pendii, la migrazione degli alvei fluviali potrebbero compromettere l’integrità della discarica e delle opere connesse”.  Alla luce del recente evento franoso quindi, attualmente la discarica MAD non risponde più a tali criteri, pertanto si ritiene che sia l’ampliamento, sia l’attività di conferimento in discarica debba essere bloccata al fine di mitigare i rischi connessi alle condizioni idrogeologiche attuali

5          L’OPZIONE ZERO

All’interno della Sintesi Non Tecnica non risulta evidenza della valutazione di alternative di localizzazione dell’impianto né della cosiddetta opzione zero, prevista dall’articolo 22, comma 2, lettera d) del D.Lgs. 152/06 e smi.

Si sottolinea la mancata considerazione, nell’ambito della procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale, delle opzioni alternative e della cd. opzione zero al tipo di intervento richiesto rendono incompleto un eventuale giudizio di compatibilità ambientale, come espresso anche dalla Sentenza dell’8 marzo 2012 n.333 del TAR Veneto.

La procedura di VIA, infatti, ha lo scopo di valutare tutte le possibili alternative al progetto presentato, compresa l’ipotesi di non realizzazione dello stesso.

A sostegno di tale tesi, si veda anche la Determinazione N. G00011 del 09/01/2015 con la quale la Regione Lazio si è pronunciata negativamente nell’ambito di una procedura di VIA per la realizzazione di un impianto di compostaggio, inserendo tra le motivazioni proprio la mancata valutazione delle alternative possibili e dell’opzione zero.

CONCLUSIONI

Per tutti i motivi sopra elencati si richiede l’interruzione immediata del procedimento in corso e un’interruzione all’attività di conferimento in discarica al fine di mitigare i rischi connessi alle condizioni idrogeologiche attuali.

Discarica Mad: No al V Bacino

Avete presente quei mostri dei videogiochi che puntualmente sono sempre lì ad attendervi dietro l’angolo? Questa è una storia simile, l’unica differenza è che il mostro è reale e non se ne mai andato. Anzi, punta a crescere sempre di più: come un virus incontrastato, come un buco nero pronto ad inghiottire il nostro territorio, ogni giorno di più.

Dopo 3 anni, infatti torna in discussione l’ampliamento della Discarica di Roccasecca con la costruzione di un V Bacino.

V bacino: Cosa significa?

Provo a rendere la questione più chiara possibile, citando i numeri presentati dalla ditta proponente.

Proposta di Ampliamento Discarica: sintesi non tecnica

500 TONNELLATE A GIORNO DI RIFIUTO PER 68 MESI ( CON L’INEVITABILE AUMENTO DI CAMION SULLE NOSTRE STRADE) PER UN INVASO COMPLESSIVO DI 4,7 ETTARI DI DISCARICA, che vanno ad aggiungersi ai 4 bacini precedenti.

Una discarica che raggiungerebbe più di 23 anni di attività se questo allargamento fosse avallato della Regione Lazio.

Questa proposta si inserisce ovviamente nel quadro regionale di gestione dei rifiuti che vede

  • L’insufficienza Cronica della Capitale, dovuta alla mancanza di impianti e ad una raccolta differenziata che definire pessima è un complimento. Le vicende di questi ultimi giorni, inoltre, narrano dell’ennesimo azzeramento dei vertici Ama.
  • La Discarica di Colleferro andrà in esaurimento a fine anno.
  • La mancata definizione di un sito alternativo a Roccasecca da parte della Provincia di Frosinone?

Cosa fare?

Il 14 ottobre ci sarà la conferenza dei servizi presso la sede della Regione Lazio a cui ovviamente parteciperò. Non è tempo dei se e dei ma, non è il momento di temporeggiamenti, è IL TEMPO di ribadire nella maniera più forte che questo territorio non è la discarica di nessuno, che quest’opera non ha alcun senso logico se si guardano le direttive europee e le volumetrie di questa Provincia, che questo territorio non è destinato a morire, che noi non siamo quelli che abitiamo la parte sbagliata della storia. E’ il momento di compattarci per difendere l’avvenire nostro e delle persone che verranno dopo di noi, è il momento anche di scendere nelle piazze e nelle strade per far sentire la nostra voce.

Non può esserci alcuno sviluppo se andranno avanti queste opere e non hanno alcun senso i contentini, le briciole, le opere compensative. Vogliamo vivere dignitosamente. VOGLIAMO UN FUTURO PER LA NOSTRA TERRA: NO AL V BACINO.