Far crescere ancora la montagna di rifiuti? No, grazie!

La richiesta avanzata dalla Regione Lazio, oltre ad essere contraria alle norme che regolano l’ampliamento delle discariche, rappresenta un ulteriore schiaffo morale, civile e politico all’intero territorio del Basso Lazio. Risulta, inoltre, di pessimo gusto e fuori da ogni logica convocare una conferenza dei servizi di questa importanza, nel momento storico più difficile dal dopoguerra ad oggi e con soli due giorni di tempo per esaminare in maniera dettagliata la documentazione. 

Dopo 12 mesi, siamo di nuovo nella situazione di partenza a causa dell’incapacità politica ed amministrativa di trovare soluzione alternative alla Discarica di Roccasecca, pertanto esprimo la mia totale avversità alla richiesta avanzata dalla suddetta Regione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ovvero quella di rendere immediatamente utilizzabili i volumi originariamente approvati con la determinazione n. G00573 23/01/2019.

Con la medesima convinzione ribadisco il mio dissenso alla prosecuzione dell’esercizio dell’impianto per un periodo maggiore rispetto al termine del 14 maggio 2020.

Tale dissenso non si fonda solo su ragioni di natura politica, ma sulle analisi oggettive degli organi competenti che hanno esaminato l’impatto ambientale e paesaggistico del sito di discarica sull’ambiente circostante.

In relazione alla approvazione del PTPR con D.C.R. n. 5 del 02-08-2019, Il MIBACT nel procedimento di A.I.A per la costruzione del V Bacino di Discarica, sempre in località Cerreto, ha fatto notare che nell’area risulta essere presente un vincolo ricognitivo di piano, individuato ai sensi dell’art 134 c.1 lett c) ed art 143 c.1 lett d) del D.Lgs 42/04, “Aree Agricole della Campagna Romana e delle Bonifiche Agrarie”, regolamentate dall’articolo 43 delle N.T.A.  Nel caso in esame “l’interesse paesaggistico è da individuarsi in relazione della Piana del Fiume Liri, Gari e Sacco”, così come indicato al c.4 lett.h) dell’art.43 delle N.T.A.

Sempre dall’analisi del parere del Ministero dei Beni Culturali l’area è parzialmente sottoposta a tutela paesaggistica per il vincolo ricognitivo di legge di cui all’art 142 c.1 lett.g) del D.Lgs 42/’04 ( aree boscate), per cui l’intervento non risulta conforme alle disposizioni di tutela di cui all’art.39 delle N.T.A del vigente P.T.P.R.

Mutando quanto riportato nel predetto parere del MIBAC, anche alla luce del nuovo P.T.P.R., La sopraelevazione attualmente richiesta dalla Regione, così come la costruzione del del V Bacino, si colloca nella tipologia degli interventi di trasformazione del territorio come “recupero e ampliamenti” di cui al paragrafo 8.4.1. della Tabella B delle N.T.A., che consente in tali ambiti la solo prosecuzione dell’attività già autorizzata; non è consentito, invece, l’“ampliamento delle discariche”, intendendosi per esso sia la sopraelevazione della discarica, sia l’esercizio della stessa per un periodo di tempo non autorizzato.

Nella Relazione Isrpa-CNR del Settembre 2019 si evidenziano, tra le altre cose, ripetuti superamenti delle CSC (valori di concentrazione soglia di contaminazione), tra i quali in particolare:

•          Per quanto riguarda il Mn in tutti i punti di campionamento, si osservano superamenti anche notevoli della CSC

•          Per quanto riguarda il ferro, la CSC è stata superata in 6 punti su 10

•          L’arsenico presenta valori al di sopra delle CSC in tutti i punti campionati, fatta eccezione per il PZ08bis e il PZ13 nella campagna di settembre 2018. Il valore più alto è sempre stato registrato nel PZ11bis

•          Come nelle campagne dei precedenti monitoraggi (2016-2018), si conferma la presenza di benzene nel PZ11bis con concentrazioni poco al di sopra della CSC; solo nella campagna di aprile 2019 tale parametro risulta essere leggermente inferiore alla CSC. Nella campagna di settembre 2018 sono state osservate tracce degli altri componenti dei BTEX in tutti i punti campionati.

•          Nel piezometro PZ11bis vengono inoltre registrate, in tutte e tre le campagne, tracce di 1,2 Dicloropropano,1,2 Dicloroetilene trans e 1,2 Dicloroetilene cis.

•          Nella campagna di aprile 2019, nel PZ16, è stato riscontrato cloroformio, con una concentrazione superiore alla CSC (pari a 0,24 μg/L)

•          Concentrazioni elevate di CH4 e CO2 sono state misurate nel PZ11bis (2,8 mg/L e 237 mg/L) e secondariamente nel PZ10 (0,68 mg/L e 67,6 mg/L), suggerendo una possibile relazione tra i processi di dissoluzione e una migrazione dei gas di discarica in questo settore del sito in studio.

Si ricorda inoltre che la A.S.L. Frosinone non ha ancora concesso il suo nulla-osta perché si è ancora in attesa di una valutazione dello stato di salute delle popolazioni circostanti. 

Sulla base di tali dati, la Provincia di Frosinone con l’ordinanza n3/2019, del 6/12/2019, riteneva il sito in parola potenzialmente contaminato, a norma dell’art 240 del D.Lgs. 152/2006, in quanto uno o più valori di concentrazione delle sostanze inquinanti rilevate nelle matrici ambientali risultano superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC). Inoltre, evidenziava la presenza di una fonte attiva di contaminazione presso il sito in oggetto, la quale costituisce circostanza di “elevata pericolosità”, per la salute umana e per l’ambiente, contribuendo alla progressiva contaminazione delle matrici ambientali circostanti. Per tale motivo l’Ente Provinciale diffidava la Societa Mad S.r.l, a provvedere ai sensi dell’art.242 del D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii, ad eseguire i necessari interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dello sito, entro 30 giorni dalla notifica dell’ordinanza.

È vero che tale ordinanza risulta impugnata innanzi al T.A.R. Lazio – Sez. Latina, ma è pur vero che ad oggi ancora non abbiamo a disposizione altri studi che smentiscano quanto accertato dall’IRSA-CNR nella citata relazione di settembre 2019, da cui emergono gravi rischi per la salute.

Tra, l’altro, L’Arpa Lazio nella sua nota del 27/02/2020, redatta a seguito del progetto di ampliamento della discarica in oggetto con la costruzione di un V bacino di discarica, in qualche modo conferma quanto riportato nella citata relazione dell’IRSA, facendo notare, elementi significativi riguardo la superficialità e l’inaffidabilità, anche in riferimento allo stato impiantistico in essere, dell’ente gestore della discarica che devono essere oggetto di seria riflessione in questa sede. In particolare, mi preme segnalare alcuni passaggi:

  • Circa i sistemi di monitoraggio adottati per le acque sotterranee si rileva che il Gestore dichiara che la rete dei piezometri è costituita da 11 piezometri denominati PZ5, PZ6, PZ7, PZ8, PZ9, PZ10, PZ11, PZ12, PZ13, PZ14 e PZ15. Il Gestore dichiara altresì che la localizzazione di tali piezometri è stata definita in accordo con il modello idrogeologico dell’IRSA-CNR, tuttavia non fornisce alcun elemento a supporto di ciò. Dalle Tabelle allegate si evince che la rete piezometrica utilizzata per il monitoraggio non può essere quella richiamata nel Piano, infatti, a titolo di esempio, si rappresenta che è stata disposta la chiusura per i piezometri PZ5, PZ6 e PZ7, ma, contrariamente a quanto sopra, il Gestore li individua ancora al fine dello svolgimento del monitoraggio previsto per le acque sotterranee. Altresì, con riferimento al PMeC, si evidenza che i piezometri indicati al fine del monitoraggio sono invece i seguenti: PZ7Bis, PZ8Bis, PZ9Bis, PZ10, PZ12, PZ13, PZ14, PZ15, PZ16, PZ17, ma alcuni di questi risultano ancora in fase di realizzazione.
  • Si rappresenta che non risultano individuati, con riferimento all’assetto impiantistico in essere, i rifiuti prodotti dalla grigliatura grossolana svolta al fine del trattamento delle acque di prima pioggia;

Da tutte le considerazioni emerse, risulta chiaro oltre ogni ragionevole dubbio che il sito in essere è potenzialmente contaminato e non risulta possibile considerare alcuna richiesta di ampliamento o proroga, ma a rigor di legge e logica si dovrebbe procedere in tempi rapida alla bonifica ed alla messa in sicurezza.

A queste considerazioni di natura tecnica si aggiunge un ulteriore elemento. Non risulta comprensibile come mai la Regione Lazio inviti la Presidenza del Consiglio a modificare la deliberazione del 7 Marzo 2019, quando è a conoscenza che è presente sul territorio regionale, a Colleferro, una discarica pubblica con volumetrie ancora disponibili e non utilizzate!

 Una tale decisione comporterebbe un evidente sperpero di denaro pubblico.

Faccio notare, infine, che l’emergenza attuale non è assolutamente causata dalla situazione medico-sanitaria, purtroppo, presente in Italia in questi giorni, ma dalla negligenza di chi in questi anni ha gestito il ciclo dei rifiuti nel Lazio e al contempo, visti i dati delle analisi Ispra e le considerazioni dell’Ente Provinciale, continua ad esporre la popolazione a potenziali e seri rischi per la salute.

Il Consigliere Umberto Zimarri

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